Attenzione al nuovo impero arabo, le conseguenze per l’economia e la politica internazionale

Alessandro Nuzzo

9 Aprile 2023 - 11:05

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Le ambizioni del principe saudita Mohammed Bin Salman sono capaci di incidere molto sullo scacchiere internazionale. Le novità a cui porre attenzione.

Attenzione al nuovo impero arabo, le conseguenze per l’economia e la politica internazionale

All’interno dello scacchiere internazionale dove dominano potenze mondiali come Stati Uniti, Russia e Cina capaci di avere una grande influenza su diversi popoli, sta iniziando a far capolino l’Arabia Saudita guidata dal principe Mohammed Bin Salman che con le sue politiche inizia a portare conseguenze sia da un punto di vista economico che geopolitico.

La nazione araba ha a suo favore una ricchezza incredibile derivante dal petrolio e proprio grazie alla ricchezza petrolifera è in grado di stabilire il prezzo del greggio iniziando ad avere influenza strategica anche su specifici territori come il Medio Oriente e l’Africa subsahariana. L’ultima mossa è stata la spinta data all’Opec, il cartello dei paesi petroliferi, per far tagliare la produzione di petrolio. Un gesto che potrebbe avere ripercussioni anche sull’inflazione in Europa, e sulla forza militare di Putin in Ucraina.

La decisione di tagliare la produzione di petrolio una mossa per aiutare Putin?

L’Arabia Saudita è uno dei più grandi produttori di petrolio al mondo e le sue scelte sono capaci di cambiare le carte in regola. La sua ultima decisione ha spinto l’Opec a tagliare a partire da maggio la propria offerta di petrolio riducendola a 1,1 milioni di barili. Il timore è che questi tagli servano a far risalire il prezzo del greggio portando maggiori introiti nelle casse dei paesi produttori, Russia compresa.

Un gesto che potrebbe aiutare quindi Putin a finanziare lo sforzo bellico che sta mettendo in atto per la guerra in Ucraina. Siamo ancora lontani dai prezzi raggiunti ad inizio conflitto nel marzo 2022 quando si raggiunse i 125 dollari al barile. Oggi siamo sugli 80 dollari e i paesi produttori sperano, rallentando la produzione, di portarlo ad almeno 90 dollari.

Una decisione proposta soprattutto dall’Arabia Saudita che rappresenta l’ennesimo schiaffo agli Stati Uniti guidati da Joe Biden e a tutto l’Occidente. Gli Stati occidentali cercano di tenere stabili i prezzi del petrolio anche per tenere a bada l’inflazione, ma il principe saudita, trumpiano e sovranista, non sta mostrando alcuna esitazione ad entrare in rotta di collisione con gli Stati Uniti.

L’intenzione del paese orientale sembra essere quella di avere sempre più voce in capitolo nello scacchiere internazionale puntando sempre di più a diventare una potenza autonoma e soprattutto non solo legata al petrolio.

Investimenti per differenziare l’economia

Ecco perché tra le priorità di Mohammed Bin Salman c’è quella di diversificare l’economia saudita. Il modello preso come riferimento è Dubai, compreso un ridimensionamento del potere clericale e una moderata liberalizzazione delle regole islamiche. E poi ci sono gli investimenti, come il resort turistico da 500 miliardi di dollari in costruzione sul Mar Rosso, che avrà una superficie uguale a quella dell’intero Belgio. Ma non solo investimenti in turismo ma anche in energie rinnovabili per diversificare sempre di più l’economia. D’altronde il principe può contare su una potenza di fuoco composta da un patrimonio di 650 miliardi di dollari.

Egitto nuova colonia saudita?

Il nuovo impero arabo punta ad avere voce in capitolo anche in tema di geopolitica soprattutto sulle nazioni mediorientali e dell’Africa subsahariana. L’Egitto è una delle nazioni che sta ricevendo molti aiuti dall’Arabia Saudita. Spesso d’intesa con il Fondo monetario internazionale sta investendo molto sul paese egiziano storicamente molto influente nel mondo islamico e in Nordafrica. Anche il Sudan è tra i primi destinatari dei nuovi investimenti del fondo sovrano saudita. L’obiettivo è arrivare ad avere sempre più controllo su questi territori diventando così attore rilevante al cospetto di altre potenze come Stati Uniti, forti del patto atlantico, o Russia, forte dell’appoggio di Cina e Iran.

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