Cosa cambia con la nuova sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito.
La Corte Costituzionale torna sul tema del suicidio assistito, anche perché in Italia nonostante le tre pronunce della Consulta negli ultimi 5 anni resta ancora un completo vuoto normativo. Il Parlamento continua ad allungare i tempi per regolamentare la morte medicalmente assistita, dovendo ora fare i conti con le nuove linee guida della Corte. La legge sul fine vita è indispensabile per tutelare la libertà, l’autodeterminazione e la dignità dei cittadini, ma avere regole precise serve anche a impedire illeciti e abusi, tutelando al contempo gli interessi collettivi e il diritto alla salute. Un impegno che lo Stato italiano deve assolvere nel rispetto della carta costituzionale, come ricordato ancora una volta dalla Corte Costituzionale.
Oltre ad ammettere il suicidio assistito anche in questa ipotesi, i giudici si sono espressi in maniera più elastica anche sui requisiti necessari per accedere a questa pratica. Non bisogna infatti dimenticare che anche il diritto alla vita e alla salute devono essere preservati, motivo per cui bisogna trovare un equo compromesso per permettere ai cittadini di scegliere in maniera libera, consapevole e pertinente. L’assistenza può essere garantita quando la soluzione estrema appare giustificata rispetto alla condizione clinica del paziente, bilanciando i vari interessi dei cittadini.
Non c’è dubbio, per la Corte Costituzionale, sulla necessità di permettere il sucidio assistito. Così come è fondamentale definire con precisione modalità e criteri di accesso, senza che questi ultimi siano restrittivi al punto da vanificare il fine della pratica. Vediamo in particolare cos’hanno stabilito i giudici.
Cosa cambia nel suicidio assisito con la sentenza della Corte Costituzionale
La recente sentenza n. 66/2025 della Corte Costituzionale rafforza ulteriormente la libertà di autodeterminazione dei cittadini, mirando a garantire davvero la possibilità di ricorrere al suicidio assistito. La regolamentazione non deve infatti impedire nella pratica il ricorso alla morte assistita, lasciando che sia una mera possibilità astratta. La sentenza ruota infatti intorno al requisito del sostegno vitale, considerato paradossale dai giudici nell’attuale formulazione. Si rischia infatti di paralizzare il ricorso alla pratica o quanto meno di generare un meccanismo del tutto controproducente e deleterio.
Secondo la Corte Costituzionale non è corretto subordinare l’accesso al suicidio assistito ai trattamenti di sostegno vitale o meglio non è corretto pretendere che il paziente sia già sottoposto a tali trattamenti quando chiede la morte assistita. In questo modo, infatti, viene meno l’obiettivo di tutelare la libertà e l’autodeterminazione, ma anche la dignità stessa del cittadino che verrebbe di fatto obbligato a sottoporsi ai trattamenti per avere il suicidio assistito. Ciò però non significa che il suicidio assistito debba essere permesso senza guardare alla condizione clinica, tutt’altro. Molto semplicemente i giudici ritengono più corretto collegare la possibilità di ricorrere al sucidio assistito alla necessità dei trattamenti di sostegno vitale.
La differenza non è affatto una piccolezza come potrebbe sembrare. Secondo l’interpretazione della Corte, il paziente che necessita dei trattamenti di sostegno vitale per sopravvivere - secondo la valutazione medica - ha diritto al suicidio assistito e può quindi direttamente anche rinunciare alle cure. Prima di questo chiarimento, invece, la morte assistita poteva essere considerata soltanto da chi era già sottoposto ai trattamenti. I pazienti con una diagnosi di questo genere dovevano di fatto accettare il trattamento soltanto con lo scopo poi di rifiutarlo, un vero e proprio controsenso. Restano poi gli altri requisiti imposti dalla stessa Corte nel 2019, vale a dire:
- malattia incurabile;
- sofferenze insostenibili;
- capacità di intendere e di volere.
Con la legge sul fine vita potrebbero rientrare tra i criteri di accesso al suicidio assistito anche le cure palliative, che la Corte Costituzionale invita a rendere accessibili ai cittadini in tempistiche consone, risolvendo le criticità. Gli stessi giudici ribadiscono contestualmente l’importanza del sostegno sociale, socio-sanitario e familiare per i malati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA