Pignoramento stipendio, limiti e importi aggiornati al 2024

Simone Micocci

09/01/2024

Pignoramento di un quinto dello stipendio, nuovi limiti per l’aggressione del conto corrente del creditore. Cosa è cambiato da gennaio 2024.

Pignoramento stipendio, limiti e importi aggiornati al 2024

Sono cambiati i limiti per il pignoramento dello stipendio.

Come ogni anno, infatti, l’importo entro cui lo stipendio può essere pignorato viene rivisto sulla base dell’inflazione accertata dall’Inps. Nello specifico, l’aggiornamento vale solo quando il creditore aggredisce direttamente lo stipendio già accreditato su conto corrente.

Il pignoramento è l’operazione con cui i beni del debitore vengono aggrediti ai fini di rimborsare i creditori. Se interessa lo stipendio si parla di pignoramento presso terzi (articolo 543 del Codice di procedura civile), operazione con cui a seguito di decreto ingiuntivo viene autorizzata l’aggressione di un credito che il debitore vanta nei confronti di un terzo.

In tal caso, quindi, dalla busta paga viene trattenuta la quota pignorata. In alternativa, lo stipendio può essere pignorato direttamente alla persona interessata qualora risulti già accreditato sul conto corrente.

Come anticipato, però, non tutto l’importo può essere pignorato. Come forma di tutela dei confronti del debitore, infatti, viene fissato un limite per il pignoramento dello stipendio, garantendo al lavoratore dipendente il minimo vitale.

Limite che varia a seconda che il pignoramento venga disposto sulla retribuzione ancora in mano al datore di lavoro o su quanto già accreditato sul conto corrente del lavoratore. In quest’ultimo caso il valore cambia ogni anno in quanto dipende dall’importo dell’assegno sociale (annualmente soggetto a rivalutazione al pari delle pensioni).

A inizio 2024, quindi, è cambiato l’importo che può essere oggetto di pignoramento. Vediamo qual è la soglia che non può essere oltrepassata nonché qual è la procedura di pignoramento corretta.

Limite pignoramento stipendio aggiornato al 2024

È l’articolo 545 del Codice di procedura civile a disporre che le somme dovute a titolo di stipendio, salario o comunque qualsiasi altra indennità relativa al rapporto di lavoro può essere oggetto di pignoramento.

Come anticipato, non tutto lo stipendio è pignorabile: la legge, infatti, stabilisce che deve essere sempre garantito al debitore il minimo vitale per vivere e sostenere la famiglia. Il minimo vitale non è l’unico criterio in base al quale viene determinato l’ammontare del pignoramento; ad esempio varia anche in considerazione delle modalità utilizzate.

Facciamo chiarezza. La legge stabilisce che lo stipendio non può essere pignorato oltre il limite di un quinto: tale calcolo deve essere effettuato sull’importo netto e non sul lordo. Ad esempio, su uno stipendio netto di 1.000 euro il debitore ne può aggredire solamente 200 euro.

Tuttavia, quando il creditore è l’Agenzia delle Entrate Riscossione, il pignoramento dello stipendio è soggetto a dei limiti differenti. Ecco come si calcola la quota pignorabile dello stipendio:

-* un decimo (1/10) dello stipendio se l’importo non supera i 2.500 euro;

  • un settimo (1/7) dello stipendio se l’importo non supera i 5.000 euro;
  • un quinto (1/5) dello stipendio se l’importo è superiore ai 5.000 euro.

Anche il Tfr può essere pignorato, sempre nel limite di un quinto dell’importo netto totale.

Se lo stipendio è basso può essere pignorato?

Non esistono stipendi non pignorabili, anche se di ammontare molto basso. Per esempio, se la retribuzione mensile è di 300 euro al mese, il pignoramento consentito ammonterà a 60 euro.

Quindi, una volta che si proceduto al calcolo del c.d. “minimo vitale”, lo stipendio può essere sempre pignorato per la parte eccedente.

Un principio ribadito dalla Corte Costituzionale con la sentenza 248/2015, dove si legge che anche nel caso di stipendio molto basso - e anche se questo è l’unica fonte di sostentamento - il minimo vitale resta pari a quattro quinti dello stipendio.

Limite pignoramento dello stipendio su conto corrente

Diverso è il caso in cui il pignoramento avviene sullo stipendio già accreditato sul conto corrente. La legge, infatti, prevede che le somme già depositate sul conto al momento della notifica dell’atto di pignoramento possono essere aggredite per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale. Le mensilità versate dopo la notifica dell’atto di pignoramento, invece, verranno trattenute di volta in volta, fino all’estinzione del debito, direttamente dal datore di lavoro, nella misura di un quinto.

Di fatto, dal momento che l’importo dell’assegno sociale ogni anno è soggetto a rivalutazione, anche il limite del pignoramento dello stipendio su conto corrente viene continuamente aggiornato.

Nel 2024, considerando un importo dell’assegno sociale pari a 534,41 euro, la soglia oltre la quale è possibile il pignoramento è di 1.603.23 euro (mentre nel 2023 era pari a 1.509,81 euro). Prendiamo come esempio il caso in cui sul conto ci siano 2.000 euro: l’importo pignorabile è pari a 396,77 euro.

Complice l’inflazione, che ha portato a un incremento del 5,4% dell’importo dell’assegno sociale, quindi, quest’anno si è ridotta la quota della parte di conto corrente pignorabile dai creditori.

Può essere pignorato più di un quinto dello stipendio?

Si può superare il limite del pignoramento dello stipendio oltre un quinto? Ciò può accadere quando ci sono più creditori sullo stesso debitore, ma solo se si tratta di crediti di natura differente.

Infatti, quando vengono notificati più pignoramenti nello stesso momento si procede con il saldo del credito in maniera progressiva, vuol dire che il secondo creditore riceve quanto gli spetta solo dopo che sono stati saldati i crediti del primo. Il giudice quindi autorizzerà il pignoramento dello stipendio “in accodo”, ovvero uno dopo l’altro.

Diverso il caso di quanto i creditori non sono della stessa natura. Facciamo un esempio: se una persona è debitrice nei confronti di un libero professionista (per crediti privati) e allo stesso tempo anche dello Stato, il pignoramento complessivo può superare il limite di un quinto ma lo stipendio garantito deve essere di almeno la metà.

Pignoramento della busta paga con notifica al datore

A questo punto possiamo vedere come funziona la procedura che porta alla espropriazione forzata.

Concretamente il pignoramento della busta paga avviene dopo che l’atto di pignoramento dello stipendio viene consegnato dal creditore al pubblico ufficiale del tribunale, in quale, a sua volta, procede con la notifica al lavoratore, al datore oppure all’istituto di credito.

Nel termine di 10 giorni, datore di lavoro o istituto di credito devono comunicare tramite Pec o raccomandata a/r l’importo dello stipendio del dipendente debitore.

Dopodiché debitore e creditore sono chiamati a comparire in tribunale dove avverrà la prima udienza. In questa sede il giudice verifica la veridicità e l’importo del credito e poi autorizza il pignoramento dello stipendio, che sarà trattenuto nella misura di un quinto dell’importo netto.

Attenzione: il pignoramento dello stipendio viene meno se il rapporto di lavoro cessa. Ciò significa che se il dipendente viene assunto da un’altra azienda la notifica va presentata nuovamente.

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