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QE3: un bene o un male? Ecco gli effetti del bazooka Fed
venerdì 21 settembre 2012, di
Lo scorso 13 settembre Ben Bernanke, Governatore della Federal Reserve, ha "sparato col suo bazooka" il terzo round di quantitative easing ovvero un programma di acquisti pensato per incentivare l’economia statunitense facendo particolare riferimento al settore immobiliare e al mercato del lavoro. Da quel momento, non c’è evento o intervento nel mondo economico che non sia legato al QE3: quali sono gli effetti, allora, e quali i possibili risvolti sull’economia?
QE3: gli effetti sui mercati
A differenza dei suoi precedenti storici, il QE3 -fa notare il The Economist- è stato lanciato in un momento in cui le borse e i mercati azionari erano in zona positiva.
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Tanto che qualcuno ha sin da subito obiettato che il lancio del QE fosse stato troppo precipitoso; secondo James Bullard (Federal Reserve of St. Louis), infatti, al momento dell’intervento i mercati mostravano una forte fiducia nei confronti dell’economia USA e, forse, sarebbe stato meglio attendere ulteriori sviluppi anche nella lotta alla crisi Europea, prima di intervenire sull’economia statunitense con un bazooka da 40 miliardi di dollari al mese.
Il QE3 ha segnato il rally delle borse e contemporaneamente una progressiva svalutazione del Dollaro.
In qualità di riferimento monetario mondiale, il Dollaro svalutato rappresenta una minaccia per molte economie, prime fra tutti, le economie emergenti. Non è un caso, infatti, che siano proprio queste a lamentare il potenziale danno causato dagli effetti del QE3 e a tentare la via della svalutazione per impedire il tracollo delle proprie economie.
Ad ogni modo, spiegano gli analisti, l’effetto bomba del QE3 non potrà durare a lungo. Sui mercati valutari (specie sul cambio Euro/Dollaro) sono già cominciate le prese di beneficio ed il rally iniziale che sembrava inarrestabile tende a frenare la sua corsa (anche perché in questo caso la controparte ha e avrà ancora molto da fare per porre rimedio alla crisi).
Sui mercati azionari, d’altra parte, sarà presto evidente come il bazooka di Bernanke sia di poco aiuto sulla crescita economica sul lungo termine. Tuttavia, segue il The Economist, il QE3 è uno strumento razionale per spingere gli investitori a investire sulle azioni ordinarie (visto che i titoli del tesoro saranno mantenuti a tassi "eccezionalmente" bassi fino alla metà del 2015, almeno).
Prospettive inflazionistiche
A questo punto, davanti alla possibilità percepita da molti investitori di un aumento dell’inflazione, sul lungo termine si aprono tre prospettive:
– se l’economia rimanesse stagnante con inflazione bassa, come in Giappone, la migliore strategia sarebbe quella di comprare bond del Tesoro;
– se l’economia si riprendesse ai livelli "pre-crisi" allora sarebbe giusto investire in azioni;
– se invece l’inflazione accelerasse oltre il controllo delle banche centrali, allora sarebbe giusto investire in "commodities" come l’oro.
Sarebbe questa la chiave per spiegare l’apparente contraddizione tra aumento di borse e commodities, tassi di interesse ai minimi storici sui bond e il decremento del valore del dollaro.
QE3: gli effetti su consumatori e disoccupati
Secondo Stephen Roach -Yale University- gli effetti del Quantitative Easing 3 non contribuiranno ad abbassare i livelli di disoccupazione e, certamente, non porteranno denaro nelle tasche dei consumatori. Ma non è l’unico a vederla così: Marc Faber parla di politica monetaria distruttiva, Ron Paul di un "distacco dalla realtà" da parte della Fed.
Insomma, sono in tanti a dubitare dell’effetto del quantitative easing sull’economia reale degli Stati Uniti, ancor di più sono quanti temono la svalutazione del Dollaro che porterà alla rovina le economie più giovani e da questo dipendenti. C’è addirittura chi parla di guerre valutarie e chi ancora non riesce a spiegarsi come possano fare 40 miliardi di dollari iniettati sul mercato a far trovare un posto di lavoro a quel 8.1% di americani disoccupati.