1 maggio 2023, cosa si festeggia: la vera storia della Festa dei lavoratori

Giorgia Bonamoneta

30/04/2023

30/04/2023 - 23:32

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La Festa dei lavoratori e delle lavoratrici ha ancora lo stesso valore del passato? Ecco cosa si festeggia il 1° maggio e perché oggi, più che mai, è un giorno di lotta per i diritti.

1 maggio 2023, cosa si festeggia: la vera storia della Festa dei lavoratori

Il 1° maggio, come ogni anno in Italia e in molti Paesi del mondo, si celebra la Festa dei lavoratori o Festa del lavoro. La data di questa ricorrenza non è casuale e fa riferimento ai fatti che hanno portato i lavoratori nelle strade americane a scioperare contro lo sfruttamento sul posto di lavoro.

La Festa dei lavoratori, oggi celebrata con il tradizionale concertone di Piazza San Giovanni a Roma, viene «canonizzata» a Parigi il 20 luglio del 1889. Quella che viene chiamata “festa” nasce però nel sangue di una lotta per i diritti di chi lavorava e che, nelle piazze e nelle strade, ha perso la vita negli scontri con la polizia. La Festa del lavoro nasce dai fatti negli Usa, ma oggi il «Labor Day» - così viene chiamato - si tiene il primo lunedì di settembre, differenziandosi dagli altri Paesi.

C’è chi si domanda se ha ancora senso ricordare la Festa dei lavoratori il 1° maggio o se il sistema è ormai cambiato in favore di questi. Abbandonare la “festa” vorrebbe però dire che non c’è più motivo di preoccuparsi per le condizioni di lavoro nel nostro Paese e a ben vedere non è così. Il 1° maggio 2023 il governo Meloni presenterà il decreto Lavoro, un gesto simbolico e che secondo alcuni commentatori serve a indebolire il 1° maggio e a contrapporre i lavoratori poveri dai poveri senza lavoro.

Le origini del 1° maggio: la storia delle lotte operaie

La Festa dei lavoratori del 1° maggio è legata alle manifestazioni che si tennero a Chicago nel maggio del 1886. Le prime forme di protesta dei lavoratori ebbero in realtà origine già nel 1880, ma il raggruppamento maggiore di operai si raggiunse solo nel 1886, quando la mobilitazione coinvolse 12 mila fabbriche e 400 mila lavoratori. Il motto era:

8 ore di lavoro.
8 ore di svago.
8 ore di sonno.

Il 3 maggio del 1886 i lavoratori si riunirono di fronte ai cancelli della fabbrica di macchine agricole McCormick della città di Chicago. Il corteo ospitava oltre 80 mila persone e ben presto si perse il controllo, finendo in tragedia. Per disperdere la folla di manifestanti le Forze dell’Ordine spararono e provocarono vittime e numerosi feriti. Il giorno successivo (4 maggio) nei pressi dell’Haymarket Square, venne lanciato un ordigno che uccise un poliziotto. Il gesto - la cui origine è sconosciuta - provocò una nuova raffica di colpi e la colpa cadde su 7 uomini, poi condannati a morte nell’agosto del 1887 con sentenza d’impiccagione.

Il 1° maggio in Italia: ha ancora senso riunirsi?

Dal 1891, nello stesso giorno in Italia, a Cuba, in Russia, Cina, Messico, Brasile, Turchia e in diversi Stati dell’Unione Europea si celebra la Festa dei lavoratori. L’istituzione di questa data venne ratificata dai delegati socialisti durante la Seconda Internazionale tenutasi nella Capitale francese nel 1889.

Dalla sua istituzione il 1° maggio del 1891 vede un’unica forte battuta d’arresto, ovvero in concomitanza con il ventennio fascista. A partire dal 1923 infatti la Festa dei lavoratori venne abolita, o meglio, confluì nel Natale di Roma, ovvero il 21 aprile, che conosciamo come la data leggendaria data di fondazione della Capitale nel 753 a. C. Nel 1947 la Festa del lavoro e dei lavoratori tornò a essere celebrata.

Un sanguinoso evento avvenne però in concomitanza con questo ripristino. Il 1° maggio del 1947 si verificò quella che è passata alla storia come la strage di Portella della Ginestra, località montana del comune di Piana degli Albanesi, in Provincia di Palermo. Qui si erano infatti riuniti circa 2 mila lavoratori, soprattutto contadini, per celebrare la ricorrenza protestando contro il latifondismo a favore dell’occupazione delle terre incolte. In quell’occasione però il bandito Salvatore Giuliano insieme ai suoi uomini - per mano della politica locale che voleva fermare le proteste - sparò sulla folla provocando una carneficina: 11 morti, 27 feriti.

Il 1° maggio ha ancora senso e riunirsi per richiedere un miglioramento delle condizioni di lavoro è ancora essenziale. Nel 2023 l’Italia non ha abbandonato nel passato masse di lavoratori sfruttati sotto il sistema del caporalato, del lavoro in nero e del precariato. Sistemi che non permettono di vivere in maniera dignitosa e che si oppongono, anche attraverso noti esponenti pubblici e politici, ai dibattiti sul salario minimo o alla settimana corta lavorativa. Il lavoro è cambiato e così anche il manifesto di un 1° maggio sempre più improntato alla persona e poi al lavoratore.

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# Lavoro

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