Cassa integrazione per troppo caldo al lavoro, via libera dell’Inps: ecco come funziona

Claudio Garau

27/07/2022

27/07/2022 - 12:45

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Con una nota congiunta Inps-Inail le istruzioni per la cassa integrazione ordinaria in ipotesi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa per alte temperature.

Cassa integrazione per troppo caldo al lavoro, via libera dell’Inps: ecco come funziona

Il caldo di questa estate sta accompagnando le giornate, e le nottate, degli italiani, non senza disagi e problemi di salute dovuti appunto ad un clima che ormai assomiglia sempre più a quello tropicale e sempre meno a quello mediterraneo. Molte delle attività quotidiane diventano così più gravose per il corpo umano, e anche quelle in fondo meno impegnative come fare la spesa o una semplice passeggiata.

Ecco perché le ultime iniziative di Inps e Inail in tema di cassa integrazione non stupiscono. Anzi esse intendono essere di aiuto a favore dei lavoratori che, nel caldo torrido dell’estate, svolgono le mansioni per cui sono stati assunti. Entro un certo limite però: l’afa infatti può costituire una ragione di sospensione o di riduzione dell’attività lavorativa. In particolare, i due enti appena citati hanno indicato pubblicamente le istruzioni per utilizzare la cassa integrazione in ragione delle alte temperature di questi giorni.

All’iniziativa si accoda anche il Ministero del Lavoro che ha colto l’occasione per ribadire che i fenomeni climatici estremi incrementano il pericolo di infortunio sul lavoro e che, pertanto, la risposta di Inps-Inail è quella più opportuna per la situazione.

Le aziende potranno dunque fare richiesta di cassa integrazione per il caldo, dopo aver considerato come eccessivi i gradi percepiti o comunque non compatibili con determinati tipi di attività lavorative (pensiamo ad es. a quelle all’aperto dei muratori o di coloro che si occupano del rifacimento del manto stradale). Di seguito qualche ulteriore dettaglio sulle ultime precisazioni Inps-Inail.

Cassa integrazione per le alte temperature: la nota Inps-Inail in favore dei lavoratori a rischio salute

La nota congiunta Inps-Inail indica la possibilità di chiedere all’istituto di previdenza il riconoscimento e l’assegnazione della cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo), nel caso in cui il termometro oltrepassi i 35 gradi centigradi.

Questa temperatura è stata indicata come parametro di riferimento dallo stesso istituto di previdenza (circolare Inps n. 139 del 2016 e messaggio Hermes Inps n. 1856 del 2017). E come ben sappiamo, in queste ultime settimane, superare i 35° è stato un evento tutt’altro che sporadico.

Chiaramente è un’integrazione salariale che non potrà che far piacere a tutti coloro che, per motivi di lavoro, stanno faticando non poco a svolgere le mansioni previste nel loro contratto di lavoro. E di certo gli ultimi casi di cronaca inerenti a malori e incidenti sul lavoro, legati proprio al clima torrido, avvalorano le scelte di cui alla citata nota congiunta Inps-Inail.

Ricordiamo inoltre che la nota segue una pubblicazione dello stesso istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Essa è rivolta ai lavoratori, datori di lavoro e figure aziendali attive nel settore della salute e sicurezza, e include le linee guida per prevenire le patologie da stress termico.

Le temperature percepite possono condurre all’erogazione della Cigo per il caldo?

Come abbiamo visto, per quanto attiene alle prestazioni di cassa integrazione versate dall’Inps, la causale “eventi meteo” è utilizzabile dall’azienda anche in ipotesi di sospensione o riduzione dell’attività di lavoro a causa delle alte temperature.

Ma attenzione: allo scopo dell’ottenimento del beneficio della cassa integrazione per il caldo, le aziende potranno considerare idonee anche le temperature percepite, non solo quelle reali. In buona sostanza, potranno portare all’erogazione della Cigo anche quelle situazioni di caldo torrido in cui la temperatura del termometro è sotto i 35°, ma l’afa e l’umidità fanno percepire più gradi.

In altre parole, anche temperature al di sotto del menzionato valore possono essere considerate idonee per il riconoscimento dell’integrazione salariale, in considerazione del fatto che non hanno rilievo soltanto le temperature registrate dai bollettini meteo, ma anche e soprattutto quelle percepite dal corpo umano (più elevate di quelle reali). Insomma anche l’afa potrebbe di fatto integrare la causale in questione.

Basti pensare ad alcune tipologie di lavoro in cui la temperatura percepita fa davvero la differenza. Attività di rifacimento di tetti e facciate, mansioni che implicano l’uso di tute protettive all’aperto, operazioni di stesura del manto stradale e non solo: sono tante le situazioni in cui ben si comprende perché ai fini del riconoscimento della cassa integrazione per il caldo, hanno importanza anche i gradi percepiti.

Compiti dell’azienda ai fini del riconoscimento della Cigo causa caldo

Da parte sua l’azienda non avrà grosse incombenze nella domanda di Cigo e nella relazione tecnica da allegarsi alla domanda stessa. Ciò in quanto:

  • è sufficiente indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e dettagliare il tipo di lavorazione in svolgimento nelle stesse giornate;
  • non è necessario produrre dichiarazioni – di Arpal o di un qualsiasi altro organismo certificato – che comprovino l’entità della temperatura, né fornire i bollettini meteo.

In base alla legge, sarà infatti l’istituto di previdenza ad agire in via autonoma, acquisendo d’ufficio i bollettini meteo e a considerarne le risultanze, anche in rapporto alla specifica tipologia di attività lavorativa in corso.

Non solo. Al di là dalle temperature di cui ai bollettini, l’istituto di previdenza assegnerà la cassa integrazione ordinaria in tutte le circostanze nelle quali il responsabile della sicurezza dell’azienda decida per la sospensione delle lavorazioni. Il motivo, come intuibile, è rappresentato dal rischio o pericolo per la sicurezza e la salute dei lavoratori in caso di prosecuzione dell’attività. Ovviamente il riferimento è qui alle sospensioni per alte temperature.

Nel comunicato congiunto Inps-Inail vi è poi un punto molto utile alle aziende. Infatti si ricorda che le sedi territoriali Inps, competenti a definire l’istruttoria delle domande di cassa integrazione ordinaria, ma anche la Direzione centrale ammortizzatori sociali Inps, avente il compito di fornire le linee di indirizzo e le istruzioni operative sul tema, restano a disposizione delle aziende ai fini della consulenza sulla domanda di Cigo per il caldo. L’assistenza è garantita anche nella presentazione effettiva delle domande e in tutte le fasi successive.

Linee guida Inail e cassa integrazione per clima torrido: le tutele a favore dei lavoratori

Nessun dubbio a riguardo: lavoro e caldo sono dunque un binomio tipico di un periodo segnato da intensi episodi climatici. Questi ultimi sono stati messi in correlazione con l’incremento dei rischi di infortunio sul lavoro.

Già l’anno scorso una nota dell’Ispettorato nazionale del lavoro era stata emessa su questi argomenti, sottolineando il rilievo dello stress termico e l’opportunità di chiedere la cassa integrazione per caldo eccessivo e anomalo e per eventi meteo. Ciò specialmente in settori come l’agricoltura, l’edilizia, i lavori stradali e il florovivaismo.

Così ben si spiega il nuovo intervento delle istituzioni e la recente pubblicazione Inps-Inail. Il documento, come in precedenza accennato, fa riferimento e si combina con una sorta di distinto vademecum Inail pronto all’uso, rivolto espressamente a chi lavora e facente parte delle attività del progetto Worklimate. Si tratta di un contributo molto interessante e frutto della collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto per la BioEconomia (Cnr-Ibe).

In sostanza è uno studio che approfondisce, con tutti i dettagli del caso, gli effetti delle condizioni di stress termico ambientale sui lavoratori. Qui il link per visualizzare e consultare la guida.

In altre parole, i lavoratori possono contare su un vero e proprio decalogo o lista di raccomandazioni per prevenire le patologie da calore sul luogo di lavoro. D’altronde proprio Inail nel suo sito web rimarca che l’impatto delle temperature estreme è molto pericoloso sia per chi compie la propria attività di lavoro in contesti in cui non è possibile avere condizioni di comfort a causa di vincoli legati alle necessità di produzione o alle condizioni ambientali, sia per coloro i quali lavorano all’aperto - come nell’area agricola o dell’edilizia. Ecco perché per Inail è da ritenersi stretta la correlazione tra fenomeni climatici di forte caldo e incremento del rischio di infortunio sul lavoro.

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