Coronavirus: in Perù “si negozia” per le terapie intensive

Violetta Silvestri

25/06/2020

20/04/2021 - 10:44

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L’epidemia spaventa il Perù. Aumentano i contagi, ma diminuiscono le strutture ospedaliere necessarie per curare i malati. Il presidente sta negoziando le terapie intensive con le cliniche private, in un drammatico braccio di ferro

Coronavirus: in Perù “si negozia” per le terapie intensive

Il Perù è nel pieno dell’emergenza coronavirus. Mentre i contagi crescono, il Paese cerca disperatamente di far fronte alle urgenze sanitarie, lottando tra la penuria di ospedali, mancanza di letti in terapia intensiva, scarsità di ossigeno.

Una vera e propria battaglia si è accesa tra il presidente della nazione e le cliniche private, nella speranza di ottenere un accordo ragionevole - senza oneri economici proibitivi - per ricoverare i pazienti molto gravi.

Si preannuncia l’esproprio da parte del Governo, a testimonianza di un dramma epidemia radicato in Perù.

Il Perù cerca terapie intensive, ma deve “negoziarle”

Dopo la carenza di ossigeno, ora il Perù sta affrontando la mancanza di strutture ospedaliere con terapie intensive.

La situazione epidemiologica resta preoccupante nel Paese dell’America Latina: oltre 264.000 positivi e più di 8.500 morti hanno spinto lo Stato al 6° posto al mondo per contagi.

Considerando che il Sud-America continua a essere l’epicentro della pandemia, lo scenario peruviano è ancora più allarmante e la nazione è seconda per positivi dopo il Brasile.

Per questo il presidente Vizcarra sta tentando di trovare un urgente accordo con le cliniche private per ottenere posti di terapia intensiva, che il sistema sanitario pubblico non riesce a garantire a sufficienza.

La trattativa, però, si è trasformata in ultimatum da parte del Governo: il problema sono le tariffe da pagare per i ricoveri e se non ci sarà un’intesa nelle prossime ore io Stato ha promesso l’esproprio.

Così si è espresso il presidente:

“Il tasso proposto dal governo, che è ragionevole, non soddisfa le cliniche private… Non possiamo aspettare indefinitamente. Aspetteremo altre 48 ore affinché raggiungano un accordo. Se così non fosse, pensando alla salute, alla vita e pensando all’articolo numero 1 della Costituzione, invocheremo l’articolo 70 della Costituzione”

Tale articolo consente l’esproprio della proprietà privata per sicurezza nazionale o necessità pubblica. Il bisogno, in questa circostanza, sembra essere davvero impellente.

In un Paese, come il Perù, dove i letti di ospedale per abitanti sono pochissimi e con difficoltà a reperire materiale sanitario, l’appoggio alle strutture private appare cruciale.

Intanto, mentre si cerca di trovare un’intesa, il virus corre e colpisce la salute e la fragile situazione economica delle famiglie. Lo stato di emergenza continuerà fino al 30 giugno, anche se alcune attività commerciali hanno già riaperto per arginare la crescente povertà.

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