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Borse deboli ma senza scossoni dopo il voto in Grecia: gli effetti finanziari della vittoria di Syriza
lunedì 26 gennaio 2015, di
Dopo che i primi risultati sul voto greco sono stati resi pubblici ed è stata confermata la schiacciante vittoria di Syriza lo scenario a cui si guarda con più apprensione, dopo quello politico internazionale, è quello finanziario.
La giornata delle piazze europee inizia in calo anche se non sono stati rilevati consistenti scossoni come, invece, ci si aspettava. Dopo un’apertura in sordina è stato evidenziato un leggero rialzo di tutti i mercati finanziari europei mentre il colpo è stato accusato in maniera più netta dalle piazze asiatiche.
Sono state ovviamente le prime dichiarazioni rilasciate da Alexis Tsipras subito dopo i risultati ad alimentare i timori dello scenario finanziario, dal momento che il leader di Syriza ha ribadito la fine del prolungato periodo di austerità imposto dalle istituzioni europee alla Grecia.
La piazza europea che ha accusato contraccolpi più pesanti è stata quella di Atene che ha segnato in apertura un ribasso del 4%. Particolarmente negativi i titoli bancari greci per i timori legati all’emorragia di capitali già iniziata nei giorni scorsi che, potrebbe diventare anche più consistente in base alle decisioni che metterà in campo il nuovo esecutivo. Sale lo spread greco che registra un aumento di circa 30 punti base raggiungendo area 840 punti (contro i bund). Nonostante le elezioni, vendono anche i titoli greci con rendimento dei bond a tre anni al 10,84% (in risalita dello 0,76%) e rendimento dei titoli a 10 anni inferiore al 9%. Un dato quest’ultimo (inversione della curva dei rendimenti) che, tuttavia, manifesta le preoccupazioni degli investitori circa il possibile default del Paese in un arco di tempo medio lungo.
Alle 9,30 italiane l’indice FTSEurofirst 300 era in calo dello 0,36% a quota 1.474,24 punti. Sempre a poco tempo dall’apertura Parigi segnava un calo dello 0,35%, Francoforte dello 0,14% e Londra dello 0,59%.
La situazione ha però impiegato poco tempo a stabilizzarsi dal momento che Atene ha attualmente azzerato le perdite. Milano, dopo l’apertura in rosso, è al momento in recupero al +0,01% (FTSE MIB, rilevazione delle 11:21); risalgono anche Francoforte al + 0,72% (Dax 30, rilevazione delle 11:06), Parigi al + 0,33% (CAC 40, rilevazione delle 11:06) mentre Londra è in lieve calo al - 0,27% (FT-SE Mib, rilevazione delle 11:14).
Per quanto riguarda lo spread tra BTp italiani e Bund tedeschi dopo il minimo storico toccato lo scorso venerdì (con rendimenti al di sotto dell’1,5%), stamattina il valore oscilla tra i 115 e i 120 punti base, mentre il rendimento è all’1,53%, poco sopra i livelli di venerdì scorso.
Per quanto riguarda le quotazioni dell’euro, il Quantitative Easing messo in campo lo scorso Giovedì dalla BCE continua a produrre i suoi effetti trascinando l’euro a quota 1,1098 dollari, i minimi da oltre 11 anni. La moneta unica è attualmente in ripresa, sopra quota 1,12.
Si tratta comunque di una situazione di generale incertezza perché saranno le prime mosse di politica economica di Syriza a determinare il reale impatto delle elezioni greche sugli scenari finanziari. A tal proposito si guarda con attenzione anche alla riunione dell’Eurogruppo di oggi pomeriggio, incontro nel quale si discuterà delle prossime trattative con Atene circa la rinegoziazione del debito pubblico e momento in cui potrebbero emergere maggiori indiscrezioni riguardo alla colazione di lavoro in cui si incontreranno Mario Draghi (BCE), Jean Claude Juncker (Commissione Europea), Donald Tusk (Consiglio Europeo) e Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo) per discutere dello stesso argomento. Sullo scenario internazionale torna alla ribalta il caso Ucraina dove, dopo le recenti agitazioni, gli Usa di Barack Obama minacciano nuove sanzioni verso Mosca.
Sul fronte delle materie prime l’oro si configura sempre maggiormente come l’unico vero e stabile bene rifugio, incassando apprezzamenti crescenti che ne fanno lievitare il prezzo a 1300 dollari l’oncia, anche grazie alle speculazioni che stanno avvenendo sull’ipotesi che Tsipras voglia davvero rinegoziare il debito pubblico greco. Il petrolio Wti, già debole per l’eccesso di produzione rispetto a una domanda stagnante, perde l’1,65%, dopo avere toccato il nuovo minimo da marzo 2009 a 44,39 dollari; per quanto riguarda il Brent, per la consegna di Marzo cede l’1,5% circa in area 48 dollari al barile, dollari dopo aver raggiunto il minimo di 47,87.
