I giovani possono davvero fare impresa in Italia?

Marta De Vivo

08/04/2021

11/02/2022 - 15:02

condividi

Con Nicolò Andreula, giovane imprenditore e founder di Disal Consulting, parliamo di come i giovani oggi possono fare impresa in Italia?

Con Nicolò Andreula parliamo di imprenditorialità giovanile. In un mondo sempre più competitivo e tecnologico è necessario un decisivo passo in avanti da parte del nostro Paese per non rimanere indietro.

Il mercato del lavoro è in continua evoluzione così come il modo di fare business, dobbiamo abbandonare i vecchi schemi e lasciare spazio ad un nuovo modo di intendere il mondo dell’imprenditoria. Nonostante le numerose difficoltà ci sono degli incubatori e acceleratori sul piano nazionale che funzionano come PoliHub o Luiss EnLabs, così come delle realtà innovative quali Talent Garden, H-Farm e simili.

Purtroppo queste eccellenti realtà non bastano per raggiungere gli standard europei, infatti in Italia si pone un altro grande tema: la disparità tra Nord e Sud e le difficoltà che ci sono nel fare impresa in meridione. Nicolò ci racconta di come sia possibile lavorare con tranquillità ovunque anche grazie al digital senza doversi necessariamente porre dei limiti geografici. Abbandonare gli schemi di un tempo e tuffarsi senza paura è il fulcro di questa intervista, troppo spesso infatti i giovani sono intimoriti e non si buttano verso nuove avventure. Troppo spesso si addossano le colpe agli altri senza rendersi conto che in realtà l’unico problema a volte siamo noi, la voglia di fare e la capacità di comprendere un mondo sempre più complesso devono essere le chiavi per farsi avanti.

Troppi giovani oggi non lavorano e non studiano, li chiamano NEET ma forse sono solo dei ragazzi che hanno perso la speranza, quella bussola che li orientava verso quello che sarebbe stato il loro futuro, troppo spesso forse si sono sentiti dire che in Italia “non c’era storia”, che era meglio scappare altrove. Questi NEET che in Italia sono il 20,7%. Il nostro è il primo Paese europeo per numero di inattivi con un valore percentuale di circa 10 punti superiore alla media degli altri Paesi europei (12,5%).

Se vogliamo contrastare questo fenomeno crescente dobbiamo darci da fare per offrire opportunità ai nostri figli e ai nostri nipoti. La logica dell’aspettare ormai non può più essere una strada, il numero dei cervelli in fuga dall’Italia sale ogni anno, sono oltre 300mila i giovani italiani che sono andati all’estero per lavoro, per studio o per altri motivi. Secondo l’Unione europea delle cooperative (Uecoop) c’è stato un aumento del +33% negli ultimi cinque anni.
Abbiamo aspettato abbastanza, ora è il momento di fare.

Iscriviti a Money.it