Gucci: chiusa inchiesta su presunta evasione fiscale

Francesca Caiazzo

28 Novembre 2018 - 12:25

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Oltre un miliardo di euro sottratto al fisco italiano, secondo l’accusa, che ipotizza l’omessa dichiarazione dal 2010 al 2016.

Gucci: chiusa inchiesta su presunta evasione fiscale

Volge al termine l’inchiesta su una presunta evasione fiscale che vede coinvolti l’amministratore delegato di Gucci, Marco Bizzarri e il suo predecessore, Patrizio Di Marco. Ne dà notizia l’agenzia Reuters, che cita “fonti a diretta conoscenza del dossier”.

Secondo l’indagine coordinata dalla Procura di Milano, la società del gruppo Kering avrebbe eluso il fisco italiano per circa un miliardo di euro, versando le tasse in Svizzera anziché in Italia.

Fin dall’inizio dell’attività investigativa, che nel dicembre del 2017 portò a una perquisizione negli uffici del noto brand, Gucci si è detta pronta a collaborare, certa della correttezza del suo operato.

Anche il gruppo internazionale di beni di lusso con sede a Parigi si dice fiducioso per il prosieguo della vicenda.

L’inchiesta

Secondo fonti vicine all’inchiesta, la Procura di Milano ha chiuso l’indagine sul caso Gucci, accusata di aver evaso il fisco in Italia. Il Pm che ha in mano il fascicolo, Stefano Civardi, sostiene che la filiale Luxury Goods International con sede a Cadempino nel Canton Ticino, che commercializza i prodotti a marchio Gucci, avrebbe dovuto versare le tasse sui ricavi nel nostro Paese e non in Svizzera dove hanno sede diversi magazzini.

In questo modo, sostiene la procura, al fisco italiano sarebbero stati sottratti 1,3 miliardi di euro.

Ai due manager, Bizzarri e Di Marco, viene contestata l’omessa dichiarazione dei redditi sui bilanci dei sette anni che vanno dal 2010 al 2016, ipotizzando la stabile organizzazione occulta in Italia, dove hanno sede gli uffici del management.

In pratica, secondo l’accusa, l’azienda avrebbe simulato una sede all’estero, eludendo di fatto le tasse italiane sugli utili.

Verso il processo?

La chiusura delle indagini potrebbe portare alla richiesta di rinvio a giudizio per i due indagati con l’apertura di un processo. L’eventualità di arrivare nelle aule giudiziarie potrebbe essere scongiurata se entro i 20 giorni successivi alla notifica della conclusione dell’inchiesta (che sarebbe avvenuta nei giorni scorsi) venissero presentate nuove prove.

Gucci potrebbe – come accade spesso in casi del genere - trovare un accordo con l’Agenzia delle Entrate per regolarizzare la sua posizione. Circostanza che non escluderebbe così un eventuale patteggiamento o ancora l’archiviazione da parte del Tribunale.

La società, come detto, si è detta certa di aver agito correttamente e contesterebbe – stando a fonti vicine al dossier - l’ipotesi della stabile organizzazione occulta in Italia spiegando che il rapporto con la Lgi è una questione di “transfer pricing”.

Anche Kering sottolinea la “correttezza del suo operato” e di star “collaborando attivamente con le autorità competenti”.

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