L’attacco israeliano e la risposta di Teheran infiammano lo scacchiere globale. Usa tra fuoco incrociato e diplomazia. Cina e Russia invocano il dialogo. L’analisi di Federico Giuliani.
Il Medio Oriente torna ad accendersi con una violenza che rischia di spingersi ben oltre i confini regionali. L’attacco israeliano contro obiettivi iraniani ha scatenato una pronta risposta di Teheran, riportando al centro della scena internazionale uno dei conflitti più temuti e meno prevedibili. Gli Stati Uniti, storici alleati di Israele, osservano la situazione da una posizione sempre più scomoda: tra pressioni interne e responsabilità globali, il rischio di un coinvolgimento diretto non è più una remota ipotesi.
Nel frattempo, le grandi potenze mondiali si muovono con estrema cautela. La Cina, impegnata a costruirsi un ruolo da mediatore globale, ha lanciato un appello formale a Israele affinché abbandoni l’escalation e scelga la via del dialogo. Un messaggio che arriva anche da Mosca, dove si sta tenendo in questi giorni il Forum economico internazionale di San Pietroburgo. La Russia, pur concentrata su altri fronti, non rinuncia a inserirsi nel gioco diplomatico, forte dei suoi legami con Teheran e del desiderio di rafforzare la propria influenza nel mondo multipolare che va delineandosi.
Il quadro che emerge è quello di un sistema internazionale sempre più instabile, in cui ogni scintilla rischia di trasformarsi in un incendio globale. E se la tensione tra Israele e Iran rappresenta il fulcro della crisi, il vero nodo riguarda le reazioni degli attori esterni: Washington tenterà di mediare o sceglierà la linea dura? Pechino continuerà a vestire i panni del pacificatore? E quale sarà il ruolo di Mosca, ora impegnata a rispolverare i suoi storici legami con Teheran?
Per analizzare i possibili scenari e comprendere come questa crisi può ridefinire gli equilibri geopolitici, ne abbiamo parlato con il giornalista Federico Giuliani, esperto di politica estera e dinamiche asiatiche.
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