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IVA al 22%: aumento automatico dal 1 ottobre 2013. Cosa dobbiamo sapere?

lunedì 30 settembre 2013, di Valentina Pennacchio

La crisi di Governo fa scattare il “lunedì grigio” dell’Italia: la politica affossa mercati e borse.

Solo tre giorni fa ci chiedevamo: quanto costerebbe agli italiani la caduta del Governo Letta? Forse è tempo di iniziare a fare questi conti, visto che il primo risultato di questa crisi è l’aumento automatico dal 1 ottobre dell’IVA, che da domani sale di un punto, raggiungendo quota 22%, in virtù dell’art. 40, comma 1-ter, del decreto legge n.98/2011, che avrebbe dovuto essere modificato da un decreto, ormai, improbabile.

Grazie alla “responsabilità” dei nostri ministri, salta quindi il decreto IVA, che avrebbe dovuto posticipare l’aumento dell’imposta al 1 gennaio 2014. Eppure erano state trovate anche le coperture:

  • aumento accise sulla benzina (fino a dicembre 2 centesimi e poi fino al 15 febbraio 2015 2,5 centesimi;
  • aumento acconti fiscali (IRES e IRAP dal 101% al 103%).

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Il Codacons lancia il monito: stangata da 349 euro a famiglia, crollo dei consumi del 3%, aumento dell’inflazione dello 0,85%. Non solo. Il Presidente Carlo Rienzi spiega che:

“L’incremento dell’IVA produrrà inoltre una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, con ricadute enormi sul fronte occupazionale e sullo stato economico del nostro paese".

L’aumento dell’IVA, che molti già chiamano la “tassa Berlusconi”, inciderà anche su:

  • il rifinanziamento della cassa integrazione;
  • la seconda rata IMU (per cui bisogna trovare entro il 15 ottobre ben 2,4 miliardi di euro).

In futuro il Governo potrebbe anche varare un decreto legge di blocco, ma gli italiani sono stufi dei ragionamenti ad ipotesi. La cosa certa ad oggi è solo una: l’aumento automatico dell’IVA dal 1 ottobre con un circolo vizioso inarrestabile: con la riduzione della domanda, sulla scia dell’aumento IVA, si rallenta la ripresa.

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Cosa succede se aumenta l’IVA?

Ecco le stime sull’IVA di alcune organizzazioni.

Rincari a valanga e caos

Inizia dunque il conto alla rovescia per una valanga di rincari, che interesseranno il 70% dei prodotti a largo consumo.

Cosa aumenta? Dal cibo all’abbigliamento, dalle bollette alla benzina, dagli elettrodomestici all’arredamento, dalle automobili ai prodotti per la cura personale e la bellezza, dai gioielli alle parcelle dei professionisti.

Subiranno rincari anche snack (10 centesimi) e bevande (5 centesimi bevande calde, 10 centesimi bevande fredde) ai distributori automatici. A tal proposito il Presidente di Confida (Associazione italiana distribuzione automatica), Lucio Pinetti, spiega che:

“Per adeguare i distributori automatici, il settore del vending (30 mila addetti e più di mille imprese) dovrà spendere tra i 30 e i 50 milioni di euro”.

A causa dell’aumento IVA si dovrà procedere infatti con:

  • cambiamento dei prezzi;
  • aggiornamento dei listini e dei registratori di cassa.

Riusciranno in un giorno le attività ad adeguarsi? Potrebbero decidere di assorbire l’aumento senza cambiare nulla e, quindi, non scaricarlo sui consumatori?

Probabilmente no, lo spiega il Presidente della Federconsumatori, Rosario Trefiletti, che ricorda:

“Quando c’è stato il precedente aumento dell’IVA, dal 20 al 21%, molti consumatori ci hanno avvertito che prendevano un prodotto allo scaffale dove compariva un certo prezzo sul cartellino, poi andavano alla cassa, e qui veniva loro detto che il prezzo reale da pagare era superiore, perché era scattato l’aumento dell’IVA”.

Ma ATTENZIONE consumatori:

“Questo assolutamente non si può fare. I commercianti possono farvi pagare solo il prezzo esposto, non possono imporvene uno più alto alla cassa. Se lo fanno, rifiutate di pagare e segnalatelo alle associazioni dei consumatori o alle autorità”.

L’aumento dell’IVA avrà conseguenze nefaste anche per i professionisti o le aziende che non possono detrarre l’IVA sugli acquisti in quanto eseguono operazioni attive esenti (istituti di credito, strutture sanitarie, assicurazioni).

Cosa dobbiamo sapere?

Cosa significa l’aumento dell’IVA per i commercianti? Come abbiamo detto dovranno modificare i registratori di cassa, aggiornando l’aliquota ai fini dell’emissione delle fatture fiscali. Per quanto concerne scontrini e ricevute invece nel registro dei corrispettivi, dove vengono registrate le operazioni quotidiane, deve essere creata una colonna ad hoc inerente all’aliquota del 22%.

Circa l’IVA da applicare agli ordini eseguiti come dobbiamo comportarci invece? L’IVA al 22% si applicherà alle merci consegnate dal 1 ottobre, a meno che il pagamento o la fattura avverranno entro oggi 30 settembre 2013.

Ancora, cosa bisogna fare con gli acconti pagati prima della fornitura? Il fornitore è obbligato all’emissione di una fattura con aliquota IVA del 21% per la somma incassata se prima di detto aumento è stato pagato un acconto. Tuttavia, se il saldo o la consegna verranno fatti il 2 ottobre, la fattura finale dovrà indicare l’Iva del 22% sull’imponibile residuo concordato.

Se vuoi sapere chi ha bloccato l’aumento leggi: Aumento IVA al 22%: ecco 3 catene dove non scatterà.

Come è cambiata l’aliquota in Europa?

Per scoprirlo: Aumento IVA: Italia da record. Ecco come è cambiata l’aliquota in Europa dal 1973.

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