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Elezioni 2018, cosa succede se vince il Movimento 5 Stelle?
mercoledì 24 gennaio 2018, di
Cosa succede se il Movimento 5 Stelle vince le elezioni? Questa è la domanda che da diverso tempo, in Italia ma anche all’estero, in molti si pongono vista la continua crescita del partito capeggiato da Luigi Di Maio.
Stando ai sondaggi, il Movimento 5 Stelle viene dato come sicuro primo partito alle elezioni politiche del 4 marzo. Alla luce di questo, vediamo allora in che caso i pentastellati potranno andare al governo, chi potrebbe farne parte e quali punti del programma elettorale potrebbero essere realizzati.
Cosa succede se il Movimento 5 Stelle vince con più del 40%?
La nuova legge elettorale che farà il suo esordio il 4 marzo non prevede premi di maggioranza oppure ballottaggi. Una coalizione o una lista singola, per poter vincere le elezioni , si è calcolato che dovrà ottenere come minimo il 40% nella parte proporzionale e vincere in almeno il 70% dei collegi uninominali.
Se quindi il Movimento 5 Stelle alle elezioni dovesse ottenere tali risultati, potrebbe avere garantiti i numeri per una solida maggioranza sia alla Camera che al Senato. Nuovo Presidente del Consiglio diventerebbe Luigi Di Maio come indicato dal voto online degli attivisti.
Nel caso, come squadra di governo verrebbe scelta quella che a breve sarà annunciata dai 5 Stelle: Di Maio infatti ha più di una volta confermato come sia intenzione del Movimento rendere noti i nomi prima del voto, anche per evitare di perdere troppo tempo come avvenne a Roma nel 2016.
I nomi dei possibili ministri anche se ancora non ufficiali circolano da tempo: oltre ai big del partito come Roberto Fico, Danilo Toninelli e Alfonso Bonafede, si parla anche dei “tecnici” Luigi Zingales e Piercamillo Davigo.
C’è ancora da capire nel caso cosa potrebbe decidere di fare Alessandro Di Battista che non si candiderà in queste elezioni politiche. Per lui ci potrebbe essere comunque un ministero, ma molto probabile che il giovane deputato non si “bruci” la sua seconda legislatura puntando a raccogliere in futuro l’eredità di Luigi Di Maio.
Da un punto di vista programmatico, grazie alla maggioranza in entrambi i rami del Parlamento a quel punto i pentastellati avrebbero le mani libere di realizzare tutte le loro proposte elettorali, Reddito di cittadinanza in primis.
Detto questo, nonostante che il Movimento 5 Stelle sia saldamente il primo partito del paese è alquanto improbabile che possa ottenere alle urne una vittoria elettorale in questi termini. Soprattutto lo scoglio dei collegi sembrerebbe essere un ostacolo impossibile da superare.
Cosa succede se non ottiene il 40%?
Vincere le elezioni al momento sembrerebbe essere una chimera per il Movimento. Nonostante questo le probabilità che i 5 Stelle possano andare al governo rimangono comunque alte.
In caso di pareggio elettorale infatti toccherà proprio a Luigi Di Maio, in quanto leader del probabile primo partito, ricevere per primo dal Presidente Mattarella l’incarico esplorativo per poter formare un governo.
Grazie a una modifica ad hoc dello Statuto adesso lo stringere patti governativi per i pentastellati non è più un tabù. Di Maio negli ultimi tempi ha spesso ripetuto che, in una situazione del genere, si appellerebbe alle altre forze politiche ma con dei paletti ben definiti.
I punti fermi sarebbero: Luigi Di Maio a Palazzo Chigi, governo formato dalla squadra dei ministri indicata prima del voto dal Movimento e soprattutto la realizzazione di alcuni punti fondamentali del programma elettorale dei 5 Stelle.
Condizioni queste molto rigide e che potrebbero spaventare i possibili alleati. Senza le prospettive di poltrone o di rilevanti indicazioni programmatiche, soltanto Liberi e Uguali sembrerebbe essere disposta al dialogo.
Anche se un accordo con la sinistra sarebbe la soluzione più naturale, soltanto un patto con Lega Nord e Fratelli d’Italia potrebbe garantire quei numeri necessari per poter governare in sicurezza.
A riguardo si potrebbe verificare una convergenza su alcune battaglie comuni come la cancellazione della riforma Fornero, una serrata nell’accoglienza degli immigrati e soprattutto un diverso approccio alle politiche europee strizzando l’occhio più a Putin che a Bruxelles.
Chiuse le urne la sera del 4 marzo, visto il probabile pareggio elettorale fin da subito inizieranno le trattative per un governo dalle larghe intese. Un discorso questo dove il Movimento è pronto a recitare un ruolo da protagonista e non più da semplice spettatore.