Influenza australiana arrivata in Italia. Sintomi, come curarla e quando ci sarà il picco

Ilena D’Errico

4 Dicembre 2022 - 17:18

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L’influenza australiana arrivata in Italia accresce i contagi e molto probabilmente il picco non è ancora arrivato. Ecco i sintomi e come curarla.

Influenza australiana arrivata in Italia. Sintomi, come curarla e quando ci sarà il picco

L’influenza australiana è arrivata in Italia e, con la curva dei contagi in continua crescita, l’epidemiologo Giovanni Rezza ha spiegato come riconoscerla dai sintomi e cosa fare. Non bisogna dimenticare, infatti, che per due anni la maggior parte dei virus non ha potuto circolare liberamente e diffondersi come negli anni precedenti.

Le pesanti restrizioni, come le mascherine, l’isolamento e le quarantene, si sono rivelati infatti indispensabili per arginare la pandemia di Covid-19 ma altresì hanno inibito la normale diffusione di tutti gli altri virus. Il risultato è che ora le persone sono più vulnerabili che mai, così come dimostrato dal grafico dei contagi d’Influnet.

Rezza, che tra l’altro è direttore del dipartimento di prevenzione del ministero della Salute, ha spiegato che per questa stagione dobbiamo aspettarci un’intensità medio alta d’influenza sin da ora, contrariamente ai picchi di gennaio che hanno rappresentato la prassi negli anni precedenti. Allo stesso tempo, non è possibile fare delle previsioni troppo accurate perché ci sono in circolazione virus quanto mai bizzarri.

Influenza australiana: boom di contagi

Non è così raro, peraltro, che l’influenza raggiunga il culmine durante la stagione più fredda per poi sparire quasi del tutto durante l’estate. Fino a oggi, infatti, l’unico virus respiratorio che ha dimostrato un’eccellente sopravvivenza con il caldo è il Sars. Ne consegue perciò che seppur normale l’aumento dell’influenza in autunno, è insolito che si sia registrato un tale tasso di contagi solo a novembre, considerando anche che questo autunno è stato particolarmente caldo.

Gli ultimi dati di cui si dispongono aggiornamenti certi sono relativi alla settimana dal 21 al 28 novembre e dimostrano che la popolazione italiana è passata da una media di 9,5 casi (ogni 1.000) a 12,9. I sintomi influenzali sono come al solito svariati e sono dovuti a una mescolanza di virus respiratori, situazione che nel complesso ha portato al contagio di oltre 2,5 milioni di persone dall’inizio della stagione.

Fra i vari contagiati, i bambini risultano rappresentare la fascia più colpita: infatti sotto ai 5 anni di età c’è stata un’incidenza di 40,8 casi per 1.000, con un rapido balzo in avanti rispetto ai 29,6 della settimana passata. Il motivo chiaramente risiede nel fatto che la stragrande maggioranza dei bambini, in particolar modo di quelli fino a 2 anni di età, non ha mai fatto esperienza di alcun virus e ora si ritrova con un improvviso lavoro per il sistema immunitario.

Sintomi dell’influenza e come curarla

Tra i vari virus in circolazione, sembra prevalere la componente australiana e in particolare il ceppo A H3 N2 che per l’appunto è stato identificato in Australia e prende il nome di Darwin. Se dovesse confermarsi la prevalenza dei contagi, si parlerà di epidemia australiana, in quanto il nome proviene appunto dal paese in cui si è registrato il primo isolamento di casi.

Nonostante questo, i dati dei contagi includono anche molti virus non influenzali, i quali sono comunque una minoranza e danno comunque origine a sintomi molto simili. La sintomatologia, pertanto, rimane quella classica dell’influenza, ossia:

  • Febbre molto alta e che sale in poco tempo.
  • Sensazione di dolore alle ossa.
  • Mal di gola.
  • Raffreddore e naso che cola.
  • Inappetenza.

Di conseguenza anche le cure più opportune da adottare rimangono le stesse e devono sempre essere concordate con il parere medico. In genere, però, si gli esperti consigliano come buona norma di:

  • Bere molti liquidi.
  • Riposare.
  • Assumere antipiretici soltanto per abbassare la temperatura e alleviare i dolori.

L’uso di antibiotici, invece, è fortemente sconsigliato oltre che pressoché inutile, in quanto l’influenza è originata da patogeni virali. Soltanto il medico può valutare la necessità d’introdurre una cura antibiotica, in relazione a un’eventuale componente batterica che potrebbe complicare l’infezione.

Oltre alle cure, ricorda Rezza, è sempre preferibile agire con la prevenzione e dunque attraverso le vaccinazioni contro l’influenza e il Covid. In particolare, bisognerebbe agire soprattutto sui soggetti più fragili, cioè anziani, donne incinte e malati. È anche corretta la strategia di vaccinazione pediatrica adottata in Inghilterra ma la priorità dovrebbe rimanere sulle persone più a rischio, ricorda il direttore.

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