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Bce, verso una nuova fase sempre più dipendente dal ciclo economico

lunedì 17 dicembre 2018, di Alessandro Venuti

Il meeting della Bce della scorsa settimana è stato l’evento atteso con maggiore tensione dagli operatori dei mercati finanziari. A fronte di un rallentamento della crescita dell’Eurozona, il presidente Mario Draghi si è presentato al board in un contesto molto delicato.

A tal proposito Edoardo Fusco Femiano, market analyst di eToro ha dichiarato: “Draghi ha evidenziato rischi evidenti per il primo semestre del 2019 e la sensazione è che la Bce sarà costretta a nuove revisioni al ribasso delle stime di inflazione e crescita economica”.

Secondo le stime degli economisti della Bce infatti il Pil dell’Eurozona dovrebbe crescerà al ritmo dell’1,9% nel 2018, dell’1,7% nel biennio 2019-2020. A settembre le previsioni erano per una crescita del Pil su base annuale del 2,0% nel 2018, dell’1,8% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. Per il 2021, la Bce prevede invece una crescita pari all’1,5%.

Tuttavia non è emersa alcuna sorpresa da Francoforte, Draghi ha confermato il livello di tassi di interesse: il tasso principale rimane fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. La decisione non ha sorpreso il mercato che già abbondantemente scontava questo scenario insieme ad una prosecuzione di una politica accomodante.

Nulla di nuovo quindi, eccetto per il reinvestimento del capitale rimborsato dei titoli in scadenza acquistati nell’Asset purchase programme, che si aggirano sui 2.500 miliardi. Questo invece continuerà per un prolungato periodo di tempo dopo l’avvio del rialzo dei tassi, finché sarà necessario per mantenere la liquidità.

Il numero della banca centrale ha anche accennato alla possibilità di una nuova iniezione di liquidità alle banche, le cosiddette Tltro, senza tuttavia sbilanciarsi ed affermando che rimane uno degli strumenti utilizzabili dalla Bce.

“Sul piano operativo, Draghi si è lasciato aperto ogni opzione d’intervento, pur non fornendo indicazioni se eventualmente questi possano assumere la forma di un nuovo round di Qe o di Tltro", spiega Fusco Femiano.

"Più della Fed, la Bce sarà "data dependent" nelle scelte di politica monetaria ma è molto probabile che, in condizioni normali, Draghi terminerà il suo mandato senza intervenire significativamente sulla politica monetaria attuale”, conclude l’esperto di eToro.

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