Partite IVA, controlli fiscali a tappeto dal 1° giugno 2020

Rosaria Imparato

22/04/2020

02/12/2022 - 15:00

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Partite IVA, i controlli a tappeto dell’Agenzia delle Entrate riprenderanno dal 1° giugno 2020, previsto l’invio di oltre 8 milioni di atti. L’annuncio arriva dal direttore delle Entrate Ruffini durante l’audizione in commissione Finanze alla Camera del 22 aprile 2020.

Partite IVA, controlli fiscali a tappeto dal 1° giugno 2020

Partite IVA, dal 1° giugno riprenderanno i controlli a tappeto dell’Agenzia delle Entrate: la comunicazione della ripresa delle attività di accertamento arriva direttamente dal Direttore dell’Amministrazione Finanziaria.

Ernesto Maria Ruffini è infatti intervenuto in videoconferenza nel corso dell’audizione in Commissione Finanze e attività produttive della Camera svoltasi il 22 aprile 2020.

L’intervento, iniziato come una sorta di discorso riassuntivo delle misure fiscali prese dal decreti Cura Italia e Liquidità, si è concluso con una novità che lascia di stucco: i controlli dell’Agenzia delle Entrate, così come quelli della Riscossione, riprenderanno dal 1° giugno.

Sono ben 8 milioni e mezzo gli atti che verranno notificati ai contribuenti a partire da giugno, e si tratta degli accertamenti relativi solo all’Agenzia delle Entrate: quelli della Riscossione, fa sapere Ruffini, sono molti di più.

Come mai ripartono i controlli fiscali in tempi così brevi, soprattutto vista la grave situazione economica del Paese? La risposta sta nella cancellazione della proroga di due anni per i termini di accertamento concessa dal decreto Cura Italia.

Partite IVA, controlli fiscali a tappeto dal 1° giugno 2020

Brutte notizie in arrivo per imprese e partite IVA: dal 1° giugno riprenderanno i controlli a tappeto dell’Agenzia delle Entrate e della Riscossione.

Saranno inviati 8 milioni e mezzo di atti, e solo dall’Agenzia delle Entrate. Si prevedono altrettante notifiche, se non di più, dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Il Fisco riprenderà le attività di controllo a partire dal 1° giugno perché la proroga di due anni dei termini di accertamento prevista dal decreto Cura Italia è stata cancellata dal maxi-emendamento approvato in Senato nel corso della conversione in legge.

Nella relazione che Ernesto Maria Ruffini ha letto durante l’Audizione in Commissione Finanze e attività produttive della Camera svoltasi il 22 aprile 2020 c’è scritto:

“Ad inizio giugno, anche l’Agenzia delle Entrate-Riscossione dovrà riprendere le attività. Si renderà innanzitutto necessario [...] produrre e avviare al processo di notifica le cartelle di pagamento relative ai ruoli consegnati dagli enti creditori nei mesi di febbraio e marzo 2020 (circa 3 milioni). Analogamente andrà ripreso l’invio, attualmente sospeso fino al 31 maggio 2020, degli altri atti di riscossione, ovvero quelli necessari all’interruzione dei termini di prescrizione (circa 1,6 milioni di avvisi di intimazione) e quelli propriamente riferiti alle azioni di recupero, esecutive o cautelari (circa 875 mila atti). [...] A questi volumi si aggiungeranno le cartelle di pagamento relative ai ruoli che gli Enti impositori consegneranno nel corso dei mesi di aprile e maggio (circa 2 milioni), nonché quelle dei mesi successivi.”

Insomma, entro fine 2020 tutti gli atti di accertamento saranno consegnati ai contribuenti interessati.

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Nel corso dell’Audizione il direttore Ruffini ci ha tenuto a specificare una cosa: i due anni di proroga dei termini di accertamento erano una norma pro-contribuente.

Al Fisco, insomma, non servono proroghe: sono pronti a inviare oltre 8 milioni di atti di notifica:

“Non è un termine di cui noi abbiamo bisogno per la nostra operatività.”

Il fatto, continua Ruffini, è che manca un provvedimento normativo che consenta di non pagare gli atti notificati prima dell’inizio di questo periodo di grave crisi.

Le partite IVA quindi dovranno prepararsi a un giugno di fuoco: non solo ripartiranno i versamenti (la proroga dei versamenti di aprile e maggio del decreto Liquidità ha spostato la scadenza al 30 giugno) ma saranno anche tartassate dagli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate.

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