Germania: bazooka da 1,5 mld di euro al giorno per la crisi energetica. Ma può non bastare

Violetta Silvestri

15 Dicembre 2022 - 11:36

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In Germania la crisi energetica sta costando davvero molto alle casse dello Stato: il conto miliardario potrebbe però non bastare. Tutti i guai della più grande economia europea.

Germania: bazooka da 1,5 mld di euro al giorno per la crisi energetica. Ma può non bastare

La Germania chiude un 2022 pessimo, con una crisi energetica che ha sconvolto la più importante economia europea.

Berlino sta versando denaro contante nella sua nazione per evitare il peggio. Si contano quasi 500 miliardi di euro, da quando la guerra in Ucraina l’ha fatta precipitare in una crisi energetica nove mesi fa.

Cumulando salvataggi e piani di sostegno che il governo tedesco ha lanciato per sostenere il sistema energetico del Paese da quando i prezzi sono saliti alle stelle e ha perso l’accesso al gas dal principale fornitore russo, il conto che ne emerge è davvero salato per le casse dello Stato.

I calcoli sono stati eseguiti dagli esperti di Reuters. In vista di un 2023 ancora molto incerto per l’Europa sul fronte approvvigionamento energetico, la Germania riuscirà a uscire dal tunnel a colpi miliardari? Restano dubbi.

Germania: oltre 400 miliardi di euro per l’energia basteranno?

Da quando la guerra in Ucraina ha sconvolto l’Europa con la corsa a nuove fonti energetiche di diversa provenienza dalla Russia, la Germania ha stanziato circa 440 miliardi di euro, secondo i calcoli.

Questo il risultato del conteggio combinato di tutte le iniziative tedesche volte a evitare di rimanere senza energia e assicurarsi nuove fonti di energia.

Ciò equivale a circa 1,5 miliardi di euro al giorno da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio. Ovvero circa il 12% della produzione economica nazionale. O ancora, circa 5.400 euro per ogni persona in Germania.

La grande economia europea, a lungo esempio di pianificazione prudente, si trova ora in balia del tempo. Il razionamento energetico è un rischio in caso di una lunga ondata di freddo questo inverno, quando per la prima volta da mezzo secolo la Germania sarà senza gas russo.

Gli analisti fanno notare che il paese si è rivolto al mercato energetico più costoso, quello spot, per sostituire alcune delle forniture russe perdute, contribuendo a portare l’inflazione a due cifre. E anche la spinta alla creazione di due alternative al carburante russo - gas naturale liquefatto (GNL) e fonti rinnovabili - sono lontane dal raggiungere i risultati previsti.

“L’economia tedesca è ora in una fase molto critica perché il futuro dell’approvvigionamento energetico è più incerto che mai”, ha affermato Stefan Kooths, vicepresidente e direttore della ricerca sui cicli economici e la crescita presso l’Istituto di Kiel per l’economia mondiale.

Dove si trova la Germania? Se guardiamo all’inflazione dei prezzi, ha la febbre alta, ha aggiunto.

Un’energia più costosa sarà davvero dolorosa per un’economia che già prevede di contrarsi maggiormente tra le nazioni del G7 il prossimo anno, secondo il Fondo monetario internazionale.

La Germania è nei guai: le cupe previsioni sull’energia

Il conto delle importazioni di energia della Germania crescerà di un totale di 124 miliardi di euro quest’anno e il prossimo, rispetto a un aumento di 7 miliardi per il 2020 e il 2021, secondo i dati forniti dall’Istituto di Kiel, rappresentando una grande sfida per le industrie del Paese ad alta intensità energetica.

Il settore chimico, il più esposto all’aumento dei costi energetici, prevede un calo della produzione dell’8,5% nel 2022, secondo l’associazione di categoria VCI, che avverte di “enormi rotture strutturali nel panorama industriale tedesco”.

Il punto è vi sono poche certezze su come la nazione possa sostituire la Russia. La Germania ha importato circa 58 miliardi di metri cubi (bcm) di gas dal Paese lo scorso anno, secondo i dati di Eurostat e dell’associazione industriale tedesca BDEW, che rappresentano circa il 17% del suo consumo totale di energia.

Berlino vuole che le rinnovabili rappresentino almeno l’80% della produzione di elettricità entro il 2030, rispetto al 42% nel 2021. Ai recenti tassi di espansione, tuttavia, questo rimane un obiettivo remoto.

Anche sul fronte del Gnl c’è una montagna da scalare.

La Germania non ha una propria infrastruttura per questo combustibile, a causa della sua dipendenza di lunga data dal gas russo, quindi sta iniziando solo ora a costruire la sua capacità di importazione di Gnl.

Per il momento, prevede di fare affidamento su sei terminali galleggianti per aiutare a diversificare l’approvvigionamento di gas. Tre dovrebbero entrare in funzione questo inverno, mentre gli altri saranno implementati alla fine del 2023, portando la capacità totale ad almeno 29,5 bcm all’anno.

Tutti questi elementi lasciano presagire che saranno ancora mesi duri per la Germania. Il bazooka può non bastare a cambiare il passo nel pieno di una rivoluzione energetica.

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