Caccia in Italia: leggi, permesso, costi e regole

Caterina Gastaldi

5 Dicembre 2022 - 13:18

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Quali sono le leggi riguardanti la caccia in Italia? Vengono regolamentati diversi aspetti, come i periodi o la distanza da tenersi dalle zone abitate.

Caccia in Italia: leggi, permesso, costi e regole

La caccia in Italia è regolamentata, principalmente, dall’articolo 157 dell’11 febbraio del 1992, intitolato “Norme per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio”. Per poter svolgere questa attività è necessario seguire una serie di regole, possedere i dovuti permessi, e svolgerla solo nei periodi dell’anno in cui è permessa. Nel caso in cui si cacciasse senza rispettare le norme in vigore, si infrangerebbe la legge e si commetterebbe il crimine di bracconaggio.

Queste regole si occupano di gestire e disciplinare tutti (o quanto meno la maggior parte) degli aspetti legati all’attività venatoria in Italia. E se è vero che alcune regole previste sono più intuitive, come quelle relative agli strumenti permessi per la caccia, altre possono essere meno immediate. Per evitare che ad avvicinarsi a questa attività siano persone senza le dovute conoscenze, è richiesto il possesso dell’apposito permesso, ovvero il tesserino venatorio. Per poterlo ottenere è necessario avere sia la licenza di caccia, sia il porto d’armi.

Vediamo nell’articolo seguente come funziona la caccia in Italia, quando è legale, e quando invece si tratta di bracconaggio.

Caccia in Italia: regole principali

La legge numero 157, che tutela la fauna e inquadra l’attività venatoria, norma una grande serie di aspetti, dai giorni di divieto assoluto di caccia (martedì e venerdì), ai mezzi con cui è permesso cacciare, fino alle varie tipologie di questa attività.

I particolare, gli aspetti principali riguardano:

  • la distanza da mantenersi dalle zone abitate, da eventuali mezzi agricoli e di lavoro, e da strade e ferrovie;
  • i mezzi con cui è permesso svolgere l’attività di caccia. In Italia è previsto che si possano utilizzare: arco, falco, e fucile. I fucili, inoltre, sono ulteriormente regolamentati e devono rispettare caratteristiche specifiche, e il divieto di utilizzo di silenziatori;
  • i periodi in cui è consentita l’attività di caccia;
  • i dispositivi vietati. Sono infatti vietate tutte quelle modalità che possano arrecare inutile sofferenza alla preda (quindi trappole, bocconi avvelenati, reti, ecc).

Per poter cacciare in Italia è necessario richiedere il tesserino venatorio. Per poterlo ottenere bisogna essere in possesso sia del porto d’armi, sia della licenza di caccia.
Bisogna anche ricordare che esistono alcune zone escluse, in cui è sempre vietato cacciare, come le riserve naturali, i fondi chiusi, o le zone di ripopolazione.

Tipologie di caccia in Italia

In Italia la caccia si pratica in tre tipologie principali: di selezione, da appostamento, e vagante. Quella più facilmente presente nell’immaginario comune è quella “vagante”, in cui il cacciatore appunto “vaga” in una zona ben precisa, con cani al seguito. In realtà la presenza dei cani non è obbligatoria, ma è solo molto comune.

Ognuna di queste modalità ha delle regole precise e il cacciatore, nel momento in cui va a richiedere il tesserino venatorio, deve scegliere una specifica modalità, non potendo esercitare così le altre due.

Quando si può cacciare

Ogni regione istituisce un calendario venatorio, dove sono indicati gli orari in cui è concesso cacciare (che possono partire da un’ora prima dell’alba, fino al tramonto) e i giorni, che variano dai 3 ai 5 alla settimana.
Per legge, in Italia, si può cacciare dalla terza domenica di settembre, fino al 31 gennaio, nel rispetto del calendario venatorio. È sempre vietato cacciare di notte.

Il calendario venatorio indica non solo i giorni e gli orari in cui è consentita l’attività venatoria nella specifica regione, ma anche gli animali che è permesso cacciare, nonché il numero massimo di animali che possono essere uccisi al giorno e durante l’intero periodo venatorio.

Autorizzazioni necessarie per cacciare

Per poter essere cacciatori è necessario essere assolutamente in possesso del tesserino venatorio rilasciato dalla regione annualmente. I vecchi tesserini solitamente devono essere riconsegnati per poter ottenere quello dell’anno in corso. Questo avviene solo dopo aver consegnato tutta la documentazione e aver pagato le tasse richieste. I cacciatori sono anche tenuti a stipulare un’assicurazione.

Ma qual è la documentazione? Prima di tutto, bisogna essere in possesso di regolare porto d’armi per le armi da caccia. In secondo luogo, bisogna aver ottenuto la licenza di caccia. Per poter entrare in possesso della licenza bisogna:

  • essere maggiorenni;
  • essere in possesso del documento anamnestico rilasciato dal proprio medico;
  • sostenere una visita psicofisica che rilasci l’apposito attestato (attraverso l’ASL o militare) con data non anteriore ai 6 mesi;
  • pagare una marca da bollo del valore di 16,00 euro;
  • avere l’apposito attestato del maneggio armi, ottenuto a seguito della lezione sul maneggio delle armi e la prova di sparo al tiro a segno nazionale.

Una volta in possesso di tutto ciò sarà necessario iscriversi all’apposito esame pubblico inviando domanda alla regione di appartenenza. Si tratta di un quiz a risposta multipla da 20 domande, che riguarda una serie di argomenti differenti, dalla legislazione in campo venatorio, fino alle norme di primo soccorso. Per passare l’esame è necessario fare almeno 17 punti su 20. In seguito, prima di ottenere la licenza, bisogna anche sostenere un esame orale.

Divieti e sanzioni

Oltre a regolamentare le modalità in cui si può cacciare, la legge 157 stabilisce anche una serie di divieti, a cui vanno aggiunte le regole relative al posto d’armi.
Chiunque cacci senza rispettare quanto previsto dalla legge compie reato di bracconaggio. Questo include, tra le altre cose: cacciare fuori stagione, cacciare animali protetti, svolgere l’attività venatorio in luoghi in cui è vietato, oppure utilizzare metodi non approvati (trappole e reti, appunto).

A seconda dell’infrazione compiuta, le pene cambiano. Per esempio, l’articolo 30 prevede sanzioni penali per i comportamenti considerati più gravi, tra cui: chi caccia in un’area protetta, utilizza mezzi non consentiti, o abbatte animali protetti. In questi casi è previsto un arresto fino a 12 mesi e il pagamento di una sanzione che vai dai 103,00 euro, fino ai 25.822,00 euro, oltre alla revoca della licenza.

Ma gli obblighi dei cacciatori sono diversi. Per esempio, hanno il dovere di raccogliere i bossoli, e il divieto di cacciare da automezzi. Sono anche previste sanzioni amministrative, dall’articolo 31 della legge 157, per eventualità come il mancato rispetto delle distanze previste, o dei versamenti dovuti.

Tutte le situazioni previste dall’articolo 30 e 31 prevedono o la sospensione o la revoca della licenza di caccia nel caso di recidiva.

Si può cacciare in fondi privati?

Sì, a prescindere dalla volontà del proprietario o del conduttore del fondo, è cacciatori hanno diritto di svolgere la loro attività anche nei fondi privati (quando questi non rientrano nelle casistiche vietate, come una serie di campi coltivati).

Il proprietario (o conduttore) può muoversi per impedirlo. Per farlo deve chiedere, entro 30 giorni dalla pubblicazione del Piano Faunistico Venatorio, che il terreno venga escluso dalla pianificazione venatoria. Tuttavia non è detto che questa richiesta venga approvata. In questo caso l’unica soluzione è la costruzione di una recinzione, con opportuna tabellazione, per impedire l’accesso ai cacciatori.

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