Finanza comportamentale: cos’è? Origini, metodo e libri consigliati

Flavia Provenzani

28/07/2017

05/04/2018 - 11:44

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La finanza comportamentale è una branca dell’economia e degli studi ad essa legati. Vediamo perché è utile ai trader e quali sono i migliori libri per approfondire l’argomento.

Finanza comportamentale: cos’è? Origini, metodo e libri consigliati

La finanza comportamentale è un campo relativamente nuovo che cerca di combinare la teoria psicologica comportamentale e cognitiva con l’economia e la finanza convenzionali per fornire spiegazioni sul motivo per cui le persone prendono decisioni finanziarie irrazionali.

Stando alla teoria finanziaria convenzionale, il mondo e i suoi partecipanti sono, per la maggior parte, «massimizzatori di ricchezza» razionali. Tuttavia, in molti casi l’emozione e la psicologia influenzano le nostre decisioni, facendoci comportare in modo imprevedibile o irrazionali.

Dato il forte interesse che alcuni trader mostrano verso la materia abbiamo deciso di approfondire il tema. Di seguito troverete le principali metodologie, le tecniche che vengono utilizzate e alcuni libri che vi permetteranno di approfondire l’argomento.

Cos’è la finanza comportamentale


La finanza comportamentale studia il modo di agire degli investitori e attraverso i principi della psicologia prova a comprenderne le decisioni. Ogni trader agisce sul mercato azionario in base a processi psicologici, che lo portano ad optare per una posizione al posto di un’altra. Le modalità che i trader hanno di agire sono quindi la base per la finanza comportamentale.

Origini

Tra i primi a scrivere dell’argomento troviamo Adam Smith, che nel suo , Teoria dei sentimenti morali, descrisse i principi psicologici che guidano le scelte umane. Gli economisti si distanziarono subito dalle sue teorie, pensando che per l’economia questo non valesse.
Essi erano infatti certi che il pensiero umano, negli affari economici, fosse guidato dalla sola razionalità.

Si sviluppò così una delle teorie dell’economia classica: l’homo economicus. Si vedeva quindi l’investitore come un essere in grado di mettere da parte tutte le emozioni e i sentimenti, facendo prevalere la sola razionalità.
La finanza comportamentale, in questo periodo, venne approfondita ancora da Vilfredo Pareto, convinto che raramente l’uomo riesce ad operare con la sola razionalità.

Dopo questo periodo questa branca degli studi economici venne però accantonata e finì per essere ripresa solo nel XX secolo. In questo periodo la finanza comportamentale tornò in auge per le numerose anomalie che si stavano verificando sul mercato finanziario.
Gli psicologi inoltre cominciarono a paragonare i processi psicologici di un individuo in un momento di crisi con il comportamento degli economisti.

Arriviamo così al 1979, quando viene pubblicato il testo Prospect theory: Decision Making Under Risk. Le tecniche della psicologia cognitiva in questo caso erano applicate ad una serie di eventi anomali avvenuti sul mercato azionario.
Da questo momento in poi gli studi di finanza comportamentale vennero rivalutati e soprattutto approfonditi.

La conferma dell’importanza di questa materia in ambito economico arrivò infine nel 2002, quando venne assegnato il Premio Nobel per l’economia a Daniel Kahneman. Il riconoscimento gli venne attribuito proprio per aver applicato le teorie della psicologia alla scienza economica. Il suo testo Prospect Theory: An Analysis of Decision Under Risk, scritto insieme a Amos Tversky, è diventato quindi una pietra miliare della materia.

Metodologia e temi

Inizialmente i processi psicologici dei trader erano studiati mediante la somministrazione di test e sondaggi, che cercavano di capire il modo di pensare dell’investitore. Successivamente si è passati a metodi più scientifici, tra cui la risonanza magnetica funzionale.
Una tecnica che, attraverso una risonanza, permette di vedere quale aree del cervello rispondono agli stimoli inviati. In questo modo si conoscono le aree che reagiscono di più all’input inviato.

In seguito sono stati anche individuati i temi principali di questa branca, grazie agli studi compiuti da Hersh Shefrin. I tre temi in questione:

  • euristica: le persone prendono le decisioni in base a regole empiriche approssimative, che ogni individuo rielabora in base alla sua esperienza;
  • inquadramento: la modalità in cui viene presentato un problema ad una persona ne influenza le decisioni;
  • inefficienza di mercato: i casi in cui le reazioni del mercato non sono comprensibili mediante spiegazioni razionali e teorie economiche.

Le reazioni dei trader ad un determinato stimolo possono portare a quello che viene chiamato: effetto gregge. Ossia differenti persone, senza che avvenga un coordinamento da parte di un individuo si comportano nello stesso modo.
Questo può avvenire anche sui mercati, portando a variazioni di domanda e offerta.

L’angoscia della perdita e la paura che produce portano le persone ad agire nello stesso modo sul mercato finanziario. In questo modo alcuni economisti cercano di spiegare quelle che sembrano delle reazioni del mercato prive di un apparente motivo.

Critiche mosse alla branca

La finanza comportamentale è sempre stata criticata da alcuni economisti, che invece sostengono la teoria dell’efficienza di mercato. Le principali critiche che vengono presentate riguardano il fatto che questa branca della finanza in realtà è solo un insieme di comportamenti anomali e non un vero e proprio studio con delle teorie.

Vengono inoltre evidenziati i criteri razionali degli agenti economici, che quindi non permettono un grande influsso da parte dell’emotività della persona. Inoltre tutti gli studi sulla materia si basano su semplici esperimenti, che potrebbero non restituire la vera situazione.
Inoltre questi modelli, secondo gli oppositori, non si adatterebbero in modo consono al contesto reale.

Una serie di critiche che vengono mosse da coloro che vedono il mercato come luogo di applicazione della razionalità umana. Le critiche alla finanza comportamentale sono nate insieme alla materia e non sembra che si concluderanno, dal momento che gli economisti hanno delle visioni opposte sulla questione.

Libri per approfondire

Indipendentemente dalle critiche e dallo scetticismo che ruota intorno alla materia, sembra comunque importante conoscerne almeno le basi. Difatti solo dopo che si sono analizzati i temi e le modalità di operazione si potrà dare un giudizio positivo o negativo sulla questione.
A tal proposito abbiamo deciso di indicare alcuni libri che possono aiutare ad approfondire la questione.

Uno dei testi base di questa materia è senza dubbio Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk, del Premio Nobel Daniel Kahneman e di Amos Tversky. Nel testo si propone una descrizione di come gli individui prendano decisioni nei momenti di rischio.
Dopo una serie di esperimenti, basati su teorie empiriche, i due psicologi israeliani arrivano a dimostrare come in questi casi le regole della razionalità economica venissero sempre violate.

Altro testo che può essere utile a conoscere la finanza comportamentale è Soldi al vento. Perché tante persone brillanti prendono decisioni irrazionali in campo finanziario di Gary Belsky, Thomas Gilovich.
Un testo che spiega i molti modi che ha la mente di percepire il denaro e le ragioni che spingono perché spesso i trader chiudono le posizioni poco prima che arrivi il vero guadagno.

Oltre a questi due testi, per approfondire la questione si potranno anche leggere il testo da cui tutto questo sistema sembra essere partito: Teoria dei sentimenti morali di Adam Smith.

In questo libro si analizza in che modo le persone approvino o meno le decisioni di terzi e come queste valutazioni vengono poi trasferite su noi stessi.
La simpatia sembra però essere il sentimento più forte che influisce sui giudizi delle persone che ci circondano.

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