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Btp e Bund volatili: indicazioni di investimento per i prossimi mesi

martedì 9 giugno 2015, di Renato Frolvi

Continua la volatilità sui tassi di interesse. Il rendimento del Bund tedesco ha raggiunto nuovi massimi avvicinandosi, nel corso della settimana appena passata, alla soglia dell’1% intraday. Ciò che più colpisce è la velocità con la quale si muovono prezzi e contratti del Bund e del BTP, spesso in accellerazione ribassista in prossimità dell’apertura dei mercati USA (ore 15.00 – 15.30).

I “killer” potrebbero quindi essere spesso individuati nelle sale di negoziazione degli Hedge Funds americani, oltre che nelle banche USA. Fra le cause di questa nuova fase di panico troviamo:

  • l’inflazione in rialzo nell’Eurozona, che lascia presagire una normalizzazione della politica monetaria e riduce i timori deflazionistici;
  • un rialzo dei tassi negli Stati Uniti, a seguito del discorso piuttosto “severo” di Janet Yellen che ha provocato un calo della maggior parte dei mercati obbligazionari;
  • il discorso di Mario Draghi, che ha confermato l’indipendenza della politica della BCE dalla volatilità dei tassi a lungo termine.

Il mercato in questo momento storico di turbolenza e incertezza iniziato dalla seconda metà di aprile, non vuole invece guardare ai fattori che dovrebbero spingere al ribasso i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi, come ad esempio il calo del prezzo del petrolio e l’altalenante andamento dell’indice IFO e dell’indice ZEW, oltre ai deludenti dai sul PIL americano e alla frenata dell’economia cinese.

Mario Draghi ha giustamente sostenuto che la volatilità dei tassi è maggiore a causa del loro livello molto contenuto, lasciando intendere che la BCE non farà nulla per contrastare le oscillazioni dei prezzi sui bond governativi.

Verrebbe da aggiungere che l’instabilità sui mercati è anche dovuta a valorizzazioni estreme che erano state raggiunte a metà aprile quando il bund aveva raggiunto il minimo assoluto dello 0,075% a 10 anni, e questo comportava a sua volta un livello molto basso dei tassi reali a lungo termine. Anche il più piccolo dei “rumours” in merito ad un minor impegno della BCE (anche se destituito di ogni fondamento) è, in un tal contesto, suscettibile nel far sorgere timori sui tassi.

Questa instabilità diverrà probabilmente cronica, in quanto gli investitori di lungo termine hanno ormai capito che, in termini reali, il valore del loro investimento scenderà: devono quindi abituarsi alla volatilità dei loro investimenti e, in caso di vendita prima della scadenza, accettare anche delle perdite.

Raccomandiamo quindi di evitare il posizionamento sulle scadenze lunghe, cioè al di sopra dei 18-24 mesi di vita residua, per posizionarsi su strumenti a tassi variabili, o, meglio ancora su strumenti legati all’inflazione, come ad esempio i BTP Inflation Linked 2.55% ottobre 2016 oppure la Cassa Depositi e Prestiti 1,75% 2022 tasso misto, oppure il CCT 15/6/2022.

Intanto la BCE prosegue per la sua strada
I verbali del Consiglio di politica monetaria non hanno sorpreso. Mario Draghi, nella conferenza stampa del 3 giugno 2015, ha sottolineato il miglioramento del contesto monetario ed ha sottolineato anche l’intenzione di continuare il programma di quantitive easing in corso fino a settembre 2016, ricordando anche la possibilità di aumentare la portata degli acquisti in caso ce ne fosse bisogno.

Il secondo argomento di discussione ha riguardato la situazione greca, ma Mario Draghi ha solo confermato il suo impegno a risolvere la questione. La BCE potrà ricominciare a rifinanziare il debito greco (oltre alle misure già in corso) solo dopo il raggiungimento di un accordo. Tuttavia, i termini utilizzati («equità sociale») riguardo alla Grecia mostrano come le istituzioni europee siano pronte a fare alcune concessioni politiche.

Consigli d’investimento: quale decisione di asset allocation in questo contesto?
Il nostro indicatore di esposizione al rischio obbligazionario, così come l’indicatore di duration, è ormai in discesa: privilegiamo strumenti a breve termine, poco volatili, di facile liquidabilità anche se a rendimenti molto bassi: alla luce dell’attuale politica monetaria in Eurozona, privilegiamo un atteggiamento prudente sugli asset rischiosi europei di tipo azionario ed anche una posizione sulla duration a breve termine.

Rimaniamo prudentemente ottimisti invece sul settore energetico in generale e su quello petrolifero in particolare (Saipem, Marathon Oil, e Halliburton i titoli da preferire) ma non crediamo che le azioni delle banche possano dare concrete soddisfazioni nel breve periodo: i problemi strutturali di carenza di redditività e di elevato livello delle sofferenze costituiranno a nostro avviso fonte di preoccupazioni ancor a per mesi.

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