Denaro, banche centrali e politica monetaria: elementi di macroeconomia per investitori

Federica Agostini

6 Agosto 2013 - 19:31

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Denaro, banche centrali e politica monetaria: elementi di macroeconomia per investitori

Il denaro può essere considerato come un bene ampiamente utilizzato e accettato per il trasferimento di beni e servizi. Oggi, esistono tre tipologie di denaro in uso:

  • Denaro in senso di commodity: ovvero un bene inerente il cui valore serve a dare valore al denaro (ad esempio l’oro o l’argento).
  • Moneta legale: un bene il cui valore è inferiore al valore monetario che rappresenta (come ad esempio le banconote).
  • Denaro bancario: ovvero il credito che i correntisti possono ritirare.

In un’economia, il denaro assolve a diverse funzioni. Anzitutto è un mezzo di scambio, quando tutte le parti di un’economia accettano denaro, si elimina la necessità di baratto. In sintesi: il denaro è un mezzo di scambio molto più veloce e conveniente nel commercio, anche e soprattutto per la sua durata nel tempo. Una banconota continuerà ad avere valore oggi, come tra un anno (cosa che non avviene con il baratto).

Il ruolo delle banche centrali

Nella maggior parte dei paesi, il denaro viene fornito dalla banca centrale.

Negli Stati Uniti, la banca centrale è la Federal Reserve che si occupa della fornitura di denaro, ma allo stesso tempo ne stabilisce il prezzo mediante una serie di meccanismi e regolamentazioni del sistema bancario statunitense.

Le banche sono istituzioni che si occupano di vendere ed acquistare denaro. Le banche «comprano» denaro dai depositanti che parcheggiano il denaro in cambio di tassi di interessi. Contemporaneamente, il denaro viene «venduto» nella forma di prestito.

Politica monetaria

La politica monetaria è una delle prerogative di una banca centrale.

Secondo il pensiero Keynesiano, la politica monetaria può essere utilizzata per influenzare la domanda aggregata, alleggerendo la severità o la forza della recessione oppure riducendo la crescita prima che l’economia venga sovra-stimolata. Secondo questa teoria, tassi di interesse inferiori stimolano i consumi dei privati e gli investimenti delle aziende, vice versa per tassi più alti.

La teoria monetarista la vede diversamente. I monetaristi ritengono che il cambiamento di offerta di moneta non produca cambiamenti importanti sulla crescita di lungo periodo, ma soltanto sui livelli dei prezzi (facendo aumentare o diminuire l’inflazione). In altre parole, alzando o abbassando i tassi di interesse mediante la politica monetaria, i governi rischiano l’inflazione e la destabilizzazione dell’economia, ma non ottengono sostanziali cambiamenti nel percorso di crescita.

Il dibattito attorno all’efficienza della politica monetaria si risolve in buona parte nel concetto definito come velocità di circolazione del denaro. La velocità si riferisce in sostanza alla frequenza con la quale un’unità di denaro può essere spesa in uno specifico arco temporale. Maggiore è la velocità, minore è la fornitura di denaro necessaria in un determinato periodo. Secondo i monetaristi, la velocità non cambia rapidamente o spesso, di conseguenza un aumento della fornitura di denaro si limita a far aumentare i prezzi.

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