Freno di emergenza del Recovery Fund: cos’è e come funziona

C. G.

21 Luglio 2020 - 16:01

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Recovery Fund: cos’è il freno di emergenza e come funziona lo strumento proposto dall’Olanda per controllare gli altri Paesi?

Freno di emergenza del Recovery Fund: cos’è e come funziona

Cos’è il freno di emergenza del Recovery Fund, come funziona e perché ha dato vita a una nuova ondata di polemiche?

Queste e altre domande hanno fatto irruzione nel pieno delle discussioni del Consiglio europeo che dopo quattro intere giornate di discussioni ha finalmente partorito l’agognato accordo.

All’interno di quest’ultimo è stato inserito il tanto discusso freno anche se con caratteristiche più light rispetto all’iniziale proposta dell’Olanda. Visto che da questo strumento potrebbe dipendere l’erogazione dei fondi all’Italia e alle sue colleghe, capire cos’è il freno di emergenza del Recovery Fund e come funziona è risultato sin da subito qualcosa di estremamente importante.

Freno di emergenza Recovery Fund: cos’è?

Prima di comprendere cos’è il freno di emergenza occorre fare un passo indietro e capire nuovamente cos’è il Recovery Fund.

Con questo strumento (almeno nel progetto della Commissione UE) agli Stati membri vengono concessi dei soldi, sia sotto forma di prestiti agevolati che sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto.

Il tutto, si noti, in cambio di riforme giudicate prioritarie dall’Unione europea anche sulla base delle raccomandazioni formulate per ciascuno Stato. A maggio, ad esempio, la Commissione UE ha chiesto all’Italia di focalizzarsi su alcuni aspetti fondamentali tra cui:

  • salute
  • liquidità per imprese
  • occupazione
  • efficienza dei settori amministrativo/giudiziario
  • crescita sostenibile
  • transizione verde
  • trasformazione digitale

Sin da subito l’Olanda di Rutte ha proposto l’introduzione del freno di emergenza con cui bloccare l’erogazione dei fondi nei confronti di quegli Stati non in linea con le riforme e gli obiettivi comunitari. Come? Tramite un sistema di voto unanime con cui approvare i singoli Piani nazionali di riforma (PNR).

Nel definitivo accordo sul Recovery Fund però il progetto è stato alleggerito. Adesso i piani di ciascun Paese verranno valutati dalla Commissione UE e tale valutazione sarà votata a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo.

La stessa Commissione si rivolgerà inoltre al comitato economico e finanziario per richiedere pareri sull’effettiva osservanza degli obiettivi prefissati da parte degli Stati membri.

Se in quell’occasione uno o più Paesi avranno dubbi sull’attuazione delle riforme dei colleghi potranno sollevare la questione al Consiglio UE chiedendogli di rimandare le discussioni al successivo vertice e bloccando così l’erogazione dei fondi (per un periodo massimo di 3 mesi).

Uno stop pensato dai frugali per evitare che le risorse vengano destinate a spese non in linea con gli obiettivi europei.

Ecco dunque cos’è e come funziona il freno di emergenza sul Recovery Fund, ma soprattutto ecco perché la proposta ha sollevato così tante discussioni.

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