Ecobonus 110%, cosa fare se non basta un solo lavoro trainante?

Rosaria Imparato

22 Settembre 2020 - 11:29

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Ecobonus 110%, cosa fare se un solo lavoro trainante previsto dal decreto Rilancio non è sufficiente per accedere all’agevolazione? Il requisito minimo per avere accesso al superbonus è il miglioramento di due classi energetiche o il raggiungimento della classe più alta: ecco come sommare i lavori se non basta un solo intervento trainante.

Ecobonus 110%, cosa fare se non basta un solo lavoro trainante?

Ecobonus 110%, cosa fare se non basta un solo lavoro trainante per avere accesso all’agevolazione fiscale potenziata dal decreto Rilancio?

Il requisito minimo per avere accesso al superbonus è un miglioramento della classe energetica di almeno due classi o il raggiungimento della classe energetica più alta, con relativa asseverazione.

In base alla normativa, l’ecobonus al 110% scatta nel momento in cui si soddisfa tale requisito minimo attraverso uno dei lavori cosiddetti trainanti, ovvero il cappotto termico o la sostituzione del vecchio impianto di riscaldamento con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria.

Ma cosa succede se uno dei lavori trainanti non garantisce il miglioramento di due classi energetiche, facendo venire meno il requisito indispensbile per accedere all’agevolazione? L’unica soluzione è sommare gli interventi trainanti con altri maggiormente efficaci: ecco gli elementi da tenere in considerazione.

Ecobonus 110%, cosa fare se non basta un solo lavoro trainante?

Le regole del superbonus sono chiare: per avere accesso all’agevolazione fiscale, fruibile con detrazione in 5 anni oppure scegliendo tra sconto in fattura e cessione del credito, bisogna che i lavori portino a un miglioramento di due classi energetiche (o il raggiugimento della classe più alta possibile).

Dal punto di vista tecnico, però, non sempre uno dei lavori trainanti previsti dal decreto Rilancio porta alla realizzazione di questo requisito.

Bisogna prendere in considerazione non solo il tipo di intervento, ma anche le caratteristiche dell’edificio, sia dal punto di vista dell’edilizia che degli impianti: l’elemento discriminante di solito è il periodo di costruzione degli immobili.

Per esempio, gli edifici costruiti di recente (fino al 2005) secondo il Sole 24 Ore sono i più difficili da migliorare, perché realizzati con tecnologie moderne e una maggiore attenzione al risparmio energetico: in questi casi basterebbe un intervento sull’involucro esterno con una cappottatura totale, a cui abbinare l’installazione di una pompa di calore e i pannelli fotovoltaici.

Ecobonus 110%, come sommare i lavori se non basta un solo intervento trainante

Per gli edifici risalenti a prima del 1945 si può optare per l’isolamento dell’involucro dall’esterno, tenendo in considerazione gli elementi architettonici della facciata e che spesso rappresentano una limitazione per il cappotto termico.

Si può scegliere anche di intervenire sull’impianto con la caldaia a condensazione, che da sola però non garantirà il salto energetico di due classi, e anche un sistema a pompa di calore potrebbe non riuscire a fronteggiare fabbisogni energetici elevati se prima non ridotti grazie all’isolamento.

Per gli edifici realizzati tra il 1945 e il 1980 invece si può fare un altro discorso, visto che la tecnica di realizzazione è diversa: grazie alla struttura a telaio in cemento armato e pareti di tamponamento spesso in cassa vuota, si può optare per il cappotto termico per diminuire le dispersioni di tamponamenti dall’esterno, ma anche insufflando materiale coibente nell’intercapedine.

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