Caccia ai cinghiali in città: “Rischio incidenti mortali e animali ancora per le strade: la manovra aiuta solo la lobby dei cacciatori”

Giacomo Andreoli

24/12/2022

24/12/2022 - 14:32

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Antonino Morabito, responsabile fauna e benessere animale di Legambiente spiega a Money.it che la norma sulla “caccia ai cinghiali” in legge di Bilancio è “scritta male e aiuta solo i cacciatori”.

Caccia ai cinghiali in città: “Rischio incidenti mortali e animali ancora per le strade: la manovra aiuta solo la lobby dei cacciatori”

La norma in legge di Bilancio sulla cosiddetta “caccia ai cinghiali in città” è “inutile, pericolosa e incostituzionale”. A dare questo giudizio lapidario sulla discussa revisione della legge quadro sulla caccia, contenuta nella manovra del governo Meloni, è Antonino Morabito, responsabile fauna e benessere animale di Legambiente.

L’esperto commenta a Money.it quello che nasce come un emendamento dell’ultim’ora del fedelissimo di Giorgia Meloni, il deputato di Fratelli d’Italia Tommaso Foti e che ora è parte integrante della legge di Bilancio in via di approvazione definitiva in Parlamento. Un testo criticato da 12 tra enti e associazioni del mondo scientifico che si occupano di animali e che lamentano l’assenza di dialogo con esperti, ricercatori e tecnici.

Secondo Morabito è un provvedimento “scritto male, che non parla solo di cinghiali e che rischia di creare incidenti mortali con le persone nelle città, peggiorando la situazione attuale”. Insomma, si continuerebbero a vedere gli ungulati nelle grandi città, come Roma, con il rischio di qualche morto per errore.

Caccia ai cinghiali, Legambiente: favore ai cacciatori

Per l’esponente Legambiente, quindi, altro non si tratta che “una terribile e triste marchetta alla lobby dei cacciatori”, che dovrebbe “preoccupare i cittadini, visto che la loro sicurezza sarà in pericolo”. Per questo, appellandosi alla parte della norma in cui si parla di un nuovo piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, Morabito chiede all’esecutivo di rivedere il sistema.

L’idea è affidare la gestione a esperti pubblici e privati, che realizzino abbattimenti e sterilizzazioni degli animali in eccesso che finiscono nelle città e diano più informazioni ai cittadini, ad esempio per evitare che diano del cibo agli animali selvatici.

Caccia ai cinghiali e ai lupi, cosa prevede la norma in manovra

La norma in discussione modifica la legge quadro del 1992 sulla caccia. A certe condizioni vengono consentite le uccisioni delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree cittadine, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.

Per farlo le Regioni forniscono dei corsi di formazione ai cacciatori, che vengono delegati all’attività di controllo. Se gli animali abbattuti superano i controlli igienico-sanitari delle Asl, la carne può essere destinata al consumo alimentare.

Morabito fa notare che nella norma non si parla solo di cinghiali, il cui problema è molto sentito in Italia per il numero oramai spropositato di questi animali, che creano danni milionari all’agricoltura e disagi nelle città, a partire da Roma, dove sono diffusi in varie zone, anche pseudo-centrali (con incidenti che hanno coinvolto in particolare i padroni di cani). Si parla invece genericamente di fauna selvatica.

Se avessero voluto affrontare il tema del cinghiale - dice - avrebbero scritto solo quello, parlando del problema nelle città. Invece il testo riguarda tutte le specie che possono creare delle problematicità, non solo quelle cacciabili: dall’orso, al lupo e la volpe, passando per la donnola e i colombi, qualunque!”.

Tra l’altro sul lupo la Lega ha presentato in Parlamento un ordine del giorno per impegnare il governo a declassarlo di status, non considerandolo più una specie protetta e quindi non cacciabile.

Chi autorizzerà i cacciatori a sparare?

Secondo Foti, in ogni caso, saranno i tecnici dell’Ispra e del ministero dell’Ambiente ad avere l’ultima parola sulle autorizzazioni ai cacciatori.

«Non è vero, non c’è scritto - replica Morabito- le Regioni sono deputate a fare queste scelte, così è scritto nell’articolo. L’Ispra non darà parere obbligatorio, quindi la decisione sarà politica, degli assessorati alla caccia e alla pesca, che scrivono i piani di controllo. Se il problema sono i cinghiali vanno organizzate delle catture efficienti con le gabbie, fatte da personale addestrato, mentre così si dà la possibilità ai cacciatori di andare in giro con le armi a sparare. Non credo sia più tranquillizzante per i cittadini: gli unici ad essere felici saranno alcuni agricoltori e i cacciatori».

Secondo l’esponente di Legambiente, quindi, “tramite l’escamotage del controllo si inserisce la caccia nelle città, con la pressione politica del mondo agricolo e di quello venatorio che sarà sempre più forte ed efficace”.

Legge di bilancio 2023, la norma sui cinghiali è incostituzionale?

I problemi che si verranno a creare, poi, per Morabito sono sia di ordine legale che pratico. L’esperto parla di un quadro legislativo sulle aree protette e la sicurezza pubblica, nonché sull’ambiente, che sarebbe in totale contrasto con la norma. Quindi la definisce “incostituzionale, in particolare rispetto all’articolo che tutela l’ambiente e la biodiversità inserito proprio quest’anno in Costituzione. Se aggiungiamo la contraddizione rispetto alle norme europee capiamo che è un vero e proprio disastro”.

Il rischio di incidenti e morti in città

Dal punto di vista pratico, invece, si rischierebbe una sorta di carta bianca per i cacciatori. «Il corso di formazione - attacca Morabito- è un pro-forma, nulla di più. Poi si parla di eventuale coordinamento da parte delle forze dell’Ordine. Ma io mi chiedo: non hanno nulla da fare? Le ex polizie provinciali e le polizie municipali possono davvero andare in giro mano nella mano con i cacciatori a fare queste cose? Oppure i carabinieri, che sono già pochi per controllare tutte le irregolarità? Questa cosa è praticamente impensabile dal punto di vista operativo, con il personale delle forze dell’Ordine attualmente esistente: rischiamo che si dica ai cacciatori di andare e sparare quando vogliono».

In effetti l’associazione romana vigili urbani (Arvu) ha già inviato una lettera a Palazzo Chigi e al Campidoglio per chiedere con urgenza un dietrofront, parlando di possibile “far west” tra le strade della Capitale.

In linea con il loro punto di vista, secondo Morabito, «si apriranno problemi di sicurezza nelle città, perché gli incidenti ci saranno. Se conteggiamo le persone che si feriscono o muoiono per errore durante la caccia e quelle che hanno subito ferite gravi o sono morte dopo aver incontrato un cinghiale non c’è davvero confronto: sono molte di più le prime».

Cinghiali, Legambiente: i cacciatori non vogliono risolvere il problema

Ma perché il cinghiale è così presente nelle città del nostro Paese? Dalla metà del secolo scorso in mezza Italia è stato importato il cinghiale ungherese per favorire la caccia. L’animale si è ibridato con il nostro maremmano, diventando più fertile. Secondo i Verdi tutt’oggi, soprattutto nel Sud Italia, vengono portati cinghiali per favorire l’attività venatoria.

I cacciatori - attacca l’esponente di Legambiente - non vogliono che si risolva il problema, non è loro interesse e non si può affidare a loro la soluzione. Dietro c’è un divertimento e un business economico, legato alle armi e alla carne dei cinghiali, visto che ogni anno viene venduta al nero la carne di questo animale per un giro d’affari di 100-150 milioni di euro. Se si lascia a loro il controllo della fauna il problema non finirà mai, perché c’è un interesse economico oggettivo a mantenerlo: è un circolo vizioso”.

Come togliere i cinghiali dalle città?

Come risolvere quindi il problema, senza coinvolgere il resto della fauna selvatica? Secondo Morabito il piano quinquennale di cui si parla in manovra è troppo generico. In attesa del decreto attuativo del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, come detto Legambiente propone una strategia specifica sul cinghiale.

Lancio una provocazione - dice - Per quanto ci riguarda, soprattutto lato agricoltura, potrebbe anche essere approvato un piano nazionale per l’eradicazione del cinghiale, perché è diventato un paravento per fare cose sbagliate a danno di tutta la fauna. La popolazione di questo animale si può ridurre, ma con intelligenza, affidando il controllo agli esperti”.

Quanto alle città, il tema è più complesso. “La presenza degli animali selvatici nelle capitali europee - aggiunge l’esperto - è in netta crescita. A Berlino sono più di 3mila i cinghiali monitorati, quindi innanzitutto facciamo un tavolo con le città del Continente per capire il da farsi. Le premesse sono che negli spazi urbani i cinghiali trovano rifugio e cibo. Il problema dei rifiuti è centrale e se si mitiga quello ci sono effetti anche sulla fauna selvatica. Poi i cittadini vanno educati meglio, non devono dargli da mangiare, come accade ad esempio a Roma”.

Legambiente: il governo Meloni assuma più forze dell’Ordine

Fatto questo, conferma Mirabito, bisogna comunque intervenire con le catture e gli abbattimenti, da fare meglio rispetto alla Capitale, dove ci sono voluti anni per avere un protocollo tra Regione Lazio e Comune di Roma che è lento, coinvolge troppi enti ed è stato applicato solo qualche volta prima di essere bloccato dalle associazioni animaliste.

Innanzitutto - dice l’esponente di Legambiente - dobbiamo assumere più guardieparco nelle aree protette, rafforzando i piani di controllo e limitazione degli animali selvatici (che fino ad oggi sono stati boicottati dai cacciatori). Quindi servono più esperti delle forze dell’Ordine per le catture in città”.

Solo a quel punto - conclude - ragioniamo su cosa sparare. Sicuramente la sterilizzazione è preferibile, ma il farmaco per via orale è ancora in fase di sperimentazione, quindi se serve vanno bene la cattura e l’uccisione degli animali in eccesso. Infine, per velocizzare la burocrazia coinvolgiamo anche i privati, ma non i cacciatori: c’è chi si occupa ad esempio di disinfestazione e ha interesse economico a un vero controllo della fauna selvatica”.

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