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Prezzo del petrolio: ecco cosa c’è dietro il crollo
giovedì 11 febbraio 2016, di
Il prezzo del petrolio, insieme a tutto il settore energetico, si trova in una forte fase ribassista che non si vedeva almeno dagli anni ‘90.
In questi giorni l’attenzione degli investitori e dei media sul crollo del prezzo del petrolio è a livelli massimi, con i mercati finanziari che continuano a crollare sulla scia della discesa del prezzo dell’oro nero.
Ma cosa c’è dietro il crollo del prezzo del petrolio? Perché la quotazione scende e quando tornerà a salire di nuovo?
A causa del prezzo del petrolio basso, i profitti delle società petrolifere che negli ultimi anni avevano raggiunto livelli record, oggi sono fortemente diminuiti, portando le compagnie a chiudere molti dei propri impianti e a tagliare gli investimenti per la produzione e le nuove esplorazioni in cerca di altro petrolio.
Ad oggi, il crollo del prezzo del petrolio ha causato la bancarotta di molte società, lasciando almeno 250.000 persone senza lavoro.
Tutto questo è stato causato dal crollo del prezzo del petrolio, che è sceso di oltre il 70% da giugno 2014.
Il prezzo del petrolio è riuscito a recuperare un po’ di terreno lo scorso anno, ma i prezzi nel 2016 hanno raggiunto i minimi del 2004.
Gli analisti dicono che serviranno degli anni prima che il prezzo del petrolio ritorni verso i 90-100 dollari al barile, un livello che è stato più o meno la normalità negli ultimi dieci anni.
Leggi anche: Prezzo del petrolio: il rialzo è lontano, in calo la domanda nel 2016 - report AIE
Qual è il prezzo del petrolio ora?
Il Brent, il benchmark internazionale, è scambiato intorno ai 30 dollari al barile. Il WTI, ovvero il benchmark statunitense, è invece a circa 27 dollari al barile.
Perché il prezzo del petrolio è sceso?
È una domanda complicata ma, semplificando, possiamo dire che si tratta semplicemente di uno sbilanciamento tra la domanda e l’offerta di petrolio.
La produzione di petrolio negli Stati Uniti è più che raddoppiata negli ultimi anni, riducendo così la necessità di importare petrolio dall’estero. L’Arabia Saudita, la Nigeria e l’Algeria, che una volta vendevano il proprio petrolio negli Stati Uniti, si sono dovuti rivolgere al mercato asiatico in cerca di nuovi compratori ma, nel frattempo, l’economia della Cina ha rallentato, causando così un calo della domanda di petrolio anche per il gigante della regione asiatica.
Intanto, i produttori sono stati costretti a tagliare il prezzo del petrolio.
Tuttavia, la produzione e l’esportazione di petrolio di Canada e Iraq hanno continuato ad aumentare. Anche la Russia, che affronta problematiche economiche rilevati, riesce ancora a produrre petrolio.
I segnali di riduzione di produzione ci sono, ma il taglio non si sta verificando abbastanza velocemente.
Sul lato della domanda, le economie d’Europa e i mercati sviluppati sono deboli e i veicoli stanno diventando sempre più efficienti attraverso fonti di energia alternative.
Crollo del prezzo del petrolio: chi vince?
In alcuni paesi il prezzo della benzina è sceso notevolmente (purtroppo non in Italia, a causa delle famose accise che tengono alto il prezzo).
I maggiori beneficiari del crollo del prezzo del petrolio sono i cittadini statunitensi che, grazie alla benzina più economica, vedono aumentare la propria capacità di risparmio e di spesa.
Crollo del prezzo del petrolio: chi perde?
Le prime vittime del prezzo del petrolio basso sono i paesi produttori. Venezuela, Nigeria, Ecuador, Brasile e Russia sono solo alcuni degli stati che stanno soffrendo a causa della discesa dell’oro nero, accompagnati dai disordini di politica interna.
L’impatto delle sanzioni dell’Occidente nei confronti dell’Iran ha causato un calo delle esportazioni di circa 1 milione di barile al giorno degli ultimi anni, bloccando anche le importazioni delle ultime tecnologie e impiantistiche per l’estrazione e la lavorazione del petrolio.
Ma con le sanzioni ormai rimosse, l’industria del petrolio iraniano riconquisterà presto il suo posto sul mercato, aumentando così l’offerta disponibile.
Negli Stati Uniti nessun produttore sta traendo un profitto rilevante dall’estrazione del petrolio.
Chevron, Royal Dutch Shell e BP hanno annunciato tagli agli stipendi a causa delle crisi di liquidità, ma sono di gran lunga in una situazione migliore rispetto ai produttori oil & gas indipendenti più piccoli che stanno tagliando i dividendi e vendendo asset per ridurre le perdite nette.
Prezzo del petrolio: il ruolo dell’OPEC
Un fattore centrale nel crollo del prezzo del petrolio è individuato inoltre nel ruolo dell’OPEC, cartello economico sul petrolio composto da 12 Stati, guidati de facto dall’Arabia Saudita.
L’OPEC si è rifiutata più volte di intervenire tagliando la propria produzione di petrolio per riequilibrare i prezzi, spiegando di non voler perdere la propria quota di mercato.
Tuttavia, da mesi, Iran, Venezuela, Ecuador e Algeria stanno facendo pressione sul cartello affinché si dia il via al taglio della produzione, ma gli Emirati continuano a rifiutarsi. Allo stesso tempo, l’Iraq ha aumentato l’estrazione del petrolio, mentre l’Iran tornerà presto ad essere uno dei maggiori esportatori dell’oro nero.
Se il prezzo del petrolio dovesse rimanere così basso ancora per un altro anno o più, l’Arabia Saudita (già in difficoltà) troverà molto difficile evitare un crack finanziario pur di difendere la propria quota di mercato.
Le teorie cospirative dietro il crollo del prezzo del petrolio
Ci sono alcune teorie cospirative circa il crollo del prezzo del petrolio. Alcuni ritengono che l’Arabia Saudita voglia ferire la Russia e l’Iran, proprio lo stesso obiettivo che hanno anche gli Stati Uniti. Questo motivo potrebbe essere sufficiente per Arabia Saudita e Stati Uniti per spingere insieme il crollo del prezzo del petrolio. Dopotutto, la discesa del costo del petrolio negli anni ‘80 ha aiutato gli USA a indebolire l’Unione Sovietica.
Ma non esiste alcuna prova a supporto di questa teoria e gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita difficilmente potrebbero riuscire a cooperare.
A quando il rialzo del prezzo del petrolio?
Non nel breve termine. La produzione di petrolio non sta diminuendo abbastanza velocemente negli Stati Uniti e negli altri Paesi, anche se questo fattore potrebbe cambiare radicalmente nel corso dell’anno.
Ci sono segnali che la domanda e l’offerta - e quindi il prezzo del petrolio - possano recuperare un equilibrio verso la fine del 2016.
La domanda di carburante sta aumentando in alcuni Paesi e questo potrebbe aiutare il prezzo del petrolio a risalire il prossimo anno o due.
