Tassa per i super ricchi, cos’è e perché se ne parla

Giorgia Bonamoneta

15 Marzo 2023 - 20:04

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“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” diceva l’eroe di quartiere ed è con lo stesso spirito che 130 eurodeputati chiedono di tassare i super ricchi. Perché se ne sta parlando?

Tassa per i super ricchi, cos’è e perché se ne parla

130 persone, tra eurodeputati ed economisti, chiedono una tassa internazionale progressiva sulla ricchezza estrema. Dopo l’imposta minima sulle multinazionali, arriva la petizione da parte di 130 eurodeputati sull’introduzione di una tassa ai super ricchi.

La petizione introduce temi come ingiustizie fiscali, ingiustizie economiche e ambientali su come tentare di risolvere attraverso la tassazione ai ricchi. Ora che è stato raggiunto l’accordo sulla tassazione minima delle multinazionali, è tempo di puntare ai super ricchi, cioè ai cittadini.

La proposta è semplice su carta e prevede infatti l’introduzione di un’imposta progressiva sulle ricchezze per ridurre le disuguaglianze e contribuire a finanziare gli investimenti necessari per la transizione ecologica e sociale. Si tratta, nel concreto, di un’imposta dell’1,5% - anche se il valore è ancora da discutere su un tavolo condiviso - su patrimoni di almeno 50 milioni di euro.

È tempo di parlare di tassazione dei super ricchi per mitigare le disuguaglianze e tentare di trovare un soluzione alle crisi conseguenti al cambiamento climatico, di cui spesso sono proprio i più ricchi a beneficiare? Ecco di cosa si sta parlando.

Tassa sui super ricchi: cos’è e a quanto ammonterebbe

La crisi climatica ha iniziato a sconvolgere le società umane colpendo gravemente le fondamenta stesse del sostentamento umano e dell’organizzazione sociale”. Sono queste le parole che introducono le conclusioni del rapporto “Cimate Inequality” del 2023. L’instabilità descritta non travolge prima i Paesi che hanno alimentato la crisi, infatti gli impatti climatici non sono equamente distribuiti in tutto il mondo. In media sono i Paesi a basso e medio reddito a subire impatti maggiori rispetto alle loro controparti più ricche. 

Allo stesso tempo, la crisi climatica è segnata anche da significative disuguaglianze all’interno dei Paesi, tanto che la vulnerabilità a numerosi impatti climatici è fortemente legata al reddito e alla ricchezza, non solo tra Paesi, ma anche al loro interno. C’è chi ha accolto con sempre maggiore preoccupazione i fenomeni globali, dai rifugiati climatici alla siccità che distrugge i raccolti interni.

Sono più di 130 gli eurodeputati che hanno firmato la petizione per l’introduzione di una tassa sulle ricchezze. La proposta prevede una tassa dell’1,5% sui patrimoni di 50 milioni di euro. La proposta però va discussa collettivamente e la petizione invita Osce e Nazioni Unite a iniziare un dialogo sulla proposta di tassazione. Gli eurodeputati inoltre chiedono all’Europa di fare da portavoce e di prendersi la responsabilità di agire in questo momento storico.

Serve davvero una tassa sui super ricchi?

Non è la prima volta che i più ricchi chiedono di pagare più tasse. Persino il presidente degli Stati Uniti ha proposto di tassare i redditi più cospicui - per chi guadagna più di 400 mila dollari l’anno - e i miliardari per ridistribuire le ricchezze e rendere il sistema sanitario più accessibile. Non è da meno Bernie Sanders che non solo ha chiesto la tassazione dei super ricchi, ma ha anche sottolineato con forza che di miliardari non ne abbiamo bisogno.

Nel 2020 l’1% dei più ricchi si è impossessato di quasi i due terzi della ricchezza prodotta al mondo e mentre la povertà estrema cresce e i salari subiscono le crisi economiche e ambientali, nessuno di questi super ricchi sembra proporre delle soluzioni.

I più ricchi possono utilizzare elaborati accordi fiscali per ridurre la loro aliquota fiscale al minimo indispensabile, cosa che le famiglie comuni o le medie e piccole imprese non possono fare. Chi deve pagare per la transizione ecologica e per l’abbattimento delle disuguaglianze? Secondo gli oltre 130 eurodeputati, e i diversi altri gruppi che nel corso degli anni si sono uniti sotto la stessa bandiera “tax the rich”, dovrebbero essere proprio i super ricchi a pagare.

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