I mercati scommettono su Javier Milei e sulle sue riforme liberiste. Il peso rimbalza, i bond risalgono e torna la fiducia dopo anni di oblio.
La Borsa Argentina vola dopo il voto: +21% in un solo giorno, il rialzo più forte dal novembre 2023. I mercati sono dalla parte di Javier Milei. Ma la vittoria del suo partito nelle elezioni legislative è molto più di un dato politico, è un voto di fiducia al suo programma di riforme liberiste. Dopo settimane di tensione e timori di crisi, Buenos Aires si è risvegliata in festa, con il peso in netto recupero e i bond argentini in rally a doppia cifra.
Ma cosa sta succedendo davvero dietro i grafici in verde? È solo euforia post-elettorale o l’inizio di una nuova fase per un Paese che da decenni lotta con inflazione e default ricorrenti? Gli analisti parlano di un “mandato forte per cambiare rotta”, mentre gli investitori internazionali tornano a guardare all’Argentina come a un laboratorio di riforme economiche radicali. Per Milei, l’uomo che ha promesso di “dollarizzare” e tagliare lo Stato, la sfida è appena cominciata. Riuscirà a trasformare l’entusiasmo dei mercati in fiducia duratura?
I mercati premiano Milei: “Mandato forte per le riforme”
Le urne hanno regalato a Javier Milei qualcosa che i mercati aspettavano da mesi: stabilità politica e margine d’azione. Il suo partito ha ottenuto un risultato ben superiore alle attese, superando il 41% e consolidando la posizione necessaria per bloccare eventuali opposizioni parlamentari. È bastata la notizia per scatenare un’ondata di acquisti.
L’indice Merval ha toccato un +23% intraday, i bond in dollari con scadenza 2035 sono balzati di 14 centesimi a 71,26 cent sul dollaro e il peso ha messo a segno un rimbalzo del 10% sul mercato ufficiale.
Grafico indice Merval
Fonte Tradingview
“L’esito di ieri ha superato il nostro scenario migliore”, ha commentato Javier Casabal di Adcap Grupo Financiero, spiegando come i prezzi dei titoli stiano rompendo le resistenze storiche. Non solo numeri ma la conferma che Milei, nonostante gli scossoni politici e le tensioni sociali, ha ancora la fiducia di chi conta davvero per l’economia argentina: gli investitori.
Dalla paura alla fiducia. Argentina sotto i riflettori
Solo un mese fa, la prospettiva era ben diversa. Dopo la sconfitta di Milei alle elezioni locali di Buenos Aires, i fondi esteri avevano iniziato a disinvestire, il peso era precipitato del 7% in un giorno e le riserve della banca centrale si stavano erodendo nel tentativo di difendere la valuta. L’intervento straordinario degli Stati Uniti (con il Tesoro che aveva messo sul tavolo una linea di supporto da 20 miliardi) aveva evitato il peggio. Ma serviva un segnale politico. E il voto di domenica lo ha fornito.
Adesso l’Argentina torna a respirare. Il ministro dell’Economia Pedro Siaba Serrate parla di un “allineamento raro dei pianeti”, mentre Wall Street torna a scommettere su bond e peso. Se Milei riuscirà a usare questa finestra di consenso per spingere avanti le sue riforme (liberalizzazione dei cambi, tagli alla spesa, riapertura ai capitali esteri) l’Argentina potrà finalmente lasciarsi alle spalle l’etichetta di Paese fragile. Per ora, la fiducia sembra essere tornata.
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