Grillo in tv a Porta a Porta: Ecco le bufale dette dal leader dal M5S

Marta Panicucci

20 Maggio 2014 - 17:12

Grillo ospite di Vespa a Porta a Porta parla per un’ora proponendo ai telespettatori leggende e bufale sul fiscal compact, sui costi della corruzione in Italia e su Monte dei Paschi di Siena

Grillo in tv a Porta a Porta: Ecco le bufale dette dal leader dal M5S

Ieri sera abbiamo assistito al tanto atteso ritorno di Beppe Grillo in Rai, dopo quasi 20 anni di lontananza. Grillo inizia la puntata camminando in tondo per lo studio di Porta a Porta criticando le foto solitamente utilizzate dalla trasmissione per ritrarlo e la scelta del pubblico pagato guarda caso, e qui parte la risata, proprio 80 euro.

Il comizio
Alla fine Grillo si mette seduto di fronte a Bruno Vespa e inizia il suo comizio. Perché praticamente è di questo che stiamo parlando, di un comizio, ed è proprio Grillo ad ammetterlo. Quando Vespa cerca di interromperlo dicendo "Grillo non è mica un comizio" lui candidamente risponde "come no? non sono venuto qui per farmi intervistare da te" e con un sorriso continua a parlare.

Sulle altre reti, più o meno si ripropone la stessa scena. Berlusconi a Quinta Colonna ha giocato in casa, facendo il suo comizio spalleggiato da Paolo Del Debbio; mentre Formigli a Piazza Pulita ha seguito in diretta parte del comizio di Renzi a Napoli.

Nello studio di Porta a Porta, Grillo è inarrestabile, parla per un’ora a voce alta, passando velocemente da un tema all’altro, facendo battute, rivolgendosi direttamente in camera. Vespa fa qualche domanda, ma soprattutto lo lascia fare, lasciando passare diverse inesattezze dette dal leader 5 Stelle, ma soprattutto alcune bufale storiche. Qui per vedere il video integrale della puntata di Porta a Porta.

Fiscal Compact
La leggenda del fiscal compact riproposta ieri sera anche da Grillo suona così: "Le regole europee ci costringeranno, ogni anno, a ridurre il nostro debito di 50 miliardi". Questa è una conclusione semplicistica di un ragionamento molto più complesso che porta a tutt’altra cifra.

L'articolo 4 del fiscal compact recita: "Quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo di una parte contraente supera il valore di riferimento del 60% di cui all’articolo 1 del protocollo (n. 12) sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato ai trattati dell’Unione europea, tale parte contraente opera una riduzione a un ritmo medio di un ventesimo all’anno come parametro di riferimento secondo il disposto dell’articolo 2 del regolamento (CE) n. 1467/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997".

All’epoca il nostro debito pubblico era uguale al 120% del Pil e avrebbe dovuto essere dimezzato in 20 anni. La metà del debito pubblico equivaleva a 1.000 miliardi che diviso 20 anni dà come risultato 50 miliardi l’anno. E’ da qui che arriva la leggenda.

Per prima cosa nel fiscal compact non si parla di ridurre il debito reale, ma il rapporto debito/Pil e inoltre il Pil a cui si fa riferimento non è il Pil reale, ma il Pil "nominale” che in sostanza è il Pil reale più l’inflazione. Insomma il calcolo dei miliardi di debito da tagliare si deve fare sulla base di molte variabili: crescita reale, inflazione, costo del debito e non può essere semplificato con il ragionamento sopra esposto.

Sul sito Pagella Politica hanno provato a fare alcuni conti utilizzando queste variabili ed è risultato che per rientrare nelle regole del Fiscal Compact bisognerebbe ridurre il debito di circa 27 miliardi nel 2014. Si tratta sempre di una bella cifra, ma praticamente la metà di quella urlata da Grillo e tutti gli antieuropeisti.

60 miliardi di euro di corruzione
Grillo ieri sera ha riproposto la bufala del costo annuale della corruzione in Italia che ammonterebbe a 60 miliardi di euro annui. Si tratta di una stima sostanzialmente infondata che circola ormai da anni, ripresa anche dalla Commissione Europea, che in un report pubblicato nel febbraio di quest’anno ha ripreso le stime citate dalla Corte dei Conti italiana.

La bufala dei 60 miliardi proviene in realtà da un rapporto della Banca Mondiale sui costi della corruzione nel mondo, risalente al 2004. Nel rapporto si affermava che il valore delle tangenti pagate annualmente ammontasse ad 1 trilione di dollari, il 3% del Pil mondiale. Cifra grossolanamente applicata sul Pil italiano dell’epoca e poi, magicamente trasformata da dollari in euro. Da quel momento la bufala dei 60 miliardi di euro di corruzione si è diffusa e continua ad essere riproposta nonostante l’errore sia stato svelato anche dal Servizio Corruzione Italiano nella sua relazione al parlamento del 2010, a pagina 6.

In realtà non esistono stime precise sui costi della corruzione, perché è un fenomeno estremamente difficile da rilevare, ma secondo le stime dell’associazioni Libera Antimafia il suo costo dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 miliardi di euro.

Monte dei Paschi di Siena
Le terza e ultima bufala detta da Beppe Grillo è su Monte dei Paschi di Siena. E’ assolutamente vero, come ha affermato Grillo, che il fondo statunitense Blackrock sta facendo shopping tra le aziende italiane a piazza affari. In particolare quest’anno si è dedicato alle banche aumentando il suo peso in Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare e Monte dei Paschi di Siena. In quest’ultimo istituto però Blackrock è al 3,23% e non al 64% come sostenuto ieri sera da Grillo.

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