Lavoro agile 2.0: il futuro dello smart working

Seedble

22 Settembre 2022 - 08:57

condividi

L’era post Covid si sta concretizzando e si iniziano quindi a fare i conti sul futuro del lavoro agile: cosa succederà al chiacchierato smart working?

Lavoro agile 2.0: il futuro dello smart working

I trend e i numeri ci dicono che le aziende continuano a vedere lo smart working nel loro futuro: il 90% di queste, infatti, afferma di vedere lo smart working come modalità di lavoro definitiva.

Sicuramente, comunque, qualcosa sta cambiando e continuerà a cambiare: la forma che le aziende stanno dando allo smart working e il ricorso che le stesse stanno facendo alla modalità di lavoro agile.

Come cambia lo smart working

Stiamo già passando dal cosiddetto smart working emergenziale del periodo Covid, che sicuramente era uno smart working di massa ma nella gran parte dei casi disorganizzato, a uno smart working strutturato, magari meno massivo (nel numero di giornate di lavoro da remoto o nel numero di persone contemporaneamente coinvolte) ma sicuramente più efficace. A vincere nei prossimi anni, in poche parole, sarà la cosiddetta modalità ibrida.

L’esperienza vissuta durante il coronavirus infatti, durante il quale il cosiddetto working anytime, anywhere (lavorare a qualsiasi orario da qualunque luogo) aveva conosciuto la sua massima espressione e - a volte - distorsione, ha ricordato a molte realtà che il giusto sta nel mezzo. Questa avventura ci ha insegnato che i cambiamenti, per essere sostenibili nel tempo, devono essere accompagnati dai giusti periodi di transizione volti a implementare tutti i processi e le strutture a supporto. Per non parlare poi delle conseguenze dello smart working emergenziale sui lavoratori durante il coronavirus, in termini di libertà di disconnessione e di burnout: conseguenze con cui oggi combattiamo ogni giorno.

Quello che è sicuro, quindi, è che le aziende stesse andranno a discostarsi da sistemi così massivi di smart working, causando da un lato una generale diminuzione del numero di persone che lavorano da casa e una diminuzione del numero di giorni lavorati da casa (trend già più che visibile sin dallo scorso anno) ma, dall’altro lato, anche un cambio di direzione aziendale verso approcci più ibridi, volti proprio a mantenere comunque vivo (anche se in maniera più oculata e studiata) quell’approccio agile al lavoro che ci ha permesso comunque di sopravvivere ai cambiamenti degli ultimi anni.

Lo stesso termine smart working, ormai impropriamente identificato con il lavoro da remoto, potrebbe anche cedere il passo al termine hybrid working (già ampiamente utilizzato), per andare a indicare un approccio più legato allo spazio di lavoro che alle modalità dello stesso.

La rinascita dei territori

Un altro trend che possiamo sicuramente osservare, sin dagli albori dello smart working emergenziale, è quello della rinascita dei piccoli borghi e dei territori abbandonati per le grandi città. Il nostro tessuto territoriale nazionale quindi sta conoscendo una piena rinascita.

Ma non solo, oltre ai piccoli borghi l’avvento dello smart working di massa ha portato beneficio anche a quelle regioni italiane che avevano fino a quel momento sofferto le migrazioni verso le altre parti del paese.

Il fenomeno è stato talmente forte da aver ormai acquisito in riferimento alle regioni del Sud Italia un nome proprio: il c.d. South Working , in grande e crescente diffusione nel vocabolario comune. Grazie alla possibilità di lavorare da remoto, infatti, molte persone hanno ripensato la propria sede di lavoro, avvicinandosi magari alla terra di origine o semplicemente optando per zone che potessero offrire uno stile di vita diverso rispetto a quello della grande città: è così che il south working ha riportato alla vita molti luoghi d’Italia che prima non erano semplicemente visti come potenziali sedi di lavoro.

Oggi questo movimento è così forte - e lo sarà sempre di più a tendere, grazie anche alla filosofia YOLO (You Only Live Once), tornata alla ribalta proprio con la pandemia - che non sono più solo le persone a spostarsi verso territori decentrati, ma anche le aziende: molti coworking e hub di innovazione per startup stanno infatti nascendo proprio in borghi disseminati lungo il territorio italiano.

A tendere, quindi, il territorio andrà a riprendersi un ruolo fondamentale nel sistema-lavoro, favorendo anche la rinascita di un’economia maggiormente diffusa.

Il futuro degli uffici

Come il futuro del lavoro, quindi, anche quello dell’ufficio è ibrido: una parola che caratterizzerà quindi il domani di tutta l’organizzazione lavorativa aziendale.

Se infatti l’approccio al lavoro sarà agile, contraddistinto da una modalità ibrida, va da sé che anche l’ufficio dovrà seguire la stessa direzione. Quest’ultimo, infatti, non sarà più l’unico luogo da cui le persone potranno lavorare e dovrà assumere quindi nuove e ulteriori funzioni: prima tra tutte quella sociale. L’ufficio diventerà luogo di incontro tra persone, luogo dove socializzare o dove dare valore a una collaborazione in presenza, magari perché richiesta da una specifica attività.

E per l’attività lavorativa? Per quanto riguarda l’attività lavorativa, invece, questa sarà distribuita su team che lavoreranno in parte in presenza e in parte da remoto; l’ufficio, quindi, dovrà connotarsi di tecnologie adatte e abilitanti, in grado di favorire la collaborazione tra team ibridi: il cosiddetto fenomeno dello smart office .

Ma se vogliamo continuare a guardare oltre rispetto al fenomeno dello smart office, possiamo anche spingerci già a individuare un trend che ha iniziato solo ultimamente ad affermarsi: quello della realtà virtuale applicata alla dimensione lavorativa. Ad oggi non è ancora sicuramente una modalità operativa che fa per tutti: un po’ per l’accessibilità delle tecnologie e un po’ per le competenze digitali richieste, ma a tendere queste due limitazioni verranno sicuramente meno.

Com’è lavorare in realtà virtuale? Lavorare e collaborare in realtà virtuale vuol dire poter recuperare quanto più possibile la componente “fisica” in una situazione in cui si deve operare da remoto rispetto ai nostri collaboratori; è un trend oggi chiacchieratissimo, destinato a diventare un must del futuro lavorativo, grazie alla diffusione esponenziale avuta dal metaverso negli ultimi tempi.

Pensiamo all’opportunità di poter replicare gli incontri casuali che generano scambi virtuosi di conoscenza tra colleghi, come i famosi incontri alla macchinetta del caffè: incontri persi con il lavoro da remoto, in parte recuperati con il lavoro ibrido, ma comunque sempre confinati ai soli colleghi che si trovano a essere nel nostro stesso luogo fisico. Ecco, la realtà virtuale, il metaverso e in generale il mondo degli uffici virtuali e phygital offre proprio la possibilità di superare tutto questo e recuperare del terreno sul campo della socialità e della collaborazione.

Lavorare in realtà virtuale sarà quindi un modo per accorciare ulteriormente le distanze dopo le evoluzioni tecnologiche degli ultimi anni.

Argomenti

Iscriviti a Money.it