Perché i salari reali non salgono in Italia?

Raphael Raduzzi

10 Marzo 2023 - 15:57

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Perché i salari reali, che ben descrivono il potere di acquisto di uno stipendio, non salgono in Italia? Analizziamo motivi e prospettive del mercato del lavoro in Italia.

Uno dei record negativi tristemente noti in Italia è quello di essere sempre il fanalino di coda nella crescita dei salari reali. Ma quanto sono aumentati, o meglio, diminuiti i salari reali nel nostro Paese nell’ultimo periodo. E soprattutto, perché questa dinamica?

Prima di tutto chiariamo cosa si intende per salari reali: questi sono gli stipendi medi registrati in un’economia aggiustati per l’inflazione, cioè per la dinamica dei prezzi. In questo modo si registra qual è l’effettiva capacita di spesa, cioè il potere di acquisto di uno stipendio.

Il primo dato utile a capire la dinamica degli ultimi anni è tratto da un recente report dell’OIL, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, un’agenzia specializzata nell’ambito del lavoro delle Nazioni Unite. In questo report si trova il seguente grafico che rappresenta i salari medi reali sotto forma di indice. I salari reali del 2008 vengono riparametrati su base 100 e si vede come da questo livello base l’indice salga o scenda.

Indice medio dei salari reali nei Paesi G20 Indice medio dei salari reali nei Paesi G20 Dal 2008 al 2022. Fonte: OIL

Dal 2008 ad oggi, quindi negli ultimi 15 anni, l’Italia risulta essere il peggior Paese del G20, sia tra le economie avanzate che tra quelle in via di sviluppo. Con una diminuzione dal 2008 del 12%, ed un crollo del 6% registrato soltanto nell’ultimo anno a causa della fortissima impennata dell’inflazione. Ma le cose sono ben peggiori, perché se guardiamo ai dati dell’OCSE, che invece partono dal 1990, abbiamo che sostanzialmente i salari reali sono rimasti piatti negli ultimi 30 anni.

Stipendi medi dal 1990 al 2021 Stipendi medi dal 1990 al 2021 Fonte: Avarage annual wages

Perché i salari reali non salgono in Italia

Un quadro per molti versi desolante. Quindi, quali sono le ragioni di questa dinamica?

Partiamo col dire che questo è un problema molto studiato e dibattuto, ovviamente anche nella letteratura economica specializzata. Cerchiamo quindi di sintetizzare quanto fin’ora emerso dallo studio di questo fenomeno.
La prima ragione che spiega il comportamento dei salari reali in Italia è dato dalla produttività del lavoro, anch’essa piuttosto stagnate negli ultimi decenni. Nella letteratura economica, è generalmente accettata la teoria secondo cui i salari reali dipendano, tra le altre cose, dall’andamento della produttività.

Ciò che invece è molto più dibattuto riguarda le cause della stagnazione della produttività: da un lato gli economisti neoliberisti tendono a guardare agli aspetti sul lato dell’offerta come ad esempio l’alta presenza di aziende di piccole o piccolissime dimensioni nel tessuto produttivo, che tra le altre cose investono poco in ricerca e sviluppo. Dall’altro, gli economisti keynesiani imputano alle dinamiche della domanda la scarsa produttività italiana. Se non vi è domanda, per diverse ragioni – dalle politiche fiscali di austerity, all’entrata nell’euro con i problemi che ha portato competitività con l’estero – anche la capacità di innovare e rendersi più produttivi viene a mancare.
Una seconda ragione sta nell’alto livello non solo di disoccupazione, ma anche di sotto-occupazione che registriamo in Italia. Con più lavoratori disoccupati, la loro forza contrattuale è minore e per un datore di lavoro è più facile reperire mano d’opera ad un costo inferiore, proprio perché la competizione al ribasso tra lavoratori è molto alta.

La terza ragione, e questa è anche piuttosto immediata, è da rivedersi nel ruolo dei sindacati. Anche qui, vi sono parecchi studi su come i sindacati abbiano perso forza contrattuale nell’Eurozona ma soprattutto in Italia. Questo anche per via di una progressiva perdita di credibilità dei vertici apicali di queste organizzazioni, spesso ritrovati dopo i loro incarichi poi in posizioni nei partiti che stavano nei governi coi quali dovevano trattare i diritti dei lavoratori, o ancora a causa degli scandali, anche giudiziari, di questo mondo.

In ultima analisi, bisogna citare il ruolo della legislazione, che negli ultimi decenni è andata sempre verso una ‘liberalizzazione’, per non dire ‘precarizzazione’, del mercato del lavoro. Potremmo citare il Jobs Act del 2016 o anche il fatto che l’Italia è uno dei pochi Paesi europei a non avere una legislazione sul salario minimo, dato che la gran parte dei contratti sono basati sulle contrattazioni collettive coi sindacati che abbiamo appena citato. E anche in questo ambito, quei pochi presidi di welfare sono spesso osteggiati dai governi di tutti i colori politici: basti pensare che anche l’importo del reddito di cittadinanza verrà abbassato, portando tanti disoccupati ad accettare lavori per uno stipendio ancora più basso di quelli offerti ora.

Finché questi problemi non verranno affrontati, sarà difficile sperare di veder crescere nuovamente i salari reali nel nostro paese.

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