Smart working, pro e contro: perché sceglierlo?

Simone Traversa

11 Febbraio 2016 - 17:05

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I pro e contro dello smart working, il lavoro agile. A che punto siamo in Italia e perché bisognerebbe passare a questa nuova forma di lavoro?

Smart working, pro e contro: perché sceglierlo?

Lo smart working, entrato ufficialmente all’interno della legislazione italiana il 28 gennaio scorso, non è un nuovo tipo di contratto ma una nuova modalità lavorativa.

Il mondo del lavoro sta cambiando, il classico luogo di lavoro, l’ufficio, sta perdendo la propria importanza e centralità in favore di luoghi di lavoro più informali e decentrati: bar, parchi, sale d’aspetto e anche casa.

Insomma, è richiesta una maggior agilità da parte di datori di lavoro e professionisti, e la legislazione italiana ha cercato di provvedere a questa situazione introducendo lo smart working.

Il lavoratore è chiamato a rispettare obiettivi e scadenze, al contempo può però rimanere in contatto con i propri colleghi e i propri capi attraverso i più disparati dispositivi tecnologici a sua disposizione.

Sebbene questa nuova modalità di lavoro agile introduca aspetti interessanti e vantaggiosi, non tutti sono convinti della sua utilità, vediamo allora quali sono i pro, i contro e quante aziende italiane concedono ai loro dipendenti di passare allo smart working.

Smart working: pro e contro

Sia per l’azienda sia per i lavoratori lo smart working è senza dubbio uno strumento molto utile. Infatti, attraverso di esso, i lavoratori avranno piena autonomia nella gestione del flusso lavorativo, potendo far coincidere impegni personali e professionali.

Secondo una ricerca condotta dalla Vodafone, prima azienda italiana per quanto riguarda lo smart working, in più della metà dei casi chi ha adottato pratiche di lavoro agile si riscontrano miglioramenti in termini di produttività, soddisfazione dei lavoratori, crescita dei profitti e reputazione aziendale.

L’aspetto negativo riguarda il fatto che non tutte le professioni si prestino alle modalità di lavoro agile, per non parlare del fatto che lavorando fuori dal luogo di lavoro si corre il rischio di rimanere esclusi dalle dinamiche aziendali, con conseguente calo di produttività e infine la riduzione delle proprie possibilità di carriera.

Smart working: la situazione in Italia

In Italia sul lato del lavoro agile delle cose si stanno muovendo, ma ci sono ancora molte resistenze.

Solo il 31% dei lavoratori intervistati da Vodafone ha adottato modalità di lavoro agile (peggio dell’Italia c’è solo Hong Kong), mentre il 40% sostiene che lo smart working non si adatti alla propria professione o preferisce lavorare con modalità tradizionali.

Il 70% delle aziende intervistate ha già attivato politiche di lavoro flessibile, riscontrando in 8 casi su 10 un aumento sia della produttività sia del morale dei dipendenti.

Purtroppo, tra le principali barriere allo smart working, c’è il fatto che molti lavoratori italiani, quasi il 40%, non sanno utilizzare i programmi di audio e videoconferenze o, come molto spesso accade, non vengono forniti di smartphone o tablet aziendale (solo il 14% delle imprese li mette a disposizione).

Smart working: punti chiave per il passaggio da una forma di lavoro all’altra

Esistono delle buone pratiche che l’azienda e i lavoratori possono adottare nel caso in cui si voglia passare da modalità di lavoro tradizionale allo smart working?

Certo, e qui di seguito forniamo alcuni pratici consigli da tenere a mente e che coadiuveranno il passaggio da una forma di lavoro tradizionale a una agile:

  • le persone al centro: è necessario comprendere le esigenze individuali di ogni dipendente, tutti i membri del team aziendale devono essere coinvolti nel percorso di cambiamento culturale, tutti devono poter conciliare al meglio produttività e soddisfazione del personale;
  • change management: per gestire al meglio il cambiamento dei modelli di lavoro vanno previsti dei momenti di formazione che coinvolgano manager e responsabili HR, che spesso sono ancora legati a stili di leadership basati su regole e controllo dei propri collaboratori;
  • coinvolgimento: tutti i settori dell’azienda devono essere coinvolti nella riprogettazione dei modelli di lavoro, dalla dirigenza, all’ICT, dall’HR, alle Line of Business, per determinare percorso e tempistiche di slittamento verso le modalità di smart working più adeguate;
  • risultati in evidenza: bisogna monitorare costantemente i benefici ottenuti con lo smart working e successivamente vanno diffusi all’interno dell’organizzazione e verso il top management;
  • fornitura di strumenti informatici adeguati, innovativi ed adattabili: gli strumenti devono essere a servizio delle persone ed integrarsi nelle attività lavorative quotidiane. Non è sufficiente dotare i dipendenti di un PC portatile o di un telefono aziendale, ma bisogna creare le condizioni ideali perché possano essere sempre in contatto facilmente con gli altri membri del team, con cui possano condividere senza difficoltà idee, documenti e file.

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