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Morti bianche in Sanità: gli orari di lavoro possono uccidere

giovedì 22 giugno 2017, di Vittorio Proietti

Le morti bianche esistono anche in Sanità: gli orari di lavoro di medici, OSS e infermieri possono essere massacranti e portare gli operatori del SSN a risentirne. Il caso di un tecnico radiologo morto per troppo lavoro citato nella Sentenza di Cassazione 14313/2017 è decisamente molto grave.

Per morti bianche s’intendono tutti lavoratori deceduti durante le proprie mansioni per omissioni o colpe indirette dei datori di lavoro. Il colore bianco indica infatti la mancanza di un diretto responsabile, certamente non si riferisce al camice degli specialisti della Sanità.

Gli incidenti che portano alle morti bianche sono diminuiti considerevolmente in Italia grazie alla sempre più accesa attenzione alla sicurezza sul lavoro. Tuttavia le condizioni di lavoro nella Sanità sono peggiorate notevolmente e molto spesso medici, infermieri, OSS e operatori tecnici sono obbligati a doppi turni, doppie notti, senza nessuna possibilità di riposo.

La Sentenza di Cassazione sulla morte bianca del radiologo siciliano potrà fungere da precedente per tutte quelle situazioni in cui il decesso sia avvenuto senza incidenti, ma per nesso causale delle condizioni di lavoro stesse.

Morti bianche in Sanità: la Sentenza che cambia il diritto

Alle morti bianche dobbiamo abituarci anche in Sanità, malgrado sembri assurdo che al giorno d’oggi un lavoratore possa morire per cause indirette di omissioni, cattive gestione e orari di lavoro massacranti. La Sentenza 14313/2017 non lascia spazio a dubbi, la morte del radiologo di Enna è dovuta al lavoro stesso.

Secondo la Corte spetta al datore di lavoro stesso garantire ai propri dipendenti condizioni di lavoro accettabili. Organizzare turni e orari in modo da rispettare i diritti dei lavoratori, nonché mantenere intatta la loro salute e integrità psichica (Art. 2087 del Codice Civile).

Orari di lavoro massacranti non possono generare morti bianche, poiché non vanno riversate sui lavoratori le carenze di personale.

Nel caso specifico, il SSN ed il suo presidio locale hanno piena responsabilità sul proprio organico e soprattutto piena responsabilità nel caso di danni fisici a infermieri, OSS, medici e operatori tecnici impegnati nel servizio sanitario.

La Sentenza 14313/2017 crea quindi un punto di svolta nel mondo del diritto del lavoro, aprendo a nuove considerazioni e nessi causali riguardo alle morti bianche, poiché istituisce un collegamento con una causa indiretta finora mai identificata.

La Sentenza di Cassazione sulla morte bianca del radiologo

Le morti bianche in Sanità potranno beneficiare della Sentenza 14313/2017, che riconosce la responsabilità della ASP Enna per la morte del tecnico radiologo a causa di turni di lavoro massacranti.

Il radiologo soffriva di cardiopatia ischemica, rimasta silente fino alla prima manifestazione coincisa con il decesso. A partire da questo la difesa del SSN si è appellata alla mancata conoscenza della patologia, oltre che all’assenza di proteste da parte dello specialista riguardo agli orari di lavoro.

Nessun carattere colposo sarebbe imputabile all’ASP di Enna, secondo il ricorso presentato, eppure la responsabilità degli orari di lavoro è di assoluta responsabilità della dirigenza sanitaria ed il lavoro eccessivo cui è stato sottoposto il radiologo è stata la reale causa del suo decesso.

La Corte di Cassazione ha pertanto confermato che non necessitano lamentele per ritenere inadeguati orari di lavoro massacranti, la colpa è comunque della dirigenza sanitaria dell’ASP siciliana secondo l’Art. 2087 del Codice Civile ed il risarcimento è più che legittimo.

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