Home > Altro > Archivio > I 5 conflitti territoriali più preoccupanti del 2017

I 5 conflitti territoriali più preoccupanti del 2017

domenica 22 gennaio 2017, di Marco Frattaruolo

Quali sono i conflitti territoriali ai quali prestare attenzione nel 2017, che più sembrano pericolosi e a rischio guerra su scala più ampia?
Il 2017 in più aree del globo potrebbe rappresentare l’anno di svolta, soprattutto per quanto riguarda dispute territoriali rimaste irrisolte per interi decenni o che negli ultimi anni si sono fatte spazio all’interno delle agende delle grandi super-potenze mondiali in ambito di geopolitica.

Dalla guerra tra Palestina e Israele che appare sempre di più come un conflitto senza apparente via di uscita, alla questione del Mar Cinese Meridionale passando per i focolai mai domati definitivamente in Crimea e al confine tra Russia e Ucraina fino alla questione del mar Artico vediamo quali sono i 5 conflitti ai quali prestare maggiore attenzione nel 2017.

Mar Cinese Meridionale

Ormai da anni la Cina ha cominciato a rivendicare sempre con maggiore convinzione porzioni del Mar Cinese Meridionale. Per rafforzare la sua posizione il governo cinese ha ordinato la costruzione di isole artificiali affinché potesse convertire la controversia sull’oceano, in una rivendicazione per dei territori. Nel 2016 il tribunale internazionale dell’Aja è intervenuto per studiare la questione.

Da allora Washington, sotto la presidenza di Barack Obama, ha optato per mantenere un approccio abbastanza defilato e prudente, ma lo scorso 12 gennaio il neo-segretario di Stato Rex Tillerson ha fatto sapere pubblicamente di ritenere la posizione cinese "inaccettabile". Tillerson ha affermato: "invieremo alla Cina un chiaro segnale. In primo luogo dovrà fermare la costruzione delle isole, in secondo luogo non dovrà accedere ad esse fino a che non gli sarà consentito". Nonostante la Cina abbia voluto minimizzare le parole del neo-segretario di Stato americano, la sua uscita è stata interpretata come un chiaro tentativo di ingerenza.

Negli ultimi anni è stato stimato che per il Mar Cinese Meridionale passi un giro di affari di circa 5 miliardi di dollari. Un eventuale conflitto militare a quelle determinate latitudini potrebbe quindi avere forti ripercussioni sul commercio mondiale.

Palestina e Israele

Uno dei conflitti mondiali più logoranti e senza apparente via di uscita è quello tra Palestina e Israele. Le ultime escalation di violenza (l’Intifada dei Coltelli scoppiata nel mese di ottobre 2015) in tal senso non fanno ben sperare circa una risoluzione del conflitto nel breve periodo. Barack Obama prima di congedarsi dalla Casa Bianca, in uno dei suoi ultimi discorsi, ha dichiarato di essere a favore della soluzione dei "due stati", ma il suo successore sembra intenzionato ad apportare un chiaro cambiamento nella strategia americana.

La nomina di David Friedman, estremista filo-israeliano, come ambasciatore degli Stati Uniti in Israele quasi sicuramente non porterà una distensione dei rapporti tra le due forze in campo. All’orizzonte si profila un aumento dell’incertezza e dell’instabilità che potrebbe riaccendere lo scontro tra il governo israeliano e quello palestinese, le ONG e gli investitori.

Ad aprire nuovi interessanti scenari si aggiunge inoltre la risoluzione ONU contro le colonie israeliane in Palestina che hanno creato non poche polemiche tra le varie diplomazie.

Crimea

Dal 2014, anno dell’intervento della Russia in Ucraina, la reazione che ha accomunato Unione europea e Stati Uniti nei confronti della potenza guidata da Vladimir Putin è stata quella della condanna. Le sanzioni internazionali imposte alla Russia hanno pesantemente influito sul crollo del Rublo e sulla crisi economica russa degli ultimi due anni.

Nelle sue ultime dichiariazioni Donald Trump ha comunque annunciato l’intenzione di voler abolire le sanzioni nei confronti della Russia in cambio di un accordo sulle armi nucleari tra le due potenze. Secondo molti analisti, però, un eventuale accordo tra Russia e Stati Uniti non farebbe che radicalizzare le rivendicazioni territoriali della Russia in Crimea.

Mare Artico

Nell’agosto del 2007, un sottomarino russo si spinse a quasi quattro chilometri di profondità nel mare Artico dove piantò una bandiera sul fondale. L’obiettivo della Russia era evidentemente quello di dichiarare il mare Artico di sua "proprietà", in modo da poter sfruttare la vastità di risorse naturali in esso nascoste e da poter controllare le vie di navigazione.

Dal 2015 la Russia ha tentato più volte di legittimare il proprio dominio sul mare Artico chiedendone il riconoscimento alle Nazioni Unite. Tuttavia fino ad agosto del 2016 la Commissione delle Nazioni Uniti non aveva ancora preso in considerazione le richieste avanzate dal governo russo, che se accettate potrebbero aprire nuovi scontri diplomatici con gli altri contendenti del mare Artico, ovvero Stati Uniti, Canada, Norveglia e Danimarca.

Kashmir

Il Kashmir, regione che si trova nella parte settentrionale del subcontinente indiano tra India e Pakistan, è da sempre un territorio oggetto di contesa. Storicamente, a rivendicare la sovranità sull’intera regione storicamente, sono la Cina, l’India e il Pakistan che attualmente controllano tre diverse porzioni della regione.

A partire dal 2016 la situazione nel Kashmir si è fatta ben più tesa. Uno dei motivi è stata la morte di Burhan Muzaffar Wani, leader del gruppo separatista Hizbul Mujahideen -, rimasto vittima di uno scontro con le forze militari indiane. A seguito della sua morte all’interno della regione sono scoppiati incidenti che hanno dato inizio a un vortice di violenze, che nel 2017 potrebbero aprire a scenari particolarmente rischiosi.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.