Bonus professionisti, l’allarme delle Casse: doppia tassa sugli aiuti

Rosaria Imparato

23/04/2020

28/07/2020 - 17:48

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Bonus professionisti, c’è una doppia tassa sugli aiuti: l’allarme arriva da Adepp. Inoltre, le Casse denunciano i limiti irragionevoli del decreto Liquidità, oltre a preoccuparsi per l’arrivo dei rimborsi e dei fondi statali.

Bonus professionisti, l’allarme delle Casse: doppia tassa sugli aiuti

Bonus professionisti, arriva l’allarme delle Casse: c’è una doppia tassa sugli aiuti dati agli iscritti agli Ordini.

Se non cambia la normativa di riferimento, infatti, i bonus erogati dalle Casse -che essendo frutto dei risparmi degli iscritti sono già tassati alla fonte- verranno di nuovo tassati dallo Stato.

Per ogni 1.000 euro che le Casse riusciranno a dare ai professionisti, 200 euro andrebbero allo Stato.

Una situazione assurda, una tassa sulla tassa, che va a penalizzare gli iscritti agli Ordini ancora di più: per questo motivo le Casse chiedono la parità di trattamento con le indennità erogate dall’INPS.

Ma l’allarme delle Casse non si ferma qui: c’è la paura che i fondi non arrivino, oltre al fatto che i nuovi paletti del decreto Liquidità hanno fatto in modo di escludere migliaia di professionisti.

Bonus professionisti, l’allarme delle Casse: doppia tassa sugli aiuti

Non c’è pace per le partite IVA, soprattutto per quelle iscritte agli Ordini. Nonostante anche a queste categorie fossero stati assicurati i 600 euro di indennità come sostegno al reddito, sono tante le difficoltà che stanno incontrando.

L’allarme arriva direttamente da Adepp, l’Associazione degli enti di previdenza privati italiani: se non cambia la normativa di riferimento, gli aiuti ai professionisti subiranno una doppia tassa.

Il presidente Alberto Oliveti ha dichiarato:

“le risorse delle Casse dei professionisti sono frutto del risparmio previdenziale degli iscritti, che è già tassato. Siamo arrivati a una sorta di anatocismo fiscale, con la pretesa di tasse sulle tasse, per giunta in un momento in cui siamo tutti richiamati alla solidarietà.”

Ma se non vengono rivisti i parametri normativi, continua il presidente Oliveti, ci sarà anche un’altra tassa: per ogni potenziali 1.000 euro erogati ai professionisti, le Casse dovrebbero trattenere 200 euro per rigirarli allo Stato.

“Siamo al paradosso di uno Stato che chiede una percentuale sugli aiuti che dovrebbe erogare lui stesso.”

Una vera e propria discriminazione fiscale, a discapito dei professionisti iscritti agli Ordini: per questo motivo le Casse chiedono la parità di trattamento con le indennità dell’INPS contro il coronavirus, che sono esentasse.

Bonus professionisti, l’allarme delle Casse: limiti irragionevoli del decreto Liquidità

Un altro punto affrontato dalla denuncia dell’Adepp sono i limiti irragionevoli posti dal decreto Liquidità.

A causa dei nuovi requisiti, introdotti tra l’altro alla vigilia dei pagamenti già predisposti, decine di migliaia di professionisti sono stati esclusi dall’indennità.

La norma del decreto Liquidità genera disagi e disuguaglianze, perché esclude chi riceve un trattamento pensionistico o è iscritto a più di un ente di previdenza.

A tal riguardo il presidente Oliveti ha dichiarato:

“Mentre a un figlio sostenuto dai genitori vengono dati 600 euro, a un orfano o una vedova vengono invece negati per il semplice fatto di percepire una pensione indiretta o di reversibilità di poche centinaia di euro. Analogamente chi riesce a vivere della propria professione è tutelato, mentre chi per arrivare a fine mese è costretto a fare due lavori, con due posizioni previdenziali diverse, non può ricevere i 600 euro.”

Indennità anche ai neo-iscritti alle Casse, ma incertezze sui fondi

Finora l’unico segnale positivo arrivato dal Governo, e in particolare dal Ministero del Lavoro, è l’apertura nei confronti dei neo-iscritti alle Casse.

Anche chi si è iscritto alla cassa professionale, giovani o autonomi in generale, nel 2019 o nei primissimi mesi del 2020 può richiedere l’indennità di 600 euro.

A stabilirlo le FAQ del ministero del Lavoro, che fanno chiarezza sul vuoto normativo. Continua Olivetti:

“Ringraziamo invece il ministero del Lavoro per aver preso posizione a favore dei giovani chiarendo che chi ha cominciato l’attività nel 2019 e nel 2020 può comunque ricevere l’indennizzo statale, anche se nel 2018 non aveva ancora un reddito professionale.”

Le incertezze però rimangono sui fondi. Gli enti di previdenza infatti stanno ancora aspettando il rimborso di 200 milioni di euro per gli indennizzi del mese di marzo, che hanno anticipato per conto dello Stato.

Non solo quindi attendono il rimborso, ma le Casse aspettano anche gli ulteriori fondi da cui erogare i bonus per chi è rimasto escluso causa esaurimento budget.

Lo Stato, dunque, deve prima riequilibrare i conti, e poi le Casse riprenderanno ad anticipare le indennità di aprile.

Si prevedono insomma mesi difficili per le partite IVA, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Ruffini, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, durante l’Audizione in commissione Finanze alla Camera del 22 aprile: i controlli fiscali riprenderanno a pieno regime dal 1° giugno 2020, mese in cui si concentreranno (salvo ulteriori proroghe) svariate tasse da pagare.

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