I benzinai rispondono a Meloni: “La speculazione non ci conviene. Il governo ci ha deluso, ora ci aiuti”: l’intervista a Sperduto (Faib)

Giacomo Andreoli

13 Gennaio 2023 - 11:40

condividi

Giuseppe Sperduto, presidente di Faib, spiega a Money.it perché i gestori non avrebbero fatto alcuna speculazione sul prezzo di benzina e diesel. Poi spiega i motivi dello sciopero, per ora congelato.

Noi benzinai ladri? Chi lo dice non sa come funziona il settore e come si formano i prezzi dei carburanti. A chi ci ha accusato di speculazione, anche tra gli esponenti del governo Meloni, rispondo che non solo non possiamo farla, ma guadagniamo 3,5 centesimi al litro: praticamente un’elemosina”.

Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti, federazione dei gestori carburanti Confesercenti, commenta così le accuse ai gestori dei distributori di carburante di aver approfittato dell’innalzamento delle accise per speculare sui prezzi di benzina e diesel. Secondo Sperduto, che è prima di tutto un gestore, sono le compagnie petrolifere a stabilire i prezzi e “in questo momento non gli conviene approfittarsi dei rialzi stabiliti dal governo”.

Dopo aver annunciato uno sciopero collettivo dei benzinai per il 25 e 26 gennaio, i rappresentanti delle categorie (Faib, Fegica e Figisc-Confcommercio) hanno incontrato oggi i ministri delle Imprese e dell’Economia Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Dopo la riunione i rappresentanti dei gestori, apprezzando il chiarimento che a loro detta “ripristina una verità inequivocabile: i gestori non hanno alcuna responsabilità per l’aumento dei prezzi”, hanno congelato lo sciopero. Questo in attesa di visionare il testo del decreto Trasparenza sui prezzi, non appena verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Il momento per i cittadini italiani è delicato, con l’aumento del costo del carburante che si somma a inflazione e caro-bollette: non è il caso di annullare del tutto lo sciopero invece di congelarlo?

Inizio col dire che l’eventuale mobilitazione della categoria non è contro il governo di centrodestra. Io sono un gestore di una stazione di servizi e rappresento dei gestori: non faccio politica, ma all’esecutivo in questo incontro chiediamo una progettualità, un tavolo emergenziale di settore e una ristrutturazione del settore che attendiamo da dieci anni. Lo domandiamo da tempo, non è certo la prima volta, dicemmo la stessa cosa ai ministri Cingolani con il governo Draghi e Costa con il governo Conte. Non ci siamo svegliati all’improvviso.

Ma non è un caso che lo sciopero arrivi ora, dopo le accuse di speculazione da parte di qualche ministro, non è vero?

Quando uno viene continuamente preso a schiaffi e ha dei lividi, se avvicini un dito senti dolore. Quando si parla di speculazione rispondo: noi viviamo di 3,5 centesimi lordi al litro. Non lavoriamo a percentuale, ma a pro litro e più litri mette il cliente, più ci conviene. Con il rialzo dei costi ora il mio cliente con 20 euro mette 10 litri e mi sta dando 35 centesimi lordi: è elemosina. Poi abbiamo costi sempre più alti, visti il caro-energia e l’inflazione. L’impianto che pagava in media 200 euro di utenza elettrica ora ne paga 400-500 euro. Anche i costi bancari sono saliti molto: ci sono anche casi in cui non ci conviene pagare il carburante, perché ci rimettiamo. Passare oltretutto per sfruttatori, approfittatori e “ladri”, come ci chiamano ora i clienti, è davvero troppo.

I ministri Urso e Salvini hanno esagerato con le loro dichiarazioni?

Nell’esagerazione probabilmente non c’è il massimo della conoscenza del settore, perché guarda caso vengono tassate ulteriormente e in alcuni casi multate le compagnie petrolifere. Va fatto un distinguo con i benzinai: noi non siamo petrolieri, siamo cittadini che gestiscono distributori e la speculazione non possiamo attuarla. Il prezzo non lo stabilisco io, ma la compagnia petrolifera, che fa i suoi conti economici. La direzione generale dell’azienda trasmette automaticamente al gestore il nuovo prezzo tramite una piattaforma web. Chi non è informatizzato viene contattato direttamente dalla compagnia. Dopo di che la guardia di finanza controlla se il prezzo dichiarato dalla compagnia corrisponde a quello manualmente applicato dal gestore.

Ecco, nel 2022 proprio la guardia di finanza ha scovato 2.809 violazioni alla disciplina dei prezzi, in 717 casi i benzinai hanno praticato prezzi diversi rispetto a quelli comunicati dalle compagnie.

Ho letto su qualche giornale che il 50% dei gestori sono fraudolenti ed è assolutamente falso. Si tratta di verbali di contestazione amministrativa: non hanno preso il gestore che rubava benzina o rubava sul prezzo in modo indiscriminato. Nel momento in cui la compagnia ci avvisa che bisogna cambiare il prezzo noi siamo obbligati a trasmettere i prezzi al ministero delle Imprese tramite l’Osservatorio prezzi. Le contestazioni della guardia di finanza riguardano per lo più ritardate comunicazioni dei prezzi allo Stato, con multe di almeno mille euro. Per molti gestori è più di quanto guadagnano al mese.

Davvero ci sta dicendo che nessuno nell’ultimo anno ha approfittato dell’aumento dei prezzi energetici?

Le violazioni contestate dalla guardia di finanza sono amministrative, non si parla qui di frode in commercio e di speculazione. Praticamente non sono stati trovati impianti che esponevano prezzi falsi maggiorati. Poi, per carità, qualche mela marcia ci può essere e hanno fatto bene eventualmente a sanzionarla. Tecnicamente le compagnie petrolifere potrebbero ritoccare il prezzo e approfittare lievemente di un mancato rinnovo del taglio delle accise, ma le poche rimaste in Italia non credo abbiano motivo di farlo. In questo momento stanno molto attente a non fare queste cose, perché sono già state multate e tassate sugli extraprofitti: sono sotto la lente d’ingrandimento. La vera speculazione è in Borsa e nel trasporto navale del petrolio, visto che non si seguono davvero le logiche di domanda e offerta. Poi, però, ci sono delle precisazioni da fare.

Quali?

Sotto lo stesso marchio le compagnie ci fanno variare i prezzi in base alla zona d’Italia. Si dice che è in base alla concorrenza nella micro-area e all’investimento fatto sull’impianto ed è lecito. Ma, la dico così: non è mio compito giudicare. Dico anche che il 50% della rete è in mano ai privati ed è un grosso problema, perché non li controlla nessuno.

Il decreto Trasparenza approvato dal governo Meloni non dovrebbe aiutare a trovare le mele marce? Perché lo contestate?

Il decreto, con l’inserimento di un nuovo cartello sulla media del prezzo nazionale, creerà confusione, visto che si somma alla miriade di cartelli già presenti. Non si capisce nemmeno come e dove applicare questi nuovi cartelli. In più dovremo comunicare giornalmente i prezzi al ministero delle Imprese e non ha senso: va fatto solo quando cambia il prezzo. Sono d’accordo che il cliente si colleghi sulla piattaforma pubblica, veda i prezzi e si regoli per dove fare benzina o mettere il diesel, ma obbligarci tutti i giorni a comunicare i prezzi, anche se la compagnia non ce li fa cambiare, è inutile: serve solo, in caso di dimenticanza, a moltiplicare i verbali amministrativi e le multe.

Insomma, il governo Meloni vi ha deluso?

Posso essere arrabbiato in generale per questa situazione? Posso proclamare la mia scontentezza? Il governo si proclama non populista e non tecnico, non ce l’ho con loro a priori, ma ora ci aspettiamo un impegno serio rispetto al settore e in generale sul caro-energia. Io da mio padre non mi aspetto lo schiaffo, mi aspetto la pacca che mi redarguisce. Poi certo, quando si diventa recidivi, ci vogliono i calci, rigidamente, ma oggi questo non è giustificabile. Noi siamo cittadini come gli altri, abbiamo figli e nipoti e mettiamo benzina nelle nostre macchine. Non è un discorso politico, ma di programmazione futura. Sappiamo che non è possibile cancellare del tutto le accise, perché quei soldi servono allo Stato, ma servono investimenti seri.

Argomenti

© RIPRODUZIONE RISERVATA