Elezioni Francia, la sfida tra Le Pen e Macron: i fattori chiave e cosa succederà dopo il voto

Stefano Rizzuti

13 Aprile 2022 - 15:24

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Il 24 aprile si terrà il ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi. Intervistato da Money.it, Antonio Villafranca (Ispi) parla della sfida Le Pen-Macron e dei possibili scenari dopo il voto.

Elezioni Francia, la sfida tra Le Pen e Macron: i fattori chiave e cosa succederà dopo il voto

Elezioni presidenziali in Francia, si avvicina il 24 aprile, giorno del ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Una sfida che sembra ben più incerta di quella, tra gli stessi contendenti, di cinque anni fa e che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta per il futuro non solo di Parigi, ma di tutta l’Ue, Italia compresa.

Decisivi saranno i voti degli elettori che al primo turno hanno scelto i repubblicani o la sinistra. Soprattutto questi ultimi avranno un ruolo determinante: il candidato Jean-Luc Mélenchon ha chiaramente invitato a non votare Le Pen, ma pesa anche un altro importante fattore: l’astensionismo.

Per capire cosa può succedere il 24 aprile, quali sono i fattori chiave di questa sfida, cosa deve fare Macron per vincere e quali sono i possibili scenari per il futuro, Money.it ha intervistato Antonio Villafranca, direttore della ricerca Ispi.

Cosa può succedere al ballottaggio in Francia: quali saranno i fattori chiave della sfida Le Pen-Macron?
Un primo fattore riguarda l’astensionismo, bisognerà vedere a quanto si assesterà: già in questa prima tornata è stato alto e si teme che possa essere ancora di più al secondo turno. Soprattutto per i giovani che hanno votato in buona parte per Mélenchon. E poi ci sono tutte quelle persone che non se la sentono di votare Macron, che è molto divisivo. Potrebbero essere tentati, pur essendo moderati, di non votare. L’altra questione riguarda quanti elettori dei repubblicani e del partito di sinistra radicale vorranno votare per Macron. Perché è vero che Mélenchon ha detto di non votare Le Pen e i repubblicani di votare Macron, però quanti effettivamente andranno a votare per Macron? Si calcola che un terzo degli elettori di Mélenchon potrebbero votare per Le Pen.

Questa stima le sembra realistica?
Questo dicono i sondaggi, è abbastanza realistico. Che lo facciano non lo so, ma che siano tentati sì, perché Macron è altamente divisivo. Piuttosto che votare per Macron c’è chi preferisce un voto di protesta per Le Pen. Anche all’interno dei repubblicani c’è una parte che voterà Macron, ma alcuni si asterranno o addirittura voteranno Le Pen. Poi bisognerà vedere cosa farà Macron in questi ultimi giorni di campagna elettorale, perché lui è entrato molto in ritardo sottovalutando e dando per scontato che fosse rieletto. Sta cercando di aggiustare il tiro sulle pensioni, su altre riforme, però potrebbe anche alienarsi parte del suo elettorato.

Cosa dovrebbe fare Macron per recuperare questo ritardo?
La cosa che gli si rimprovera di più è questa distanza che lui avrebbe creato tra sé e la gente. Lui sta correndo molto ai ripari, parla di noi e non più di lui, è cambiato il motto della campagna elettorale. Un tema, su consiglio di Sarkozy, su cui sta puntando molto è quella del potere d’acquisto. Sta insistendo tanto per mantenere il potere d’acquisto delle classi meno abbienti e che erano una volta il bastione dei socialisti ma adesso si sono votati alla causa della Le Pen. È un bacino di voti a cui lui mira e a cui rivolge le proprie promesse, come nel caso delle tasse. C’è la questione dell’edilizia pubblica, le pensioni che vorrebbe portare a 63 anni...

Quanto peso sta avendo sulle elezioni francesi la guerra in Ucraina?
All’inizio si è sentito molto: quando c’è stata l’invasione, Macron era il leader più attivo in Europa. Ha contribuito alla sua figura di presidente di alto profilo e all’inizio nei sondaggi lo ha favorito. Poi, nel momento in cui bollette sono salite e si è sentito il caro vita, abbiamo visto che l’impatto non sta giocando a favore di Macron.

Questa volta ci sono più possibilità che Le Pen vinca rispetto a quante non ce ne fossero nel 2017?
Sì, la possibilità c’è. La differenza è entro il margine di errore statistico, quindi, stando ai sondaggi, assolutamente è possibile che vinca Le Pen. Al momento, tutto sommato, considerando come si sono espressi i candidati al primo turno, dovrebbe farcela Macron, ma Le Pen non è mai stata così forte e il distacco non è mai stato così ridotto.

Al ballottaggio a chi andranno i voti degli altri partiti del primo turno?
Mélenchon ha detto di non votare per Le Pen, quindi gli elettori potrebbero astenersi. Lo ha ripetuto quattro volte. Sui repubblicani la questione è che la maggior parte dovrebbe votare per Macron, ma non è escluso qualche voto a Le Pen. Gli altri, come verdi e socialisti, sono partiti ormai al lumicino, ma per i socialisti è difficile che votino per Le Pen.

Cosa succederebbe, anche in Ue, se vincesse Le Pen? Cosa cambierebbe davvero?
Non abbiamo mai visto la Le Pen all’opera a livello di cariche istituzionali, non sappiamo cosa farebbe. Stiamo alle sue dichiarazioni. È vero che si è molto ammorbidita e per questo ha anche più voti: lei non dice più di uscire dall’Ue o dall’Euro con un referendum, dice di rimanere ma riportando molte delle competenze europee in capo agli stati nazionali. Ma questo vorrebbe dire comunque spaccature all’interno dell’Ue con un fronte con Francia insieme a Ungheria e Polonia. Quindi un fronte completamente diverso e con l’incognita dell’Italia che andrà alle elezioni. In più la vittoria di Le Pen sarebbe un enorme regalo a Putin.

Una vittoria di Le Pen cambierebbe molto sul fronte della guerra in Ucraina?
Lei prima della guerra comunicava molto la sua vicinanza a Putin e alla Russia, poi dopo l’invasione si è parlato di volantini di lei con Putin, poi strappati. Non so se questo è vero, non ho conferme, ma è evidente che rispetto a Macron sarebbe un successo per Putin.

Quali sarebbero le conseguenze dirette per l’Italia di una vittoria di Le Pen?
Dipende tantissimo da quale sarà il prossimo governo italiano e dall’esito delle prossime elezioni. Se noi non avessimo elezioni il prossimo anno, la Francia con Le Pen e noi con Draghi, con Scholz in Germania, vorrebbe dire essere di fronte a un game changer totale con la Francia costretta a guardare ai Paesi dell’est. Tutto dipende da quale sarà il governo italiano. Ma i cambiamenti sarebbero enormi già nell’immediato, perché l’Italia avrebbe enorme difficoltà a fare sponda con la Francia per esempio sul patto di stabilità e crescita, Le Pen con Draghi avrebbe qualche difficoltà.

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