Nelson Mandela: frasi, citazioni, discorsi e aforismi

Matteo Novelli

8 Giugno 2020 - 17:22

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Le migliori frasi di Nelson Mandela: citazioni, discorsi e aforismi del premio Nobel per la pace famoso per la lotta all’apartheid e al razzismo.

Nelson Mandela: frasi, citazioni, discorsi e aforismi

Le frasi e le citazioni di Nelson Mandela sono, accanto alla figura e alle azioni compiute dall’attivista e politico sudafricano, una delle eredità più importanti della storia dell’umanità.

Una biografia che incrocia la lotta contro il razzismo e l’apartheid e la lunga prigionia, la movimentazione mondiale per la sua liberazione e il premio Nobel per la pace, la guida del Sudafrica e la scomparsa nel 2013. Nelson Mandela rivive oggi non solo tra le pagine di Storia ma anche nelle frasi, nelle citazioni e negli aforismi che testimoniano il suo lungo impegno contro ogni forma di discriminazione e razzismo: molte le biografie e i film al lui dedicati (i più celebri Invictus - L’invincibile di Clint Eastwood e Mandela - La lunga strada verso la libertà).

I recenti avvenimenti derivati dalla morte di George Floyd, e il movimento Black Lives Matter, hanno fatto tornare alla luce la figura e i dicorsi di Nelson Mandela, uno dei volti simbolo per la bandiera contro il razzismo. Ecco alcune delle sue frasi più celebri, alcune delle quali dominano i cartelli delle varie manifestazioni sparse in tutto il mondo.

Nelson Mandela: le migliori frasi e citazioni

Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri.

L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo.

È la nostra luce, non la nostra ombra, quella che ci spaventa di più.

Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso.

Ho imparato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa. L’uomo coraggioso non è colui che non si sente impaurito, ma colui che vince la paura.

L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo.

Non vi è alcuna strada facile per la libertà.

Quello che conta nella vita non è il semplice fatto che abbiamo vissuto. È il modo in cui abbiamo fatto la differenza nella vita degli altri a determinare il significato della vita che conduciamo.

L’odio annebbia la mente. Si interpone nel percorso strategico. I leader non possono permettersi di odiare

Sembra sempre impossibile fino a quando qualcuno lo fa.

Nelson Mandela: frasi e discorsi sul razzismo

Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio.

Detesto il razzismo, perché lo considero qualcosa di barbaro, sia che provenga da un uomo di colore o da un uomo bianco.

Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli.

Odio intensamente le discriminazioni razziali, in ogni loro manifestazione. Le ho combattute tutta la mia vita, le continuo a combattere e lo farò fino alla fine dei miei giorni.

Come la schiavitù e l’apartheid, la povertà non è naturale. Sono le persone che hanno creato la povertà e che hanno sopportato la povertà, e sono le persone che la sconfiggeranno. E sconfiggere la povertà non è un gesto di carità. È un gesto di giustizia. È la protezione di un diritto umano fondamentale, il diritto a un vita decente e dignitosa.

Discorso di accettazione dell’Ambassador of Conscience Award (1 Novembre 1996)

Ho camminato sulla lunga strada per la libertà. Ho cercato di non barcollare; ho fatto passi falsi lungo il cammino. Ma ho imparato che solo dopo aver scalato una grande collina, uno scopre che ci sono molte altre colline da scalare. Mi sono preso un momento per ammirare il panorama glorioso che mi circondava, per dare un’occhiata da dove ero venuto. Ma posso riposarmi solo un momento, perché con la libertà arrivano le responsabilità e non voglio indugiare, il mio lungo cammino non è finito.

Ci sono state occasioni nelle quali l’aggressione fisica non è stata così grave quanto l’oppressione psicologica sofferta dalla popolazione nera durante l’apartheid. È una tortura psicologica impossibile da descrivere a parole.

Quando la proverbiale mancanza di elasticità del burocrate si combina con la meschinità del razzismo il risultato può fare vacillare la mente.

Apartheid era un vocabolo nuovo ma l’idea era vecchia. Significa letteralmente «separatezza», e rappresentava la codifica in un unico sistema oppressivo di tutte le leggi e i regolamenti che per secoli hanno mantenuto gli africani in una posizione di inferiorità rispetto ai bianchi. Quello che era esistito più o meno de facto doveva implacabilmente affermarsi de jure. La segregazione spesso sommaria degli ultimi trecento anni doveva essere consolidata in un sistema monolitico, diabolico nei dettagli, ineludibile nella portata e soverchiante nel potere. La premessa dell’apartheid era che i bianchi fossero superiori agli africani, ai meticci, agli indiani, e la sua funzione era quella di stabilire per sempre la supremazia bianca. Secondo i nazionalisti, «Die wit man moet altyd baas wees» ("I bianchi devono rimanere per sempre padroni). La loro piattaforma poggiava sulla parola baasskap, letteralmente «padronanza», una parola forte che condensava la supremazia bianca in tutta la sua asprezza. Tale politica era supportata dalla Chiesa riformata olandese, che forniva all’apartheid la giustificazione religiosa sostenendo che gli afrikaner erano il popolo eletto da Dio e che i neri erano una razza inferiore. Nella visione del mondo degli afrikaner, la Chiesa e l’apartheid andavano d’amore e d’accordo.

(Lungo cammino verso la libertà, pag 114)

Se c’è un paese che ha commesso atrocità indicibili nel mondo, sono gli Stati Uniti d’America. Loro non si preoccupano dei diritti umani.

La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti.

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