Codici a barre: cosa sono e a cosa servono i codici GS1

Caterina Gastaldi

21 Settembre 2022 - 09:32

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I codici a barre provengono dall’organizzazione mondiale GS1, con rivenditori autorizzati in tutto il mondo.

Codici a barre: cosa sono e a cosa servono i codici GS1

I prodotti in commercio, quando disponibili per il grande pubblico, nella maggior parte dei casi devono essere provvisti dei codici a barre, anche conosciuti come codici GS1 (o Ean). Si tratta di un linguaggio globale utilizzato per identificare diverse informazioni riguardanti i prodotti in questione, permettendone la ricerca e la condivisione di dati riguardanti, tra le altre cose, l’azienda, il tipo di prodotto, e il prezzo.

Negli ultimi anni, inoltre, è diventato sempre più comune l’utilizzo dei QR Codes come alternativa, utilizzabili anche a scopo promozionale e in grado di fornire informazioni aggiuntive. In generale, si può dire che codici a barre differenti identificano tipologie di prodotti diversi tra loro, svolgendo una funzione simile, in un certo senso, a quella di un codice fiscale. Nel momento in cui diventa obbligatorio acquistarli è necessario essere a conoscenza di diverse informazioni.

Cos’è il codice Ean o GS1

Quelli conosciuti come codici a barre in realtà ricadono sotto il nome di codici Ean (o GS1), in Europa, acronimo che sta per “European Article Number” e fanno parte della famiglia dei Gtin, “Global Trade Identification Number”. Dei Gtin fanno parte anche altre tipologie di codici, come gli Upc utilizzati negli Stati Uniti, gi “Universal Product Code”.

Nato per rispondere alla necessità di identificare velocemente e univocamente i prodotti e automatizzare le operazioni di cassa, il codice Ean è una serie di 13 numeri atti a identificare diverse informazioni riguardanti il prodotto in questione, come: la tipologia, la marca, e il prezzo. Permettono di poter riconoscere ogni oggetto in qualsiasi momento, attraverso la scannerizzazione del codice, e di seguirne i diversi passaggi durante il trasporto, la spedizione e la vendita.

Per quanto spesso codici a barre e codici Ean vengano considerati la stessa cosa, questo non è sempre vero: l’Ean è la serie di numeri identificativi e la parte grafica del codice viene utilizzata per praticità. Tuttavia, non è detto che in presenza dell’uno ci sia sempre anche l’altro. Infatti il codice a barre può esistere anche senza l’Ean. Quest’ultimo ha la caratteristica di essere definito “parlante”, e quindi in grado di dare diverse informazioni relative al prodotto.

Com’è fatto il codice Ean GS1

Il codice GS1 Ean-13 ha al suo interno una serie di informazioni codificate attraverso i numeri che lo compongono e tradotte in barre verticali per la lettura ottica.
Normalmente la lunghezza è di 13 cifre, da qui il nome Ean-13, per quanto questa possa variare tra le 8 e le 14 in situazioni particolari.

Ogni gruppo di cifre si riferisce a informazioni diverse:

  • le prime 9 cifre sono il prefisso aziendale, che va a identificare a livello internazionale l’azienda di provenienza del prodotto;
  • il secondo gruppo, composto da 3 cifre, è il codice del prodotto;
  • l’ultima cifra rimanente è chiamata “cifra di controllo” e viene calcolata attraverso un apposito algoritmo, partendo dalle altre presenti nel codice.

Al contrario di quanto si crede comunemente il codice non indica la provenienza del prodotto, tuttavia le prime cifre (quelle riferite al prefisso aziendale) servono per indicare in quale Paese del mondo l’azienda proprietaria del marchio ha ottenuto il suo prefisso aziendale GS1.

Il sistema standard GS1 infatti ha assegnato a ognuna delle 116 organizzazioni nazionali GS uno specifico intervallo di numeri che identificano, appunto, le singole Nazioni, che vanno a comporre il prefisso aziendale assieme ad altre cifre. L’intervallo che identifica l’Italia è compreso tra 800 e 839.

Quando è obbligatorio

Tecnicamente l’utilizzo di un codice GS1 non è mai obbligatorio, non esistendo leggi specifiche che ne richiedano l’utilizzo. Tuttavia la maggior parte delle grandi realtà ne richiedono la presenza, per poter gestire al meglio l’invio e lo stoccaggio dei prodotti.

Marketplace come Amazon ne richiedono l’utilizzo, ma in teoria quelle aziende che possono appoggiarsi a un sistema di spedizioni proprio potrebbero anche farne a meno. Tuttavia, c’è da tenere in considerazione che non utilizzando questi codici, ci si troverà spesso tagliati fuori dalla grande distribuzione.

Come acquistare un codice Ean

I codici Ean GS1 non si acquistano in maniera definitiva, ma devono essere noleggiati. In Italia questo servizio è disponibile attraverso la piattaforma GS1 Italy, l’unica autorizzata dal sistema GS1. Per quanto esistano alternative, non è detto che questi vengano accettati da tutti i rivenditori, cosa che invece accade per i codici GS1.

Codici QR e Bidimensionali

Nel corso degli ultimi anni è aumentato l’utilizzo di altre due versioni di codici: quelli bidimensionali e quelli QR.
I codici bidimensionali permettono di inserire una maggiore quantità di informazioni, quando necessario, mentre i QR code possono venire utilizzati facilmente anche dagli acquirenti per poter accedere a notizie, dati, e curiosità in più sul prodotto.

Se lo scopo dei codici bidimensionali è quello di identificare prodotti per cui è richiesta una marcatura diretta in uno spazio ridotto, quindi senza la necessità dell’etichetta, i codici QR permettono l’invio di una moltitudine di informazioni e possono anche avere una doppia funzione pubblicitaria.
In entrambi i casi deve essere sempre anche utilizzato il codice numerico abbinato, chiaramente, e si possono noleggiare sempre dal portale precedente.

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