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Quanto costerebbe agli italiani la caduta del Governo Letta?
venerdì 27 settembre 2013, di
Mentre Enrico Letta da New York rassicurava gli investitori, “l’Italia è un paese giovane, affidabile e virtuoso”, è il “momento giusto” per investire nel Belpaese perché i “mercati sono disponibili”, in Italia andava in scena una delle pagine più tristi della nostra storia e dilagava l’instabilità.
Che sta succedendo? Il PDL minaccia dimissioni di massa in caso di decadenza di Berlusconi (decisione che verrà votata in Giunta il 4 ottobre), Maroni assicura che la Lega è “assolutamente favorevole alla caduta del Governo Letta”, Napolitano lamenta che è stato smarrito il senso civile ed il rispetto per le istituzioni, Letta furioso tuona: “Il PDL ha umiliato l’Italia”.
Non è una telenovela, bensì la nostra storia politica, dove è stato perso di vista l’obiettivo principale: il rispetto per gli italiani.
In questo momento l’Esecutivo dovrebbe occuparsi dei 6 miliardi da trovare per risolvere delle questioni che gravano sulle tasche dei contribuenti e sul bilancio dello Stato, IVA, IMU, Cassa integrazione in deroga, cuneo fiscale, rapporto deficit/PIL (da riportare sotto il 3%), e invece che fa? Gioca a “vincitori e vinti”, legando le vicende giudiziarie di un singolo individuo al destino e al futuro di più di 59.000.000 abitanti.
Un’offesa, una vergogna internazionale, una triste consapevolezza: è con questi presupposti che l’Italia deve ripartire?
Quanto costerebbe agli italiani la caduta del Governo Letta?
A fare i conti è come sempre la CGIA di Mestre:
“Se la settimana prossima il Premier Letta dovesse essere costretto a rassegnare le dimissioni nel 2014 gli italiani potrebbero subire una vera e propria stangata. Tra il ritorno dell’IMU sulla prima casa e l’aumento dell’IVA che scatterebbe dal 1° gennaio, si troverebbero a pagare 9,4 miliardi di euro in più. Di questi, 7,2 miliardi sarebbero in capo alle famiglie e l’aggravio medio annuo per ciascun nucleo si aggirerebbe attorno ai 280 euro“.
In particolare la CGIA di Mestre si sofferma su IMU:
“Gli italiani dovrebbero tornare a pagare questa imposta sulla prima casa. L’onere in capo alle famiglie sarebbe pari a 4,42 miliardi di euro. Gli altri 767 milioni, che porterebbero le entrate totali a 5,18 miliardi di euro, arriverebbero dalla reintroduzione dell’imposta sulle abitazioni principali assegnate dagli Iacp, sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali strumentali e sulle abitazioni delle cooperative a proprietà indivisa. Inoltre, rispetto al 2012, i proprietari di prima casa subirebbero un ulteriore aggravio, pari a 400 milioni, a seguito dell’eliminazione della possibilità di detrarre 50 euro per ogni figlio residente”.
E sull’IVA:
“L’aumento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria costerebbe 4,2 miliardi di euro all’anno. Secondo le stime della CGIA, il gettito a carico delle famiglie dovrebbe attestarsi attorno ai 2,8 miliardi di euro. L’altro 1,4 miliardi di euro verrebbe attribuito agli Enti non commerciali, alla Pubblica Amministrazione e alle imprese (nei casi dove non sussiste la deducibilità dell’imposta)”.