Contagio Covid in vacanza all’estero, cosa fare: le regole per il rientro in Italia

Giorgia Bonamoneta

11/07/2021

18/07/2021 - 16:42

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Cosa fare se si rimane contagiati all’estero durante una vacanza? Il green pass permette di rientrare in Italia? Queste sono le domande che bisogna porsi prima di partire in questa estate 2021.

Contagio Covid in vacanza all’estero, cosa fare: le regole per il rientro in Italia

Qual è la cosa peggiore che può capitare in vacanza durante una pandemia globale? Sicuramente risultare positivi al Covid-19 prima di tornare a casa. Le implicazioni di un contagio durante la permanenza all’estero sono il fermo per il rientro e l’isolamento in strutture tipo “covid-hotel”.

Il rientro in Italia non è immediato, anche in caso di possesso della certificazione verde. Il green pass infatti serve per circolare liberamente fin quando si risulta negativi, ma se si superano i 37,5° o se il tampone è positivo non c’è altro da fare che attendere i giorni previsti dal Paese dove si è in visita come quarantena.

Si può sempre provare a contattare la Farnesina per il rientro in patria, ma questo è possibile solo in determinate condizioni. Secondo le direttive europee se si rimane bloccati nel Paese ospitante sarà questo a gestire e pagare l’alloggio per il turista risultato positivo.

Contagio all’estero, cosa deve fare il turista positivo?

Organizzare una vacanza in questi due anni di pandemia non è affatto semplice. Oltre a prenotare volo/aereo/treno e alloggio, bisogna pensare alla possibilità di rimanere contagiati e prepararsi alle due settimane di isolamento in strutture non sempre adeguate per spazio o servizi (testimonianze di turisti italiani all’estero).

Ma quali sono le regole per viaggiare da/verso l’Italia?
Prima di partire per un Paese estero bisogna consultare il sito fornito dal Ministero degli Esteri, Viaggiare Sicuri, dove si può compilare il questionario su“ andare all’estero” o “rientrare dall’estero”. Alla fine del questionario anonimo vengono proposte all’utente alcune regole base per muoversi e come comportarsi in un Paese europeo o appartenente a un gruppo non considerato pericoloso.

Ricordiamo infatti che il Ministero degli Esteri ha previsto la divisione in gruppi per i Paese dove si può viaggiare o meno. Sono cinque gruppi (dalla A alla E). Per il gruppo C (Europa e Paesi considerati sicuri) è richiesta la compilazione di un formulario on-line di localizzazione (denominato anche digital Passenger Locator Form - dPLF).

Presa visione e coscienza delle regole di base, per poter viaggiare all’estero bisogna possedere il green pass. Così come gli altri Paesi Ue, in Italia il green pass si ottiene:

  • in caso di vaccinazione completa con vaccino approvato dall’Ue (due dosi Pfizer, Moderna, AstraZeneca e una dose Johnson&Johnson);
  • con il certificato di avvenuta guarigione dal Covid-19 e fine isolamento;
  • con tampone negativo (molecolare o antigenico rapido) eseguito nelle 48 ore precedenti il viaggio.

Cosa succede se si viene contagiati prima del rientro in Italia?

Se all’aeroporto il termoscanner segna 37,5°, cosa succede per il turista in rientro? Da quel momento non si può imbarcare e si viene sottoposti a tampone molecolare o rapido per confermare il sospetto contagio. E se anche il tampone risulta positivo non c’è nulla da fare, si rimane bloccati per due settimane nel Paese dove si è scelto di andare in vacanza.

La sistemazione, così come il costo, è a discrezione del Paese ospitante e non sempre, secondo le testimonianze dei turisti, sono strutture perfettamente funzionanti, soprattutto in caso di affollamento per via dei molti casi di positività. In casi speciali si può provare a ottenere il permesso di rientro dalla Farnesina, basta chiamare il numero e informarsi caso per caso.

Per riassumere: no, il green pass non garantisce il rientro in caso di positività. Le conseguenze di un contagio sono: rimanere per due settimane nel Paese ospitante.

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