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Perché i mercati non temono la guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord
giovedì 10 agosto 2017, di
La minaccia di una guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord si fa sempre più impellente, e con lei l’arrivo di quella che, a ragione o meno, potremmo definire la terza Guerra Mondiale.
Eppure i mercati non crollano, non hanno paura. È un comportamento anomalo oppure gli investitori non credono che il conflitto nucleare tra Trump e Kim Jong-un avrà effettivamente inizio?
La reazione dei mercati alle minacce tra Trump e Kim Jong-un
La situazione tra Corea del Nord e Stati Uniti ha iniziato a degenerare dopo che il presidente statunitense Donald Trump ha avverto che il Paese asiatico sta rischiando “fuoco e furia” - in tutta risposta, i nordcoreani hanno rivelato di stare pianificando un attacco missilistico sull’Isola di Guam, nell’Oceano Pacifico - territorio statunitense.
Tuttavia, i mercati azionari sembrano imperturbabili.
Nonostante i beni rifugio come l’oro abbiano registrato un rialzo nella sessione di mercoledì, all’uscita delle ultime notizie, l’indice di volatilità è ancora in ribasso del 16% dall’inizio dell’anno e le Borse Europee e Wall Street hanno perso solo una media di mezzo punto percentuale.
Perché i mercati non temono la guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord
Un attacco nucleare o lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale sembrano così assurdi e surreali da non far spaventare gli investitori, che danno al concretizzarsi di questi scenari una probabilità molto bassa.
I ribassi attuali sul mercato possono, al momento, essere attribuiti a quella categorie di trader che investono sulle notizie.
Il mercato sembra destinato a rimanere calmo fintanto che le parole non si tramuteranno in fatti.
Prepararsi al peggio?
Ma qualora la crisi dovesse arrivare veramente, come dovrebbero comportarsi gli investitori?
Evitare di reagire a livello emozionale è essenziale nella decisione di operare in dipendenza dagli eventi geopolitici o meno.
In vista di un conflitto che potrebbe passare alla storia come la Terza Guerra Mondiale, bisogna cercare di valutare i rischi al sistema finanziario globale.
Gli Stati Uniti, l’economia più potente al mondo, sarebbero protagonisti del conflitto, il che rende la portata dello scontro a dir poco enorme.
Se questo scenario dovesse diventare realtà, il crollo dei mercati sarebbe l’ultimo dei nostri problemi.