Chi è Tiziano Renzi, il padre di Matteo condannato in primo grado a Firenze?

Alessandro Cipolla

08/10/2019

08/10/2019 - 13:04

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Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo, dopo l’inchiesta Consip e agli arresti domiciliari insieme alla moglie ora revocati, è stato condannato a 1 anno e 9 mesi in primo grado in un processo riguardante due fatture false.

Chi è Tiziano Renzi, il padre di Matteo condannato in primo grado a Firenze?

Tiziano Renzi insieme alla moglie Laura Bovoli sono stati condannati in primo grado a 1 anno e 9 mesi, in un processo che li vedeva imputati per due fatture false insieme all’imprenditore Luigi Dagostino, a cui è stata inflitta una pena di 2 anni.

In passato Tiziano Renzi era stato coinvolto nell’inchiesta per gli appalti Consip, accusato di traffico di influenze, con la sua posizione che comunque starebbe andando ora verso l’archiviazione.

A febbraio 2019 invece Tiziano Renzi insieme alla moglie Laura era finito ai domiciliari, ora revocati, con gli inquirenti che lo accusano di aver ideato insieme alla consorte un sistema di società e cooperative con i finanzieri che gli contestano due evasioni contributive di 287.131 euro e 332.131 euro.

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La biografia di Tiziano Renzi

Classe 1951, Tiziano Renzi nasce a Reggello, in provincia di Firenze. È sposato con Laura Bovoli, con la quale oltre a Matteo Renzi ha altri tre figli: Benedetta, Samuele e Matilde.

Non tutti sanno che anche il padre di Renzi ha avuto un trascorso nella politica, come Consigliere comunale a Rignano sull’Arno. Per 5 anni, dal 1985 al 1990 si lega alla Democrazia Cristiana, mentre dal 1999 al 2002 lo fa con il Partito Popolare Italiano, che nel 2001 è confluito ne La Margherita.

Nel periodo delle primarie del 2012, perse da Renzi contro Pier Luigi Bersani, Tiziano Renzi è Segretario del Partito Democratico a Rignano, per poi dimettersi dopo aver appreso di essere indagato per la vicenda del fallimento della Chil Post, società impegnata in distribuzione di cui è stato amministratore, con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Nel 2016 è stato comunque assolto da tutte le accuse a riguardo.

Sul suo passato nella Chil Post, però, sono state fatte diverse congetture. Infatti, dal momento che si trattava di una società di distribuzione di giornali e volantini ha avuto senza dubbio dei contatti con i principali editori toscani, come ad esempio Denis Verdini per il Giornale della Toscana. E sembra che sia stato proprio Verdini, socio tra l’altro di Riccardo Fusi, a presentare il giovane Matteo Renzi a Silvio Berlusconi.

Inoltre, insieme a sua moglie Tiziano Renzi detiene il 40% della Party Srl, una società immobiliare. Il suo legame con il mondo dell’edilizia sembra essere molto forte, come rivelato da diverse biografie non autorizzate su Matteo Renzi.

Ad esempio, Tiziano Renzi sembra abbia un forte legame con i vari Baldassini, Tognozzi e Pontello, e soprattutto con il sopracitato Riccardo Fusi che fu al centro dell’inchiesta sulle Grandi Opere.

L’inchiesta Consip

Il primo polverone su Tiziano Renzi c’è stato a riguardo del caso degli appalti Consip. L’accusa mossa nei suoi confronti è quella di traffico di influenza, da cui però il padre dell’ex premier si è sempre difeso.

“La mia condotta è stata trasparente. Ho ricevuto questa mattina un avviso di garanzia dalla procura di Roma in cui si ipotizza ’il traffico di influenza’. Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina neanche conoscevo l’esistenza di questo reato che comunque non ho commesso”.

Ma cos’è quindi il reato di influenza? È il dispositivo 346 Bis del Codice Penale a prevederlo, stabilendo che chiunque sfrutti le relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, e indebitamente ricava denaro o qualsiasi altro vantaggio patrimoniale come prezzo della propria mediazione illecita, può essere punito con una reclusione da uno a tre anni.

Renzi quindi potrebbe aver sfruttato i suoi legami con l’amministrazione per favorire Carlo Russo, imprenditore toscano nel settore farmaceutico e l’imprenditore Alfredo Romeo, al quale sono stati trovati i pizzini su delle presunte tangenti, accusato di essere alla base delle pratiche corruttive che hanno pilotato gli appalti Consip.

Quando l’inchiesta Consip poi sembrava essere scivolata nel dimenticatoio, ecco che la pubblicazione da parte del Fatto Quotidiano di una intercettazione tra Tiziano Renzi e il figlio Matteo ha riportato la vicenda in primo piano.

Nell’intercettazione registrata il giorno prima dell’interrogatorio di Tiziano Renzi, l’ex premier incalza il padre sul fatto che agli inquirenti dovrà dire tutta la verità relativa a questo spinoso caso.

Durante le indagini, adesso per Tiziano Renzi è stata chiesta l’archiviazione, sono emerse però delle presunte irregolarità con omissioni e verbali alterati il tutto per cercare di rendere più pesante la situazione del padre dell’ex segretario del PD.

Le inchieste di Firenze

Se l’inchiesta Consip sembrerebbe essere nei riguardi di Tiziano Renzi sulla via dell’archiviazione, quella della Guardia di Finanza di Firenze ha portato i genitori dell’ex premier agli arresti domiciliari, misura adesso revocata per entrambi, mentre sempre nel capoluogo toscano è arrivata ora una condanna in primo grado.

Il tutto parte nel 2009 e al centro dell’indagine c’è la società Eventi 6 di Tiziano Renzi e Laura Bovoli e altre tre cooperative: Delivery Service Italia, la Europe Service e la Marmodiv, tutte riconducibili ai due.

I finanzieri hanno quindi cercato di ricostruire i fallimenti delle tre cooperative, focalizzandosi soprattutto sulla Delivery Service Italia che nel 2011 ha chiuso in quanto sommersa da debiti.

L’anno prima però gli inquirenti avrebbero riscontrato due evasioni contributive, una di 287.131 euro per il 2010 e un’altra di 332.131. Così il Gip ha giustificato gli arresti domiciliari decisi per i coniugi Renzi.

Emerge dalla circostanza che i fatti per cui si procede non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti nei cui confronti non è stata avanzata richieste cautelare pervicacemente portato avanti anche dopo l’inizio delle indagini.

L’accusa si basa anche su una mail inviata da Tiziano Renzi ad Andrea Conticini, suo genero già salito all’onore della cronaca in merito al coinvolgimento in una indagine su dei fondi versati alla sua Play Therapy Africa.

Occorre predisporre un contratto che preveda questo compenso in base a un lavoro potenzialmente contestabile, anche se il contratto deve essere apparentemente non punitivo. Chiaramente per i clienti che Eventi 6 passerà come realizzazione alla cooperativa Marmodiv. Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta. Quando abbiamo preso in mano i lavoratori e abbiamo capito, facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo, dall’oggi al domani, lo dirottiamo alla nuova.

Altro elemento a favore dell’accusa è la confessione, fatta lo scorso maggio davanti ai pm, dell’imprenditore Paolo Magherini a cui venivano contestate l’emissione di alcune fatture false.

Occorre predisporre un contratto che preveda questo compenso in base a un lavoro potenzialmente contestabile, anche se il contratto deve essere apparentemente non punitivo. Chiaramente per i clienti che Eventi 6 passerà come realizzazione alla cooperativa Marmodiv. Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta. Quando abbiamo preso in mano i lavoratori e abbiamo capito, facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo, dall’oggi al domani, lo dirottiamo alla nuova.

Tutte le accuse sono state respinte dallo stesso Tiziano Renzi che, con un post su Facebook scritto dopo essere finito ai domiciliari insieme alla moglie, ha parlato di ricostruzioni false.

Per il giudice Fabio Gugliotta che insieme alla moglie lo ha condannato in primo grado a 1 anno e 9 mesi, Tiziano Renzi invece è stato ritenuto colpevole per due fatture da un totale di 160.000 euro, emesse dall’imprenditore Luigi Dagostino verso due società del padre dell’ex premier, che per gli inquirenti non corrisponderebbero però a prestazioni realmente effettuate.

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