Nuovo caso negli Stati Uniti di persona morta dopo esser stata infettata dal temuto organismo. C’è da preoccuparsi anche in Italia?
La Naegleria fowleri, organismo comunemente chiamato anche Ameba mangia cervello ha fatto una nuova vittima negli Stati Uniti. L’ultimo caso è di una ragazza 17enne che ha iniziato a stare male alcuni giorni dopo un bagno in un lago.
Megan era andata a nuotare con amici lo scorso 11 luglio in un lago nella contea di McDuffie, vicino casa sua. Sembrava che tutto andasse bene fino a 4 giorni dopo quando la giovane ha iniziato ad accusare un forte mal di testa tanto da spingere la madre a portarla al pronto soccorso. Qui i medici gli hanno diagnosticato una sinusite, le hanno prescritto un antibiotico e l’hanno rispedita a casa. Purtroppo però le sue condizioni di salute sono continuate a peggiorare con febbre, emicrania e perdita di equilibrio. Ricoverata in ospedale, Megan è stata messa in coma farmacologico. L’hanno operata per ridurre il gonfiore che premeva sul cervello ma 11 giorni dopo il suo cuore ha smesso di battere.
Per i medici Megan ha contratto la Naegleria fowleri o Ameba mangia cervello durante il bagno al lago. L’organismo è penetrato dal naso attraverso l’acqua causando una forte infezione al cervello che non gli ha lasciato scampo. L’Ameba mangia cervello se non diagnosticata in tempo ha una mortalità del 97%: solo 4 su 154 infettati tra il 1962 e il 2021 sono sopravvissuti negli Stati Uniti.
Ameba mangia cervello: cos’è, dove si trova e perché si chiama così
La Naegleria fowleri è un organismo unicellulare che vive nel suolo e nelle sorgenti di acqua dolce calda, come laghi, fiumi e sorgenti termali. La sua peculiarità è quella di penetrare nell’organismo attraverso il naso. Una volta all’interno raggiunge il cervello causando un’infezione del sistema nervoso centrale alquanto letale.
L’infezione comporta una distruzione del tessuto cerebrale da cui consegue edema e necrosi del cervello. Da qui l’attribuzione del nome Ameba mangia cervello.
I primi sintomi appaiono 5 giorni dopo il suo accesso nell’organismo. Questi almeno nella fase iniziale sono molto simili a quelli di una meningite batterica e includono: mal di testa, febbre, nausea, vomito, torcicollo e fotofobia. Successivamente abbiamo sonnolenza, disturbi dell’equilibrio, convulsioni, allucinazioni e coma.
La malattia progredisce rapidamente e porta alla morte entro massimo 18 giorni a causa della distruzione del tessuto cerebrale. Si cura con una combinazione di antibiotici ma al momento non esiste una cura specifica e il tasso di mortalità resta molto alto.
L’Ameba mangia cervello può trovarsi nelle acque dolci e calde di tutto il mondo. Tutti i fiumi e i laghi analizzati e collegati a casi di questo tipo presentavano una temperatura di 26 gradi. Attenzione anche alle sorgenti termali, piscine non adeguatamente pulite e in rari casi si può trovare anche nell’acqua di rubinetto (c’è un caso accertato in Texas nel 2020, ndr). Dove non si trova è certamente l’acqua salata di mari e oceani. Quello a cui bisogna fare attenzione è a non far entrare acqua dal naso quando si nuota in acque del genere.
La situazione in Italia
Come detto l’Ameba mangia cervello si può trovare nelle acque dolci e calde di tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono la nazione con più casi dal 1962 ad oggi: ben 154 e solo 4 sono riusciti a sopravvivere. Anche i corsi d’acqua italiani non sono indenni dal pericolo. L’unico caso di decesso dovuto ad Ameba mangia cervello in Italia risale al 2004 ad Este. Un bambino di 9 anni la contrasse dopo aver nuotato in un laghetto che prendeva acqua dal Po, in un’estate particolarmente calda.
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