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La riforma delle pensioni che ci chiede l’Europa
mercoledì 28 marzo 2018, di
La riforma delle pensioni continua a far discutere, con la Banca Centrale Europea che ha ricordato ai Paesi dell’Eurozona l’importanza di abbassare ulteriormente la spesa pensionistica.
Un avvertimento rivolto specialmente all’Italia, secondo Paese dell’Eurozona - dopo la Grecia - ad avere il più alto rapporto tra spesa per le pensioni e PIL (pari al 16%). Eppure in Italia si continua a parlare di eliminazione della Legge Fornero, di estensione della Quota 41, di introduzione della Quota 100 e della stabilizzazione dell’Opzione Donna; tutte misure che contribuirebbero ad innalzare ancora di più la spesa per le pensioni.
Anche perché - come ricordato dall’Eurostat - è in atto un progressivo invecchiamento della popolazione che comporterà un inevitabile aumento della spesa previdenziale. Permettere agli Over 60 di andare prima in pensione rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero (che dal 2019 porterà a 67 anni l’età pensionabile complice l’adeguamento con le aspettative di vita Istat) sarebbe dannoso per l’intera Eurozona, ecco perché secondo la BCE la riforma delle pensioni annunciata a più riprese da Centrodestra e Movimento 5 Stelle “non s’ha da fare”.
L’Italia quindi non deve fare un passo indietro, bensì avanti. Come sottolineato da Mario Draghi, infatti, “ulteriori riforme in questo settore sono essenziali e non devono essere ritardate”. Per questo motivo dovremmo pensare a come abbassare la spesa pensionistica, e non ad aumentarla; ma in che modo?
Un suggerimento ce lo dà il Fondo Monetario Internazionale autore del report intitolato “Italy: Toward a Growth-Friendly Fiscal Reform” con il quale sono stati analizzati gli effetti delle ultime riforme sulla spesa previdenziale italiana.
In questo documento vengono suggerite anche delle misure necessarie per ridurre quella percentuale del 16% che grava sulle nostre spalle; provvedimenti che non piaceranno ai cittadini, ma - secondo FMI e la BCE - necessari per salvaguardare la stabilità economico-finanziaria dell’intera Eurozona.
Quale riforma delle pensioni secondo il Fondo Monetario?
Una nuova riforma delle pensioni in Italia è necessaria; il nostro Paese, infatti, deve fare in modo di abbassare l’incidenza della spesa previdenziale sul PIL, oggi pari al 16%.
Per farlo sarà necessario eliminare la quattordicesima, ridurre la tredicesima e “stringere la cinghia” sulla reversibilità delle pensioni.
Per quanto riguarda la pensioni di reversibilità il FMI suggerisce di introdurre alcuni limiti: ad esempio, un’età minima per il coniuge che rimane vedovo, escludendo inoltre tutti gli altri familiari.
Secondo il FMI quindi è stato un errore dell’ultimo Governo garantire ad oltre tre milioni e mezzo di pensionati (quelli con reddito inferiore ai 13mila euro) il diritto alla quattordicesima; questa infatti dovrebbe essere abolita totalmente e sostituita da interventi generalizzati contro la povertà, come ad esempio l’attuale reddito di inclusione REI o la futura ed eventuale pensione di cittadinanza promossa dal Movimento 5 Stelle.
Allo stesso tempo sarà necessario aumentare l’aliquota per i lavoratori autonomi: dall’attuale 24% al 27%, in modo di avvicinarsi al 33% dei lavoratori dipendenti.
Provvedimenti necessari per far “quadrare i conti” sui quali però difficilmente concorderà il prossimo Governo, qualunque esso sia. Sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini, infatti, hanno promesso una riforma delle pensioni che tutelerà i cittadini, con la Lega che si è detta persino disposta a non rispettare i limiti di spesa imposti da Strasburgo. Il braccio di ferro, insomma, sembra essere appena iniziato.