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Italia: industria a rischio con il crollo del prezzo del petrolio - Financial Times

giovedì 3 marzo 2016, di Giulia Adonopoulos

In Italia il settore manifatturiero è messo a rischio dalle turbolenze dei mercati e dal crollo del petrolio. Infatti, a una diminuzione della domanda dall’area Asia-Pacifico corrisponde un rallentamento della crescita dell’industria italiana.
Se la ripresa economica nel 2016 sarà inferiore alle aspettative, le imprese italiane potrebbero rivivere l’incubo della recessione. Ecco l’analisi del Financial Times.

Quando gli è stato chiesto di dare una spiegazione al rallentamento relativo alla ripresa economica italiana, Gianluigi Angelantoni, amministratore delegato di un’azienda di medie dimensioni che sorge tra gli ulivi delle colline umbre, ha puntato subito il dito contro l’Arabia Saudita.

La sua Angelantoni Industrie, che fattura 80 milioni di euro all’anno producendo diversi articoli - dagli apparecchi per i crash-test delle auto ai tubi per impianti solari termici - ha, infatti, subìto un calo delle esportazioni verso i paesi del Golfo a causa dei tagli alla spesa dovuti al crollo del prezzo del petrolio.

Di conseguenza, dice, è diminuita la domanda di Arabia Saudita e Russia per quanto riguarda il settore biomedico dell’azienda, ovvero quella che produce apparecchiature per la sterilizzazione e celle frigorifere speciali per la conservazione di sangue, siero, cellule staminali e organi.

“La nostra azienda sta crescendo, ma probabilmente la crescita sarebbe stata maggiore se non ci fosse stato questo rallentamento”,

aggiunge.

Italia: industria frenata dal crollo dei prezzi del petrolio

Le considerazioni di Angelantoni sono emblematiche di quelli che sono i timori di molti altri imprenditori riguardo la traiettoria che sta prendendo l’economia italiana.
L’Italia, terza economia dell’Eurozona e seconda per il settore manifatturiero, cominciava finalmente a riemergere nel 2015 dal duro colpo inflitto dalla recessione, registrando una crescita dello 0,7%.

Ma le speranze di una forte ripresa nel 2016 sono già state oscurate da alcuni fattori internazionali, come la debolezza dei mercati emergenti e le turbolenze che affliggono i mercati finanziari mondiali dall’inizio dell’anno.

Tutto ciò ha causato un forte calo delle quotazioni azionarie italiane, in particolare di quelle delle banche. Tanto che l’OCSE ha recentemente modificato le sue previsioni riguardo la crescita dell’Italia nel 2016, passando dall’1,4% all’1%.

“L’anno scorso abbiamo assistito a un ottimismo diffuso”, ha detto Antonio Alunni, vice-presidente di Confindustria Umbria e amministratore delegato di Fucine Umbre, azienda che produce pezzi aerospaziali con sede a Terni.

“Oggi i dati stanno cambiando e la situazione attuale sta spingendo le imprese ad essere prudenti. In alcuni casi, le aziende evitano proprio di investire”.

Italia: crescita industriale lenta, buoni i dati sulle esportazioni

Il comparto industriale italiano sembra essere stato messo a freno, con un calo della produzione dello 0,7% a dicembre rispetto al mese precedente, contrariamente alle aspettative per una piccola crescita.
Nell’ultimo trimestre del 2015 la produzione industriale in Italia ha registrato una crescita dello 0,1% in meno rispetto al trimestre precedente. Nel frattempo, l’indice PMI manifatturiero è sceso da 55,6 a 53,2 a gennaio, toccando il suo livello più basso dallo scorso settembre.

I dati relativi alle esportazioni dell’Italia sono più incoraggianti e fanno sperare in una fase transitoria del rallentamento e nella ripresa dello slancio a partire dalla seconda metà di quest’anno.
Anche se le esportazioni a dicembre sono diminuite del 2,2%, nell’ultimo trimestre del 2015 hanno visto un aumento dell’1,2% rispetto al terzo trimestre.

“In questo momento siamo in attesa di vedere cosa succede”, ha detto Loredana Federico, senior economist di UniCredit.

“Se la domanda estera continuerà a essere scarsa ci sarà da preoccuparsi. E abbiamo bisogno di sapere per quanto tempo e in che modo le turbolenze dei mercati avranno impatto sulla nostra economia”.

Italia: la crescita lenta è un rischio per la stabilità politica del Paese

Tra le altre cose, gli economisti hanno paura che gli italiani, che avevano cominciato a spendere un po’ di più dopo aver stretto la cinghia per anni, possano decidere di chiudere i rubinetti ancora una volta. Anche se ciò non è ancora accaduto, il calo di fiducia dei consumatori rilevato a febbraio ha sollevato qualche perplessità.

Un periodo prolungato di improduttività in Italia rappresenterebbe un problema per l’Eurozona, ma anche un rischio per la stabilità politica del Paese. Il che potrebbe far rinascere le preoccupazioni per le finanze pubbliche italiane. E se nel 2016 la crescita economica in Italia sarà inferiore alle previsioni, gli sforzi compiuti per ridurre il rapporto debito/PIL per la prima volta in 8 anni saranno ufficialmente vani.

Fonte: Financial Times

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