Dove buttare i farmaci scaduti: la guida per lo smaltimento corretto

Chiara Esposito

8 Maggio 2022 - 23:39

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Per prevenire l’azione inquinante di questo tipo di rifiuti ci sono alcuni accorgimenti da tenere in considerazione durante lo smaltimento. Ecco quali.

Dove buttare i farmaci scaduti: la guida per lo smaltimento corretto

Alcune tipologie di rifiuti suscitano nei consumatori una stato d’indecisione sul trattamento e sullo smaltimento che li riguarda. Un caso piuttosto comune è quello è rappresentato dei farmaci scaduti che in assenza di una corretta educazione alla raccolta differenziata e alle sue regolamentazioni possono rappresentare un vero e proprio punto interrogativo nonché, prioritariamente, un serio rischio per l’ambiente.

Gettare o disperdere questi materiali in luoghi diversi dagli appositi contenitori costituisce di fatto un grave danno per la salvaguardia dell’ecosistema e anche della salute della popolazione in quanto i materiali chimici che hanno ormai superato la data limite per l’uso possono essere anche piuttosto nocivi. Con delle semplici soluzioni pratiche e informazioni che raccontano la realtà quotidiana dello smaltimento irresponsabile, sarà più semplice capire l’importanza delle buone pratiche.

Dove gettare i farmaci scaduti?

I farmaci scaduti vanno portati nelle farmacie o negli ambulatori delle ASL e inseriti negli appositi contenitori presenti all’esterno di queste strutture. I bidoni speciali installati in loco hanno lo scopo di raccoglierli per poi, in un secondo momento, rendere più agevole lo smaltimento differenziato. Gettare altrove questi rifiuti può causare problemi all’ambiente e alla salute.

Non possiamo però pensare che tutte le confezioni che buttiamo via siano uguali. Gli accorgimenti fondamentali riguardano la differenziazione delle confezioni in cui sono contenuti i farmaci. Prima di tutto andrebbe implementata l’abitudine di togliere gli imballaggi poiché questi diminuiscono lo spazio disponibile nel contenitore per altri medicinali scaduti.

Ecco però anche alcuni istruzioni pratiche per operare le debite differenziazioni:

  • Blister, flaconi in plastica vuoti e confezioni in plastica o metallo nei contenitori per la raccolta della differenziata classica;
  • Scatola di carta e foglietto illustrativo nei contenitori per la raccolta della carta;
  • Flaconi in vetro vuoti nelle campane per il vetro;
  • Farmaci scaduti, flaconi con liquido residuo nei contenitori per i farmaci scaduti.

Devono quindi essere gettati nei cassonetti per la raccolta specializzata solo:

  • sciroppi;
  • pomate;
  • disinfettanti;
  • pastiglie e compresse;
  • siringhe (facendo attenzione a coprire l’ago con il suo cappuccio).

Alcuni tipi di farmaci invece, se non sono ancora scaduti ma sapete che non verranno da voi riutilizzati in futuro, possono essere donati e consegnati agli enti assistenziali convenzionati con il Banco Farmaceutico. In questo caso deve trattarsi di medicinali per uso umano dotati di campioni gratuiti o AIC (etici, SOP e OTC). Questa opzione è tuttavia praticabile e possibile solo entro gli ultimi 8 mesi di validità del prodotto stesso e solo nel caso in cui i farmaci in questione sono stati correttamente conservati nella loro confezione primaria e secondaria che, quindi, deve essere originale e integra.

I tassi d’inquinamento dei farmaci: lo studio

Tutti i farmaci scaduti invece faranno un’altra strada. La loro destinazione finale però non è il riciclo; verranno bensì bruciati nei termovalorizzatori a temperature altissime. Esclusivamente tramite una combustione controllata ed eseguita a specifiche temperature è infatti possibile scompone davvero i principi attivi presenti nelle varie componenti di base in modo tale che non vadano a inquinare l’ecosistema.

Il vero problema si verifica piuttosto quando psicofarmaci, antibiotici e antivirali giungono nella rete fognaria e da lì giù negli scarichi marittimi e fluviali. Questo accade sia per via accidentale, attraverso la normale espulsione di feci e urine, sia per l’irresponsabile scarico nel wc del contenuto dei flaconi da parte di alcuni consumatori.

Quando si parla di farmaci dispersi nell’ambienti però dobbiamo ricordare che si tratti di contaminanti pseudo-persistenti. I principi attivi di queste composizione non riescono quindi a essere filtrati dalla maggioranza degli impianti di depurazione e rischiano di contaminare corsi d’acqua e terreni.

Una risposta valida sarebbe rinnovare e progettare le strutture destinate al filtraggio per far fronte a questa necessità ma, in attesa di cambiamenti in questa direzione, sarebbe già risolutivo non aggravare il normale carico a cui sono sottoposti puntando sulla raccolta e sullo smaltimento sicuro.

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