Cassa integrazione a zero ore, cos’è e come funziona

Claudio Garau

19/09/2023

La cassa integrazione a zero ore è un particolare strumento di sostegno economico in favore del dipendente e dell’azienda che s’avvale di questo ammortizzatore sociale. Ecco quando e come si applica.

Cassa integrazione a zero ore, cos’è e come funziona

Non sempre le cose all’interno di un’azienda vanno per il meglio e, talvolta, possono presentarsi gli estremi per l’attivazione di quell’ammortizzatore sociale, che prende il nome di cassa integrazione. Può così succedere che un lavoratore subordinato riceva una comunicazione dal proprio datore di lavoro, che lo informa dell’attivazione della cd. cassa integrazione a zero ore, ma - in circostanze come queste - il dipendente potrebbe essere colto di sorpresa e domandarsi in che cosa consiste detto strumento di tutela.

Ebbene, proprio di cassa integrazione a zero ore parleremo nel corso di quest’articolo, spiegando come si accede, quanto guadagna il lavoratore in questi casi e chi paga il trattamento d’integrazione salariale. I dettagli.

Cosa sono gli ammortizzatori sociali? Il contesto di riferimento

Se parliamo di cassa integrazione a zero ore, non possiamo non ricordare che questa misura fa parte, a pieno titolo, della categoria degli ammortizzatori sociali, ovvero quegli strumenti messi in atto dallo Stato italiano per dare un sostegno economico a chi:

  • perde il posto il lavoro;
  • subisce una contrazione, parziale o totale, delle ore di lavoro prestate.

In altre parole, grazie agli ammortizzatori sociali, imprese e lavoratori sono in grado di affrontare momenti di crisi aziendale o fasi di totale disoccupazione, comunque superabili - evitando il licenziamento dei lavoratori in precedenza assunti. Detti ammortizzatori coprono un periodo ’ponte’ e mirano appunto a salvare le produttività dell’impresa, oltre che i posti di lavoro.

Insieme alla cassa integrazione nelle sue varie declinazioni - compresa quella a zero ore - sono ammortizzatori sociali ad es. la Naspi, la DIS-COLL, i fondi di solidarietà e la disoccupazione autonomi (ISCRO).

Cassa integrazione a zero ore: perché si chiama così?

In linea generale, la cassa integrazione consiste nel pagamento di una somma di denaro che sostituisce o va ad integrare lo stipendio perso dai dipendenti, a seguito dello stop o della riduzione dell’attività lavorativa. Di fatto è lo Stato che si fa carico, con le sue risorse, di sostenere economicamente azienda e lavoratori, in attesa del superamento della fase di crisi.

La cassa integrazione a zero ore si riferisce alla diminuzione di orario di lavoro, che in questo caso è totale. Infatti l’impresa che sceglie di applicare la cassa integrazione a zero ore avrà dipendenti sospesi integralmente e, dunque, senza l’obbligo di svolgere la prestazione di lavoro.

Ad un’azienda che si vale di questo tipo di cassa integrazione, non è comunque impedito di scegliere per la riduzione dell’orario di lavoro - invece che per il taglio totale - in riferimento ad altri lavoratori. Sulla scelta della cassa integrazione a zero ore o senza, influiranno infatti le esigenze dell’impresa e le mansioni svolte da ciascun dipendente.

Se possibile, il datore di lavoro dovrà ruotare il personale sospeso a zero ore, ma chiaramente si tratta di valutazione soggettive e che attengono al tipo di attività dell’impresa. Ogni situazione è diversa dalle altre e va valutata con estrema attenzione dall’azienda.

Il lavoratore sospeso a zero ore quanto viene pagato?

Se è vero che il dipendente sospeso parzialmente e che dunque ha un orario di lavoro ridotto, continuerà ad essere stipendiato dal datore per le ore di lavoro concretamente svolte, è altrettanto vero che - invece - nessun obbligo di pagamento cadrà sull’azienda che si avvale della cassa integrazione a zero ore.

Il trattamento economico del lavoratore sospeso integralmente infatti sarà a totale carico dello Stato, perciò il dipendente riceverà meramente l’integrazione salariale, che sarà pari all’80% dello stipendio perso a seguito della riduzione di orario per cassa integrazione.

Per fare un esempio pratico, se un certo dipendente prima del ricorso alla cassa integrazione a zero ore, prendeva una retribuzione pari a 1.200 euro mensili, con il citato trattamento di integrazione salariale per le ’zero ore’, riceverà dallo Stato 960 euro mensili.

Il limite del massimale

Attenzione però, perché la ’copertura da parte’ delle casse pubbliche rispetta il limite costituito dal massimale, una soglia fissata dalla legge e che per l’anno in corso è pari ad un importo lordo pari a 1.321,53 euro e un importo netto corrispondente a 1.244,36 (importo al netto della riduzione di cui all’art. 26 della legge n. 41 del 1986, che è oggi uguale al 5,84%). Lo indica chiaramente la circolare Inps n. 14 del 3 febbraio 2023.

Pertanto, se è sospeso a zero ore un dipendente con un reddito elevato, ciò che prenderà dallo Stato a titolo di integrazione salariale non sarà pari all’80% della sua normale retribuzione, ma sarà una percentuale inferiore. Conseguentemente questa percentuale non sarà applicata in tutte le circostanze di cassa integrazione e relativa integrazione salariale.

Chi paga concretamente l’integrazione salariale?

Di solito è l’azienda che anticipa la somma di denaro al lavoratore sospeso a zero ore, e le date di accredito sono quelle in cui avviene il versamento dello stipendio. In un secondo tempo, il datore di lavoro avrà indietro le somme anticipate, grazie al meccanismo della compensazione con i contributi che deve versare all’Inps. Ciò assicura che l’azienda non sia gravata in alcun modo dal meccanismo di questo ammortizzatore sociale.

Attenzione però perché in caso di cassa integrazione in deroga, ovvero di cassa a sostegno di imprese che non possono ricorrere agli strumenti ordinari perché escluse all’origine da questa tutela o perché hanno già terminato il periodo di fruizione delle tutele ordinarie, sarà l’Inps a versare direttamente la cassa integrazione al dipendente sospeso a zero ore.

Vi è anche un’altra eccezione alla regola del pagamento diretto da parte del datore, salvo compensazione successiva - ed è quella relativa al caso delle oggettive difficoltà finanziarie dell’azienda. In dette circostanze, il datore può domandare ed ottenere il pagamento diretto da parte dell’Inps - senza anticipare le integrazioni salariali. Tuttavia sarà compito del datore di lavoro trasmettere mensilmente all’istituto di previdenza i dati che servono all’elaborazione del pagamento a favore dei dipendenti tutelati dalla cassa integrazione a zero ore.

Ulteriori chiarimenti

In caso di sospensioni a zero ore - o riduzioni dell’attività lavorativa - le aziende devono comunicare in via preventiva ai sindacati le ragioni che hanno implicato la riduzione totale o parziale dell’orario di lavoro, l’entità e la durata della sospensione o della riduzione e il numero di dipendenti cui la cassa integrazione si applicherà.

Al fine di beneficiare dell’integrazione è necessario che l’azienda, di seguito, faccia una domanda ad hoc all’Inps in caso di cassa integrazione ordinaria, mentre in caso di cassa integrazione straordinaria la domanda andrà fatta sia all’Inps che al Ministero del Lavoro. In quest’ultimo caso il trattamento di integrazione salariale è autorizzato dal Ministero con decreto e sarà poi l’Inps a disporre materialmente l’integrazione salariale a favore dei dipendenti.

In ipotesi infine di cassa integrazione in deroga, la domanda del datore dovrà essere fatta alla Regione competente, che concederà il sostegno economico, poi materialmente versato dall’istituto di previdenza, cui spetterà sempre la copertura economica dell’ammortizzatore sociale in oggetto.

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