La capitalizzazione di mercato totale delle criptovalute è in ribasso, segno di una volatilità del mercato che prosegue.
Lo scorso fine settimana è iniziata una brusca discesa dei prezzi delle principali criptovalute, come Bitcoin ed Ethereum, e il mercato complessivo ha perso circa 100 milioni di dollari in sole tre ore. Il crollo globale riflette l’enorme volatilità del settore e il rapido cambiamento del sentiment degli investitori, sempre più preoccupati dall’incertezza economica e dalle tensioni geopolitiche che caratterizzano lo scenario internazionale.
La capitalizzazione di mercato totale delle criptovalute è scesa da circa 3,9 trilioni di dollari a 3,8 trilioni. Il forte calo ha coinvolto Bitcoin, Ethereum e la maggior parte delle altcoin su tutte le principali piattaforme di trading, confermando quanto il comparto sia vulnerabile a shock esterni e improvvisi.
Secondo gli analisti, se il trend ribassista dovesse proseguire, la capitalizzazione totale potrebbe ulteriormente ridursi fino a 3,58 trilioni di dollari, riportando il mercato ai livelli dello scorso anno. Gli esperti sottolineano come la mancanza di fiducia a breve termine, unita alle prese di profitto da parte dei grandi investitori istituzionali, stia alimentando la fase di correzione in corso.
Tra tutte le criptovalute, quella che sembra resistere meglio è proprio il Bitcoin, che resta intorno ai 111.000 dollari, mantenendosi sopra la soglia psicologica dei 110.000. Tuttavia, l’andamento rimane impostato al ribasso e, se la pressione dovesse proseguire, la quotazione potrebbe presto scendere sotto questo livello chiave.
Le tensioni geopolitiche globali e la volatilità dei mercati tradizionali stanno certamente contribuendo alle improvvise oscillazioni dei prezzi. A ottobre, il valore del Bitcoin era salito vertiginosamente, superando la soglia dei 110.000 dollari, in un momento in cui gli investitori cercavano un bene rifugio per proteggersi dalle incertezze legate alla possibile chiusura delle attività del governo statunitense. Tuttavia, con i recenti sviluppi politici ed economici mondiali e la contrazione della liquidità globale, il mercato è tornato in territorio negativo e i prezzi sono tornati a scendere.
Le banche restano ottimiste e la Cina potrebbe dare il via a un nuovo slancio
Nonostante la correzione, le principali banche statunitensi restano ottimiste sulle prospettive di medio periodo. JPMorgan prevede che il prezzo del Bitcoin possa raggiungere i 165.000 dollari entro la fine dell’anno, mentre Citi stima un valore di circa 133.000 dollari nello stesso periodo, con un successivo aumento fino a 181.000 dollari entro la fine del 2026. Gli analisti di entrambe le banche ritengono che l’arrivo di nuovi capitali istituzionali e l’evoluzione della regolamentazione internazionale possano dare nuovo slancio al mercato.
Dietro un eventuale nuovo balzo in avanti delle quotazioni potrebbe esserci la Cina. La crescente liquidità del Paese asiatico, infatti, potrebbe fungere da catalizzatore per un rialzo generalizzato. I modelli storici mostrano una chiara correlazione: ogni volta che l’indice di liquidità cinese supera quello statunitense, il valore del Bitcoin tende a salire. L’espansione monetaria di Pechino, combinata con la politica di stimolo interno, potrebbe quindi spostare il baricentro finanziario delle criptovalute verso est, aprendo una nuova fase di crescita e di competizione tra i mercati globali.
Con l’espansione della liquidità cinese e il ritorno dell’interesse da parte degli investitori, il centro di gravità del prossimo movimento di Bitcoin potrebbe dunque spostarsi in Asia, aprendo la strada a un ciclo di ripresa dopo settimane di incertezza e ribassi.
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