Vaccini: l’Austria si ribella contro l’UE e va a fare affari con Israele

Riccardo Lozzi

03/03/2021

07/06/2021 - 17:54

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L’Austria ha annunciato la volontà di sganciarsi dall’Unione Europea per il piano vaccini. A rivelarlo è stato il cancelliere Sebastian Kurz pronto a fare affari con Israele insieme alla Danimarca.

Vaccini: l’Austria si ribella contro l’UE e va a fare affari con Israele

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha annunciato l’intenzione di Vienna di sganciarsi dal piano vaccinale anti-Covid dell’Unione Europea e di fare affari con Israele. Una decisione, quella ufficializzata da Kurz, che coinvolgerà anche la Danimarca, così come è stato confermato dal primo ministro Mette Frederiksen.

Austria e Danimarca non sono gli unici Paesi appartenenti al blocco comunitario che hanno messo in campo strategie in contrasto con il programma dei vaccini della Commissione Europea, giudicato troppo lento rispetto alle altre nazioni.

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha infatti approvato lo scorso gennaio la distribuzione del farmaco russo Sputnik V all’interno dei confini nazionali e, in seguito, ha ricevuto personalmente la somministrazione del cinese Sinopharm resa pubblica via social.

Nella stessa direzione si starebbero muovendo anche Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, mentre da Bruxelles Ursula von der Leyen ha annunciato presto una svolta della campagna vaccinale grazie agli accordi con Pfizer e Johnson & Johnson.

Austria si ribella contro l’UE, nuova strategia sui vaccini con Israele

Nelle sue dichiarazioni pubbliche, in vista della visita ufficiale programmata in Israele con il collega Frederiksen, Kurz ha rivelato che l’Austria non farà più affidamento sull’UE in futuro.

Secondo il cancelliere, le autorizzazioni da parte dell’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, anche se corrette, rischiano di risultare troppo lente per contrastare in maniera efficace i contagi da coronavirus, soprattutto in vista di nuove mutazioni.

Per tale ragione Vienna e Copenaghen stringeranno un accordo di collaborazione con Netanyahu, il quale vanta una distribuzione del 52% sulla popolazione locale, con l’obiettivo di sviluppare una produzione congiunta di seconda generazione per il siero anti-Covid.

La reazione della Commissione Europea

La Commissione, tramite il portavoce Stefan de Keersmaecker, ha dichiarato che ogni Stato può agire in piena autonomia in questa materia, prendendo su di sé la piena responsabilità delle conseguenze di tali decisioni.

Attraverso la sua reazione ufficiale, Bruxelles prova così a minimizzare lo strappo dei Governi nazionali, sostenendo anche come, ispirando nuove pratiche, strategie differenti possano portare a dei vantaggi per l’intero continente.

Inoltre, si fa riferimento al nuovo piano della Commissione nella lotta al virus HERA Incubator, il quale, grazie a una stretta collaborazione tra le istituzioni europee e le case farmaceutiche, dovrebbe portare a un’accelerazione nell’approvazione e nella produzione dei vaccini.

Tuttavia, nonostante tali dichiarazioni, sembrano crescere sempre di più i malumori dei leader europei, evidenziati anche in occasione dell’ultimo Consiglio Europeo che si è tenuto in videoconferenza lo scorso 25 febbraio.

L’unità osservata nel Vaccination Day del 27 dicembre 2020 sembra quindi essere ormai un lontano ricordo per l’Unione Europea, mentre sempre più Paesi potrebbero ribellarsi a Bruxelles attivando accordi bilaterali in forma indipendente.

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