Quali bonus possono saltare con la riforma fiscale: le detrazioni che restano e quelle cancellate

Stefano Rizzuti

9 Marzo 2023 - 16:49

condividi

La riforma fiscale ridurrà le aliquote Irpef da quattro a tre, con conseguenze che si faranno sentire in busta paga. Ma a cambiare potranno essere anche le detrazioni: quali saltano e quali restano?

Quali bonus possono saltare con la riforma fiscale: le detrazioni che restano e quelle cancellate

La riforma fiscale arriverà presto sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il governo Meloni e il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, stanno lavorando a due ipotesi: in entrambi i casi di andrebbero a ridurre da quattro a tre le aliquote Irpef. Proprio l’Irpef è il punto cruciale di questa riforma, con importanti novità per gli stipendi dei lavoratori dipendenti.

La delega fiscale sarà solo un primo passo verso il vero obiettivo di questa legislatura: la flat tax per tutti. La riforma prevede novità sul fronte dell’Iva, dell’Ires e dell’Irap. Ma quelle principali, comunque, riguardano l’Irpef e la revisione delle tax expenditures.

Le agevolazioni e le esenzioni fiscali potrebbero cambiare notevolmente, anche con una forfettizzazione per scaglione di reddito. Questo vuol dire che alcuni dei bonus di cui usufruiamo con la dichiarazione dei redditi potrebbero essere eliminati o, quantomeno, cambiare. Cosa resta e cosa verrà cancellato?

Le detrazioni da lavoro dipendente

Come spiega la Repubblica, l’idea del governo è di puntare su una detrazione da lavoro forfettizzata calibrata sul reddito, in modo che chi guadagna meno abbia uno sconto maggiore. Così facendo l’esecutivo vuole aiutare soprattutto i redditi medio-bassi, allargando il meccanismo che prevede una riduzione progressiva delle detrazioni al crescere del reddito, azzerandole sopra una certa cifra.

Bonus, come cambiano le detrazioni fiscali

A cambiare saranno anche le cosiddette tax expenditures, ma non con tagli generalizzati. Ci saranno probabilmente alcuni interventi netti, con la sospensione di alcuni bonus di cui a beneficiare sono in pochi. Questi potrebbero essere del tutto cancellati, mentre per altri si ipotizza la forfettizzazione.

Dal governo arrivano rassicurazioni, invece, su altre di queste voci. Per esempio sembra che resteranno piene le deduzioni sulle spese legate a scuola e sanità (pensiamo, per esempio, alla detrazione del 19% sulle spese sanitarie). Qualche dubbio in più c’è invece sulle spese legate alla casa, come per lo sconto sui mutui. Tagli che potrebbero essere necessari per finanziare la riforma dell’Irpef.

La riduzione delle aliquote Irpef

Al momento le ipotesi di riforma dell’Irpef sono due: la prima prevede un’aliquota al 27% o al 28% per i redditi tra 15mila e 50mila euro; la seconda estenderebbe l’aliquota al 23% fino a 28mila euro, con il 33% tra 28mila e 50mila euro. Cosa cambierebbe in questi due casi? La Fondazione nazionale dei commercialisti ha provato a valutare gli effetti in una simulazione per la Repubblica.

Nella prima ipotesi a essere penalizzati sarebbero i redditi da 15mila a 28mila euro, che pagherebbero tra i 15 e i 390 euro in più. Sopra i 28mila di reddito l’impatto negativo scenderebbe, proseguendo comunque fino ai 33mila. Il vantaggio, invece, sarebbe per chi guadagna più di 33mila euro e maggiore per i redditi intorno ai 50mila euro, con ben 1.150 euro in più.

Con la seconda ipotesi, invece, pagherebbero tutti meno tasse. Il beneficio massimo sarebbe di 700 euro per i redditi vicini alla soglia dei 50mila euro. In ogni caso, spiegano dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, la modifica degli scaglioni deve essere accompagnata da un cambio delle detrazioni da lavoro dipendente per evitare penalizzazioni.

Iscriviti a Money.it